Swan - Il chitarrista spagnolo

di Néjib

Volume 2

Coconino press

In questo secondo volume continua l’intrigante feuilleton messo in scena, con rara ed appassionante maestria, da Néjib. Un racconto che sa trascinare il lettore, con fremente curiosità, fra le vicissitudini di un gruppo di giovani nella Parigi di fine XIX secolo, nascondendo, tra amori ed intrighi, la profondità di un vero e proprio romanzo storico. La capitale francese, dipinta nelle vignette di questo fumetto con un tratto graffiante e veloce, è la città frizzante e fervente che darà vita ad uno dei più rivoluzionari movimenti artistici: l’Impressionismo. I protagonisti del racconto sono proprio i promotori di quel mutamento: artisti, modelle e intellettuali (uomini e donne), pronti a vender cara la pelle per costruire faticosamente il loro piccolo podio nella capitale mondiale dell’Arte o, una volta delusi dall’ipocrisia e dalla corruzione del sistema, per abbattere per sempre quei falsi altari.

Il ruolo di primo attore del racconto spetta a colei che da il nome alla pubblicazione: Swan Manderley, giovane americana, giunta nel vecchio continente con il fratello Scottie, nella speranza di entrare all’Accademia di Belle Arti di Parigi (in quel momento l’istituzione artistica più famosa ed importante del mondo occidentale). Caratterizzata da un carattere forte e deciso, oltre che da buone doti artistiche, si troverà suo malgrado di fronte ad un mondo corrotto e fortemente maschilista. Ma il falso perbenismo del mondo borghese, avvolto in consolidate e viziose consuetudini, non riuscirà a spegnere gli ardori della giovane studentessa che, pur di realizzare il suo sogno artistico, sarà pronta a tagliarsi i capelli e travestirsi da maschio, per essere ammessa alle lezioni della Scuola Imperiale. Swan si conquisterà rapidamente l’attenzione dei docenti dell’École des Beaux-Arts grazie alle sue capacità artistiche, vincendo addirittura il primo Premio per il disegno di busto, che gli verrà assegnato da Ingres in persona. Questo successo però acutizzerà le gelosie dei suoi compagni che non riescono a digerire che un giovane americano, per di più effeminato, possa rubare loro posti ed onori.

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A far da guida ai due fratelli Manderley, fra le frivolezze che precedono di pochi anni la Belle Époque parigina, troviamo il cugino Edgar Degas. Il futuro pittore impressionista, ormai abbandonata la carriera accademica, incomincia a ricercare dietro le quinte della capitale francese, i soggetti che poi compariranno nei suoi quadri più famosi: scuole di danza, corse di cavalli, figure femminili alla thoilette, ecc…

Un ruolo importante nella logica della narrazione è riservato a Édouard Manet: personaggio fondamentale per lo sviluppo della pittura di fine ottocento. Tra i suoi capolavori, quadri come "Le déjeuner sur l'herbe1" e l' "Olympia2" (dipinti nel 1863, diverranno lo spartiacque che segnano l'inizio dell'arte moderna), scatenarono scandalo e polemiche tra gli ambienti artistici parigini, ma diverranno un modello di riferimento per i giovani pittori che avrebbero dato vita alla corrente dell'Impressionismo. Fortemente sensibile al fascino femminile, rimane subito colpito dalla giovane newyorchese (che dopo una prima ritrosia, ricambia le sue attenzioni). Purtroppo per i due giovani innamorati, il padre del pittore (Auguste Manet, esponente dell’alta borghesia francese, con forti legami politici: era un alto funzionario del ministero della Giustizia; mentre la madre, Eugénie-Desirée Fournier, era la figlia di un diplomatico di stanza a Stoccolma) richiama alla responsabilità e ai doveri morali il figliolo, che si deve così accasare con la pianista olandese Suzanne Leenhoff, la donna da cui aveva avuto in precedenza un figlio.

Il maestro di Manet era Thomas Couture, un'artista divenuto famoso nel 1847 grazie ad una grande tela presentata al Salon, dal titolo "I romani della decadenza3". Couture era specializzato in rappresentazioni storiche di grande formato (i suoi maestri furono Antoine-Jean Gros e Jacques Louis David), divenne uno degli artisti più popolari del Secondo Impero, apprezzato anche da Napoleone III. Quando Swan arrivò a Parigi fece molte insistenze presso Manet per divenire allieva di Couture. Il vecchio pittore non si dimostrerà interessato alle doti artistiche ma bensì a ben altre qualità della giovane ragazza (come Néjib ci racconta bene nel primo volume).

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Roqueplan4 è un giovane studente, favorito per il prestigioso Premio Roma. L’invidia dei suoi compagni di studi lo coinvolge in un agguato nel quale il giovane viene malmenato e gli viene rotta una mano. Menomato e deluso, sparisce dalla scena per ricomparirvi in questo secondo volume, quale seguace della pittura en plein air verso la quale dirotterà lo stesso Scottie.

Mentre tutti questi avvenimenti e i loro protagonisti vengono tessuti dall’autore della graphic novel, con la meticolosità di un arazziere, il fumettista non trascura di inserire nella narrazione un nuovo arrivato: proprio all’inizio del secondo volume giunge fra le vie popolate della capitale francese un tizio mal vestito, quasi uno straccione, con uno zaino carico di tele e cavalletto. Prende alloggio all’Hòtel Nouveau Mondè (l’insegna è tutto un programma) con il nome di Claude Monet. Con una lettera di presentazione di Eugène Boudin5, si reca nell'atelier di Théophile Gautier6, grazie al quale incomincia a conoscere pittori e intellettuali della città. Fra i primi Gustave Troyon, chiamato ironicamente “Il pittore delle mucche”. Monet lo vuole conoscere perché, oltre ad essere interessato alla sua pittura, è molto colpito dall’esperienza del gruppo della così detta “Scuola di Barbizon”. Con questo termine (o anche con il nome di Barbisonniers) si identificavano un gruppo di pittori e una corrente paesaggista del realismo che, tra il 1830 e il 1870, si ritrovarono nella sperduta località contadina di Barbizon in Francia, non lontana dalla foresta di Fontainebleau. Il loro progetto era quello di abbandonare completamente gli stilemi dell'accademia per cercare, con un atteggiamento di estrema umiltà, le suggestioni della natura nella sua pura essenza. Fra i principali esponenti del gruppo: Jean-François Millet, Jean-Baptiste Camille Corot, Théodore Rousseau, Charles-François Daubigny, Jules Dupré, Hippolyte Camille Delpy, Narcisse Virgilio Díaz de la Peña, Pierre Thuillier, Henri Biva, Alexandre Defaux, Léo Gausson, Jules Jacques Veyrassat, Henri Harpignies, Félix Ziem, Constant Troyon, Adolphe Appian, R. Mason, Albert Charpin, Charles Olivier de Penne, Alexandre DeFaux, Ferdinand Chaigneau, François-Louis Français.

Monet è squattrinato, perché il padre non condivide la sua scelta professionale e lo abbandona da un punto di vista economico. Solo dopo la morte del genitore, grazie all’eredità ricevuta e soprattutto grazie al successo economico che incominciava a derivargli dalla vendita delle sue tele, il pittore godrà di una stabilità economica. Nei primi anni, quelli descritti nel fumetto, Claude si guadagnava qualche soldo realizzando caricature per il giornale satirico Charivari7, testata per la quale inizia a lavorare grazie al giornalista Chatignolles. La caricatura, l’illustrazione satirica e poi più tardi il fumetto, per molto tempo considerati da buona parte del mondo intellettuale come un prodotto di sotto-cultura, destinato solo al pubblico dei bambini, spesso sono stati amati e sperimentati dagli artisti che l’Arte l’hanno fatta, inventata e rivoluzionata.

Le vignette e le pagine di Swan sono così ricche di riferimenti storici e personaggi che spesso questi ultimi hanno appena lo spazio per una fugace apparizione e sono davvero moltissimi: Felix Nadar8, il fotografo che affitterà il suo studio per la prima mostra degli Impressionisti; lo scrittore Alphonse Daudet9; il giornalista Théodore Pelloquet; Ernest Meissonier10, Charles Baudelaire11, Antonin Proust12 e molti altri. Grazie a questa fitta rete di figure e ai rapporti che si instaurano fra loro, il fumettista riesce pian piano a delineare gli elementi e l’ambiente culturale che porteranno alla nascita del gruppo degli Impressionisti.

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Se il disegno scabro di Néjib potrebbe trarci in inganno, in realtà l’autore riesce a calare il racconto nella realtà più profonda di quegli anni, facendoci rivivere i rapporti fra le persone, le istituzioni e la voglia di cambiamento, ma anche lasciandoci cogliere l’amore per il dettaglio delle piccole cose quotidiane. Gli strumenti di lavoro degli artisti ad esempio: il filo a piombo per tracciare le righe verticali di costruzione del disegno in maniera precisa; la mestica per la preparazione dei quadri; picchiettare la tela, dopo aver disegnato con il carboncino, per far cadere le particelle in eccesso che non hanno aderito alla superficie. E poi le tre grandi invenzioni pittoriche del secolo: il cavalletto pieghevole, che permette di andare a dipingere fuori dallo studio, direttamente in mezzo ad un campo o sulle rive di un fiume; il colore ad olio in tubetto; la pittura senza utilizzare il nero e il bianco, per conservare le tinte sature che solo la luce del sole può donare in natura. Néjib ci racconta in maniera decisamente originale la nascita di questa soluzione tecnica, che sta alla base della pittura impressionista. Scottie e Degas sono andati a trovare Roqueplan in campagna, dove si è da tempo rifugiato per dedicarsi alla pittura di paesaggio. E’ proprio quest’ultimo a mostrare loro i tubetti, ma Degas non è convinto, memore degli insegnamenti accademici, commenta quasi ripetendo a memoria:

Così si spalanca la porta ai dilettanti. La pittura è una “causa mentale”. Un quadro nasce dalla sintesi fra memoria e immaginazione. E quel miracolo viene elaborato in un unico luogo: l’atelier!

Degas non lo sa ancora, ma proprio in queste parole (che poi rinnegherà) si nasconde la profonda distanza tra la vecchia cultura accademica, dedicata al progetto, alla costruzione dell’opera attraverso una ricerca di apparati culturali (con riferimenti a tematiche storiche, religiose o mitologiche) che ne giustifichino in qualche modo l’interpretazione critica e l’innovativa ribellione dei realisti, intenti a cercare la realtà pura del visibile, a riportare sulla tela con una tecnica più veloce possibile, i colori e le forme che la luce del sole regala ai loro occhi di fronte alla natura. Gli Impressionisti saranno interessati all’originalità unica ed irripetibile di un attimo percettivo, nell’assoluta consapevolezza che il momento successivo sarà già mutato, per l’inevitabile scorrere del tempo, per l’imprevedibile mutare della luce. E sono ben attenti alle novità tecniche che la modernità offre loro, come la fotografia, che da alcuni decenni aveva messo in crisi il sistema dell’arte: se la pittura aveva il ruolo di rappresentare la realtà, la fotografia era un mezzo tecnico che poteva rendere un’immagine in maniera più dettagliata e precisa dell’operato di un pittore e soprattutto in maniera economica. Gli Impressionisti cercano di ricreare sulla tela, con gli strumenti della pittura, ciò che accade nella camera oscura della macchina fotografica, o nel nostro occhio quando vediamo. Nella ricostruzione romanzata di Néjib, Scottie e Roqueplan sono andati a dipingere in aperta campagna. Il giovane americano si adatta con fatica allo spirito e alle fatiche che ciò comporta. E’ svanito, annoiato, indeciso. Ha dimenticato a casa il tubetto di colore nero e lo chiede in prestito all’amico. Roqueplan, per scuoterlo, getta il suo tubetto di colore nero nel mezzo di uno stagno, sfidando il compagno a dipingere in maniera nuova, senza rimanere attaccato agli insegnamenti accademici, trasformando gli errori e gli svantaggi della pittura en plein air in un’occasione di rinnovamento tecnico e spirituale. Scottie inizialmente è titubante, ma costretto dalla situazione sarà proprio lui a scoprire che eliminando il nero dalla preparazione di fondo della tela o per scurire le tinte, i colori rimangono saturi, mantenendo la luminosità e la freschezza delle forme della natura.

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Nel fumetto ci vengono descritti anche i luoghi che fecero la cultura di quegli anni, come l’Académie Suisse13, il locale dove i giovani pittori squattrinati (che non frequentavano l’accademia) potevano andare a disegnare la modella, dividendo il costo (cinque franchi) fra tutte le persone presenti. Essendo un ambiente molto affollato era utile arrivare presto alla mattina per sedersi davanti, vicino alla modella, e soprattutto vicino alla stufa. E’ proprio qui che Monet, Pissarro, Paul Cézanne e altri futuri Impressionisti faranno conoscenza. Il foyer di danza dell'Opéra di Parigi in rue Le Peletier, animato dalle ballerine che si esercitano guidate dal coreografo Jules Perrot, dove Degas poteva accedere grazie all'intercessione di un amico direttore di orchestra e dipingere i suoi quadri.

Il secondo volume si chiude con un vero colpo di scena che promette interessanti sviluppi per la pubblicazione successiva. Attendiamo con trepidante attesa.

 Note:

1Édouard Manet, Le déjeuner sur l'herbe, 1862-1863, olio su tela, 208×264 cm, Musée d'Orsay, Parigi.

2Édouard Manet, Olympia, 1863, olio su tela, 130,5×190 cm, Musée d'Orsay, Parigi.

3Thomas Couture "I romani della decadenza", 1847, olio su tela, 472 X 772 cm, Musèe d'Orsay, Parigi.

4Roqueplan Joseph-Étienne-Camille, nato a Mallemort, Bocche del Rodano, nel 1800 e morto a Parigi nel 1855, allievo di A.-J. Gros fu un pittore di paesaggi e temi romantici.

5Eugène-Louis Boudin è un pittore francese (nato il 12 luglio 1824 a Honfleur e morto il8 agosto 1898 a Deauville, in Francia) molto importante per la formazione giovanile di Monet. Il giovane Claude ammira i veloci bozzetti che Boudin realizza presso il porto di Le Havre. Questa tecnica immediata, quasi di getto, capace di cogliere il colore e la luce del paesaggio, sarà una delle principali fonti di ispirazioni per la futura tecnica degli Impressionisti.

6Théophile Gautier (30 agosto 1811 - 23 ottobre 1872), scrittore, poeta, giornalista e critico letterario francese.

7Le Charivari, rivista satirica apparsa dal 1832 al 1937 a Parigi. Sulle sue pagine vennero pubblicati anche molti disegni di Honoré Daumier.

8Nadar, pseudonimo di Gaspard-Félix Tournachon (Parigi, 5 o 6 aprile 1823 – Parigi, 20 marzo 1910), è stato un fotografo, caricaturista, giornalista, romanziere e pioniere del volo aerostatico francese.

9Alphonse Daudet (Nîmes, 13 maggio 1840 – Parigi, 16 dicembre 1897) scrittore e drammaturgo francese.

10Jean-Louis-Ernest Meissonier (Lione, 21 febbraio 1815 – Parigi, 31 gennaio 1891) è stato un pittore francese del periodo napoleonico, famoso per le sue scene di battaglia

11Charles Pierre Baudelaire (Parigi, 9 aprile 1821 – Parigi, 31 agosto 1867) poeta, scrittore, critico letterario, critico d'arte, giornalista, filosofo, aforista, saggista e traduttore francese.

12Antonin Proust (Niort, 15 marzo 1832 – Parigi, 20 marzo 1905) giornalista e politico francese. Non si tratta del più celebre Marcel Proust.

13L'Académie Suisse fu una scuola d'arte fondata nel 1815 da Charles Suisse e situata all'angolo del Quai des Orfèvres e il Boulevard du Palais, a Parigi. 

Il copyright delle immagini è Gallimard 2018 - per l'edizione italiana Coconino Press - Fandango 2020


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