Shiki

di Ryu Fujisaki

Shiki è una serie di light novel scritta da Fuyumi Ono e pubblicata nel 1998 in due volumi. Dai romanzi sono stati tratti una serie animata, nel 2010, composta da 22 episodi e l’anno successivo una trasposizione manga disegnata dall’autore Ryu Fujisaki. Tutte le trasposizioni restano fedeli all’opera originale e la Ono si è impegnata a seguirle personalmente.

La storia narrata in Shiki è una storia di vampiri, in cui il vampiro viene trattato nella maniera più tradizionale, ovvero quella che lo vede recitare il ruolo di antagonista mostruoso. Tuttavia l’opera si discosta dalla principale maniera del mercato manga di trattare i vampiri, ovvero come soggetti dotati di una psicologia complessa, ma descrivendoli invece come razza, come gruppo accomunato dalle stesse caratteristiche e dagli stessi comportamenti e senza focalizzarsi troppo sulla psicologia dei singoli personaggi. Lo stesso trattamento è stato riservato anche alla controparte umana, che agisce con l’istinto per difendersi dai rivali. Shiki non presenta un protagonista principale, ma i personaggi più rilevanti della storia acquisiscono una maggiore o minore importanza a seconda dell’evento in corso.

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Fuyumi Ono si è chiaramente ispirata al romanzo di Stephen King Le Notti di Salem, pubblicato nel 1975, e la trama, pur variandone la localizzazione geografica ed i ruoli dei personaggi, ne segue linearmente il susseguirsi degli eventi. L’opera, pur trattando di vampiri secondo la concezione classica, non possiede elementi che la accomunano con Dracula, ma piuttosto con la concezione di vampiro mitologica, ovvero quella di essere umano defunto e tornato in vita dopo la morte che stermina gli esseri umani per sfamarsi, moltiplicandosi come un virus che si trasmette da persona a persona.

Il titolo Shiki è composto da due kanji1, shi e ki che rispettivamente significano “morte” e “spirito” (inteso come anima) e quindi nel complesso il titolo può essere tradotto come Spiriti dei morti. Ognuno dei ventidue episodi della versione animata presenta un titolo composto da tre caratteri kanji che, grazie alla loro duplice lettura, possono essere letti sia come numerazione progressiva dell’episodio, sia come titolo esplicativo, che ha sempre un riferimento al’ambito della morte violenta.

Nota: kanji sono i caratteri di origine cinese usati nella scrittura giapponese principalmente per rappresentare la parti morfologicamente invariabili delle parole (come le radici dei verbi) e vengono utilizzati in combinazione ad altri caratteri giapponesi. Ogni kanji può essere letto in due maniere diverse: la lettura on’yomi corrisponde al fonetico cinese, mentre la lettura kun’yomi corrisponde a quella giapponese nel momento della sua importazione.

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Analisi stilistica del manga

Il disegnatore della versione manga di Shiki è Ryu Fujisaki. Nato nel 1971 a Mutsu, prefettura di Aomori nell’isola Honsou è un illustratore e autore manga piuttosto noto soprattutto per la sue opere Hoshin Engi (noto in Italia come Soul Hunter), di cui è stato prodotto un anime, e Wāqwāq. Fujisaki è un autore appartenente principalmente al genere shonen (genere rivolto ad un pubblico maschile in età scolastica), tanto che le sue pubblicazioni venivano stampate soprattutto sulla rivista dedicata Shonen Jump. Nel 2011, con la pubblicazione di Shiki, il target di riferimento cambia radicalmente, dato che il romanzo di partenza è appartenente al genere horror e ricco di elementi macabri e splatter.

Lo stile grafico dell’opera è particolare, e non è definibile in maniera univoca. Fujisaki infatti utilizza un tratto molto spigoloso, che rende i volti dei personaggi così affilati da risultare quasi inumani ed accentuando la grandezza degli occhi, rimanendo, in quest’ultimo caso, all’interno dei comuni canoni manga. Tuttavia, la caratterizzazione dei personaggi è variabile: alcuni di essi sono raffigurati in maniera più realistica ed altri in maniera innaturale, quasi caricaturale, esagerando ad esempio il volume e l’acconciatura dei capelli e le proporzioni dei corpi, il tutto per accentuare il dinamismo finale espresso dalla figura. Gli ambienti, invece, sono molto realistici e spesso realizzati disegnando sulla traccia di fotografie reali, o addirittura inserendo le stesse fotografie come sfondo della vignetta. La particolarità dello stile è adatto a all’ambiguità che emerge dalla trama, e ben si identifica con la duplice natura dei personaggi, che sono sia umani, nel senso di esponenti del “bene”, sia vampiri, ovvero creature del “male”, ingannando il lettore, e gli altri personaggi che si muovono nel contesto, per il loro aspetto mutevole ed illusorio. Nel complesso lo stile utilizzato in Shiki da Fujisaki è gotico, ricco di dettagli e di decorazioni utili a creare un’atmosfera inquietante. Il paesaggio e i suoi abitanti sono contestualizzati in un’ambientazione realistica di un villaggio di campagna giapponese, ma la presenza del bosco, del castello, del tempio, oltre all’abbigliamento dallo stile gotico/rinascimentale degli esponenti della famiglia Kirishiki, aiuta a trasmettere la sensazione di instabilità e mistero in cui è avvolta Sotoba.

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Trama

Sotoba è una cittadina giapponese situata in campagna dove sorge un castello da lungo tempo abbandonato di nome Kanemasa. Durante il mese di agosto di un imprecisato anno di fine Novecento la famiglia Kirishiki, che possiede origini nobili, si trasferisce all’interno dell’edificio. La decisione di attuare il trasferimento durante le ore notturne desta la curiosità dei cittadini per quanto riguarda l’identità dei misteriosi Kirishiki.

Megumi Shimizu è una quindicenne che frequenta le scuole superiori a Sotoba, ma è stanca della quiete vita di campagna e non vede l’ora di iniziare l’università per potersi trasferire in città ed iniziare una nuova vita. Alla notizia dell’arrivo della famiglia Kirishiki Megumi decide immediatamente di fare loro visita cogliendo l’occasione come un’opportunità per movimentare la sua quotidianità. Dopo la sua visita al castello però la ragazza non torna più a casa e i famigliari chiamano le forze dell’ordine dandola per dispersa.

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Contemporaneamente alla sparizione di Megumi, il sacerdote del tempio di Sotoba, Seishin Muroi scopre i cadaveri di tre anziani all’interno della loro abitazione e chiama per accertamenti la polizia e il medico ed amico d’infanzia Toshio Ozaki, direttore dell’ospedale locale. Le morti sembrano essere causate da un arresto cardiaco e il medico imputa la causa al caldo torrido dell’estate, sebbene la particolarità dell’avvenimento continui ad insospettirlo.

Il giorno seguente Megumi viene ritrovata in stato catatonico nei boschi nei pressi del castello, ma Toshio visitandola non rileva alcun grave sintomo in lei, solamente debolezza ed anemia e le consiglia di riposarsi per qualche giorno; tuttavia la ragazza nei giorni seguenti si indebolisce sempre di più fino a morire. La morte di Megumi Shimizu è solo la prima di una lunga serie di morti misteriose che colpiscono le persone più disparate di Sotoba: le uniche cause che accomunano tutti i decessi sono una crescente anemia, non dovuta ad una carenza di ferro, come Toshio aveva creduto all’inizio, ma a causa di un forte calo della quantità di sangue presente nei corpi, nessuno dei quali però presentava segni di emorragia interna o esterna.

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Natsuno Yuuki, un ragazzo della stessa classe di Megumi inizia a notare inquietanti apparizioni della giovane appena deceduta dalla finestra della sua camera da letto; non riuscendo più a dormire in casa sua, luogo dove avvengono la maggior parte degli avvistamenti, si reca spesso a casa del suo migliore amico, Toru Muto. Una notte però la surreale visita di Megumi avviene anche in casa Muto, e Natsuno la osserva impotente abbeverarsi del sangue dell’amico. Dalla mattina seguente infatti anche Toru inizia a presentare i soliti sintomi di anemia, e anche lui nel giro di pochi giorni muore per cause scientificamente inspiegabili. Natsuno, dopo aver assistito alla scena, capisce che le morti sono tutte causate da visite notturne da parte di vampiri, che nel giro di pochi giorni prosciugano le loro vittime bevendone il sangue e trasformandole a loro volta in vampiri. Egli giunge inoltre alla conclusione che l’epidemia di vampirismo sia stata portata dalla famiglia Kirishiki, che è composta interamente da esponenti di questa specie, anche chiamati okiagari (oppure shiki, riprendendo il nome della famiglia capostipite), e che il loro intento sia di trasformare tutta Sotoba in un villaggio di vampiri. Natsuno convince Kaori Tanaka, sua compagna di classe ed amica di Megumi, e il fratello minore Akira Tanaka, ad iniziare il processo di sterminio dei vampiri, trafiggendo il cuore dei vampiri dormienti durante le ore di luce.

Anche Toshio e Seishin vengono a conoscenza della vera origine delle morti e dell’incombente pericolo a cui sono sottoposti tutti i cittadini di Sotoba: Toshio infatti, incredulo della notizia riferitogli dal giovane Natsuno, decide comunque di tenere d’occhio una delle pazienti, e così facendo scopre la reale esistenza dei vampiri.

Con la crescente frequenza delle morti la notizia dell’invasione degli okiagari a Sotoba è ormai lampante; Toshio riesce a catturare uno degli esponenti della famiglia Kirishiki e dopo alcuni esperimenti che in precedenza aveva fatto sulla sua stessa moglie affetta di vampirismo, mostra ai concittadini il procedimento da utilizzare per eliminare i mostri. Inizia a questo punto una violentissima carneficina da parte dei cittadini contro gli okiagari che ha termine con l’intera distruzione del villaggio di Sotoba a causa di un incendio, che purifica il luogo da ogni traccia di vampirismo. Gli unici okiagari a salvarsi dal massacro sono Seishin, trasformato in jinrou, un particolare tipo di vampiro che riesce a sopportare la luce del sole e Sunako Kirishiki, vampira bambina che è in realtà la più anziana della famiglia Kirishiki. Sunako era solita visitare il tempio del sacerdote di notte, appassionata dei suoi racconti di fantasmi e con il tempo anche Seishin si affeziona a lei. Il sacerdote, pur disapprovando il comportamento degli shiki, non condivide l’estrema violenza che gli uomini utilizzano per distruggerli e nel momento in cui il capo villaggio di Sotoba sta per uccidere la piccola Sunako, Seishin interviene salvandola e fuggendo assieme a lei.

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Osservazioni e significato narrativo dell’opera

Shiki è un’opera ha come soggetto principale la figura del vampiro. Come da tradizione, anche i vampiri di questa storia possiedono tutte le caratteristiche di derivazione storica e mitologica, infatti non sopportano i raggi solari e si muovono esclusivamente durante la notte (sebbene nell’opera nessun vampiro viene mai ucciso dal sole), sono indeboliti dai simboli sacri, muoiono se infilzati al cuore da un paletto di legno, compaiono preferibilmente durante i mesi estivi, si nutrono del sangue umano e riescono a trasmettere la loro natura di vampiro alle loro vittime tramite il morso. Inoltre, come da tradizione letteraria, la famiglia Kirishiki, ovvero la famiglia di vampiri che genera l’epidemia di vampirismo a Sotoba, è di origine nobile, come ad indicare che il vero vampiro ha sempre una vena aristocratica. In realtà in Shiki, la coppia composta da Seishiro e Chiruzu, i proprietari del castello, hanno ruoli di personaggi secondari e non sono fondamentali a livello di trama. Ciò significa che l’attenzione di questa storia non viene focalizzata sul vampiro aristocratico, come invece avviene in tutte le storie di vampiri della letteratura di inizio Ottocento, ma la natura nobile in questo caso conferisce ad essi un ulteriore elemento di distacco, e mistero, che li mantiene separati dai comuni cittadini di campagna del villaggio.

Oltre alla nobiltà dei Kirishiki, anche gli altri elementi propri del vampiro presenti in Shiki vengono inseriti in un contesto realistico e crudelmente vero, privandoli di quell’alone poetico di mistero. L’estate, mese di Bacco e della massima manifestazione della passione, associato ai vampiri come periodo prediletto per la caccia, è proprio il periodo durante il quale inizia la vicenda. Tuttavia in questo caso la sua funzione non è collegata strettamente ai vampiri, che continuano ad agire anche nei mesi successivi, ma piuttosto crea un ostacolo alla scienza medica nel capire la reale causa delle morti, che inizialmente veniva ritenuta conseguenza dell’eccessivo caldo. I vampiri, o okiagari, sono esseri estremamente terreni che si differenziano dal prototipo di vampiro che ricorda il dandy decadente: essi sono creature braccate che necessitano di sopravvivenza, che acquisiscono predando gli umani. Inoltre anche il motivo per cui muoiono se infilzati viene spiegato scientificamente: secondo Toshio Ozaki, medico di Sotoba, infilzando il loro cuore si interrompe il flusso di sangue vampirico, inducendo la morte. L’avversione per i simboli sacri non viene mai esplicitamente spiegata, ma sembra più che una vera debolezza un auto suggestione che crea terrore; la piccola Sunako infatti, sebbene sia una vampira, legge la Bibbia senza subire alcuna conseguenza.

La particolarità di Shiki riguarda la quantità e la costruzione dei personaggi. Ogni personaggio della storia subisce un cambiamento prima della conclusione, ma esso non ha a che fare con il modello di crescita del personaggio comune alla maggior parte delle storie, secondo il quale un personaggio inizialmente debole ed insicuro acquisisce maggior forza e saggezza superando gli ostacoli a cui il fato lo sottopone. In quest’opera i personaggi rispecchiano le debolezze dell’animo umano che muta e si adatta a seconda della situazione in cui si trova, agendo di conseguenza in base alla sua convenienza. Nonostante la storia presenti nel corso del tempo ben 70 dei 1300 abitanti di Sotoba, in Shiki non esistono protagonisti, ma ruoli principali in vicende specifiche, che passano in secondo piano quando la vicenda cambia; non esiste neanche una netta distinzione tra il bene e il male: se inizialmente i vampiri rappresentano il male e la minaccia, alla fine, quando i cittadini umani si vendicano massacrando vampiri e uomini con la massima brutalità, risulta difficile comprendere chi stia agendo dalla parte del giusto. L’unico atto umano viene fatto da Seishin quando decide di salvare Sunako; nessuno dei due però è più umano e ciò li rende automaticamente dei rinnegati dalla società costringendoli a fuggire.

Come mostra Stephen King in Le Notti di Salem, anche in Shiki viene descritto il modo in cui l’uomo, ritrovandosi in una situazione del genere, non possa fare più affidamento a nessun altro, ma solamente a sé stesso ed al proprio spirito di sopravvivenza. Qualsiasi persona, anche cara o di fiducia, può diventare un okiagari da un momento all’altro trasformandosi da alleato a nemico e ciò spinge la quasi totalità degli esseri umani a tralasciare la moralità e i sentimenti pur di preservare la propria incolumità, al costo di utilizzare metodi bestiali e cruenti.

Articolo di Beatrice Ramella


 

Ulteriori approfondimenti:

 Scheda autore: Fujisaki Ryu