Il macellaio e la rosa
Dylan Dog n.382
Soggetto: Pasquale Ruju
Sceneggiatura: Pasquale Ruju
Disegni: Fabrizio Des Dorides
Copertina: Gigi Cavenago
Il macellaio e la rosa è una storia di Dylan Dog.
E bella scoperta, dirà qualcuno: è un albo della sua serie regolare!
No, intendo dire che l'Old Boy è in scena per la gran parte dello svolgimento della storia e ne è davvero protagonista. Per quanto mi riguarda, in passato è successo troppo spesso che i riflettori seguissero di più comprimari o antagonisti anzichè Dylan.
Ma, come ho detto, non è questo il caso del numero in edicola ora, scritto dal veterano Pasquale Ruju.
Lo sceneggiatore ha combinato i tanti elementi tradizionali che contribuiscono a rendere uniche e identificabili le storie di Dylan Dog e ha realizzato un albo in cui l'orrore trova puntuale contrappunto nel tono scanzonato e ironico che contraddisgue da sempre le avventure dell'inquilino di Craven Road.
Lo spunto è quello di un'indagine su una serie di efferati delitti e l'Indagatore dell'Incubo finisce per interessarsene quando una scrittrice si rivolge a lui, perchè somigliano davvero un po' troppo a quelli descritti nel suo ultimo romanzo.
Che poi, proprio "suo", della scrittrice, quel romanzo non è. Perchè l'ha scritto per lei un ghostwriter, quando, disperata per la crisi creativa che la attanaglia, era incapace di rispettare una fondamentale scadenza.
Ruju ci fornisce anche un quadro psicologico dell'assassino completo, la sua voglia di perfezione da soddisfare con la ricerca della vittima perfetta.
Così il nostro Dylan avvia le indagini, che peraltro riguardano anche l'ex ispettore Bloch, perchè i delitti paiono collegati a un suo caso vecchio di anni, rimasto irrisolto.
Si prospetta così l'occasione di lanciarsi entrambi all'inseguimento del serial killer. E il lettore assiste quindi diverito ai siparietti tra i due vecchi amici seduti al pub come nella migliore tradizione, e poi intenti a inseguire le tracce dell'assassino lasciate sul luogo del delitto, e anche impegnati a combattere contro di lui, uniti come non mai.
Non c'ènulla che non si sia già visto, in questa storia, ma forse è proprio questo ciò che la rende così piacevole per gli affezionati lettori della serie, la sua aderenza al "canone", a ciò che ci si apetta di trovare quando in edicola si acquista un albo di Dylan Dog.
In tutto ciò, l'identità dell'assassino è svelata in un colpo di scena finale tale da sottrarre la storia in modo improvviso al genere "giallo" per consegnarla al puro "horror soprannaturale".
Tutto ciò interpretato dagli ottimi disegni di Fabrizio Des Dorides,all'esordio sulle pagine bonelliane, come spiegato nell'introduzione di Roberto Recchioni,
In conclusione, un numero dell'Indagatore dell'Incubo dannatamente buono.
E a questo punto sorge un interrogativo: il prossimo, attesissimo numero, scritto da Dario Argento, "Profondo nero", sarà davvero un'avventura di Dylan Dog?
Articolo di Francesco Biroli
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