La calcolatrice meccanica
William S. Burroughs
Adelphi edizioni
Perché l'essere umano, attraverso tutte le civiltà che nei millenni hanno devastato questo pianeta, ha sempre avuto bisogno di maghi, santi ed eroi per indicargli la strada? Fin dalle tribù primitive, dove spesso, la persona che si dimostrava più pazzerella veniva scelta e incaricata di occuparsi dei riti magici e dell'Arte. Che poi, almeno in quel momento, forse erano la stessa cosa: appropriarsi di meriti e cercare una risposta per cose che tramite la razionalità non sarebbe stato possibile spiegare. Spostandoci di parecchi millenni nel tempo, gli stregoni dei nativi americani, gettavano ossicine, sassi e rametti nella sabbia di fronte alla loro tenda per leggervi il futuro. Come non citare gli sciamani della Russia settentrionale dove lo stesso Wassily Kandinsky si era recato in giovinezza per studiare usi e costumi. E vi sono infine sciamani ben più recenti e folcloristici, ma non meno audaci e pericolosi, come quello di Capitol Hill.
Un demiurgo molto particolare è stato nel campo della letteratura del secolo scorso e della cultura in generale, lo scrittore statunitense William S. Burroughs. Grande ispiratore della Beat generazione, della fantascienza e della cultura del novecento, dai suoi romanzi e ancora di più dai suoi articoli, saggi e interviste (alcuni dei quali raccolti in questo testo e apparse in origine sulle più disparate riviste, non certo fra le più accademiche pubblicazioni) ha influenzato con le sue idee cinema, letteratura, musica e fumetto. Lo scrittore con le sue affermazioni paradossali, intriganti e dissacranti, il suo humour tagliente, si muove nei suoi testi rimanendo magistralmente in bilico fra ragione e follia, pragmatismo e capacità visionaria.
Come un bizzarro stregone, metà del suo capo spunta sulla copertina del libro, creando un'ironica e simpatica figura che ben illustra le caratteristiche dell'intellettuale borderline. La pettinatura, la giacca grigia ce lo presentano come una persona colta e raffinata, perfettamente inserita nell'ambiente culturale e istituzionale più tradizionale e inquadrato. Ma Burroughs di quel mondo è invece il più pericoloso e letale sovvertitore.
Burroughs nella sua carriera ha scritto diciotto romanzi, sei raccolte di racconti e quattro raccolte di versi. Cinque sono inoltre i libri pubblicati che raccolgono interviste o corrispondenze. Fra i suoi lavori più famosi, trasformato anche in pellicola cinematografica, è sicuramente “Pasto nudo” una selezione di scritti che furono trovati dagli amici e scrittori della Beat Generation Allen Ginsberg e Jack Kerouac, dopo che Burroughs fu ritrovato a Tangeri in stato confusionale a causa delle droghe che porteranno tragicamente alla fine la sua carriera.
Burroughs ci narra di come la polizia militare di un mondo distopico, cancella informazioni riservate, mentre una ristretta parte della società corrotta controlla la mente – con ogni mezzo legale o illegale. Questa setta segreta, una sorta di surreale massoneria costituita da politici, scienziati, giornalisti, medici, santoni e altri spacciatori, utilizza la parola come un terribile virus. La scrittura, che permette di controllarlo, viene usata come una sorta di magia nera, maligna, nefasta, soprannaturale.
In “La calcolatrice meccanica” lo scrittore ci guida alla conoscenza più approfondita e nello stesso tempo inaspettata di alcuni autori suoi amici (altre volte nemici) di vita o semplicemente di passione letteraria, e che amici: Kerouac, Beckett, Graham Greene, Conrad, Fitzgerald, Hemingway, Maugham, Proust.
Articolo di Masco Mor