Paperino, Qui, Quo, Qua e il Grande Gioco Geniale (tutti gli episodi)
Topolino 3311 del 8 maggio 2019
Topolino 3312 del 15 maggio 2019
Topolino 3313 del 22 maggio 2019
Topolino 3314 del 29 maggio 2019
Topolino 3315 del 5 giugno 2019
Soggetto e sceneggiatura di Bruno Enna
Disegni di (nell'ordine di pubblicazione): Andrea Freccero, Nicola Tosolini, Lorenzo Pastrovicchio, Giampaoli Soldati, Alessandro Perina.
Leonardo da Vinci fu un personaggio veramente molto particolare: sia per l'eccellenza della sua pittura, sia per le sue avveniristiche invenzioni, sia per i fantasiosi spettacoli che realizzò per Ludovico il Moro e grazie ai quali la sua fama iniziò a circolare per le corti di tutta Europa. La sua stravanganza, nel vestire ma soprattutto nel comportamento (quell'attenzione insolita e quella strana curiosità per fenomeni e realtà che ai più passavano del tutto inosservati), lo rese bizzarro agli occhi della gente già durante la sua vita. Una mente capace di grandi invenzioni, i cui segreti, pensavano i suoi contemporanei, fossero racchiusi in tutti quegli scritti, cifrati in una lingua solo a lui conosciuta. Oggi sappiamo che basta uno specchio per decifrare i suoi appunti e che quella particolare scrittura gli era congeniale essendo mancino. Ma era in effetti un sistema intelligente per tenere alla larga i più curiosi dalle sue ricerche e dalle sue riflessioni. Tutte le sue conoscenze erano proprio custodite li dentro: in quei codici di cui ci rimangono 16.000 pagine scritte, ma sembra che fossero molte di più, forse addirittura 100.000! Purtroppo al momento le rimanenti sono andate perdute. Proprio per questi motivi si è creato nei secoli una strano alone di mistero e fascinazione attorno alla figura di Leonardo da Vinci che culmina nel libro, a cui è seguito un film di successo, che è il “Codice da Vinci1” scritto da Dan Brown.
Disegni di Nicola Tosolini.
Topolino celebra i cinquecento anni della scomparsa di Leonardo Da Vinci con una lunga storia che si dipana per ben cinque albi del settimanale (ne avevamo già parlato nell'articolo Paperino, Qui, Quo e Qua e il Grande Gioco Geniale). In particolare la storia pubblicata dal numero di Topolino 3311 al numero 3315, si sviluppa per ben oltre centotrenta pagine. Il soggetto e la sceneggiatura sono di Bruno Enna che elabora un vero intrigo, libera parodia del romanzo di Dan Brown. Nel primo episodio i tre nipoti Qui, Quo, Qua e zio Paperino sono coinvolti in una nuova avventura che li condurrà in Italia sulle tracce dell'artista rinascimentale. A partire dal secondo albo il gruppo di pennuti disneyani è guidato nella loro indagine dallo studioso ed esperto di Leonardo il professor Adalbecco Quagliaroli, insieme alla sua simpatica e graziosa nipotina Lucilla (non si capisce perché nel mondo disneyano ci siano miriadi di nipoti e neanche un figlio, un'avulsa consuetudine a causa della quale dobbiamo leggere da sempre storie ambientate in una società paperolese strutturata in maniera assurda. Il vago riferimento sessuale, che forse potrebbe essere la spiegazione di questa scelta, mi sembra assolutamente ingenua e, soprattutto oggi, anacronistica). L'esplorazione che coinvolge i nostri eroi verte sul quesito dei “quattro quadri”, considerato (nella finzione della parodia disneyana) dalla maggior parte degli studiosi come uno scherzo del genio quattrocentesco ma che Quagliaroli si è fissato di decifrare e sul quale lavora da una vita. La ricerca parte da Anchiano, piccolo paesino situato a 3 km da Vinci, nella casa dove Leonardo è nato il 15 aprile 1452, figlio illegittimo di Ser Piero (notaio a Firenze) e mamma Caterina. Fra i boschi e le colline dove il genio ha trascorso felicemente la sua infanzia, sviluppando quella curiosità e quelle doti per l'analisi dei fenomeni della natura che lo circondava, i tre nipoti trovano il primo indizio che li condurrà alla seconda tappa del loro viaggio: Milano.
Disegni di Lorenzo Pastrovicchio.
Nella capitale lombarda Leonardo vive per circa trentadue anni, lavorando per i più importanti signori dell'epoca come Ludovico il Moro e Gian Galeazzo Maria Sforza. Durante la sua permanenza a Milano realizzerà opere pittoriche famosissime come “L'ultima cena2”, “La dama con l'Ermellino3” (ritratto di Cecilia Gallerani4, amante di Ludovico il Moro) e “La Vergine delle rocce5”, la celebre statua del cavallo (distrutta purtroppo all'arrivo dell'esercito francese nella città), ma anche studi per le chiuse dei navigli, congegni meccanici, progetti architettonici ed urbanistici, scenografie e molti altri lavori di ingegneria nati dal fine intelletto del maestro fiorentino.
Qui, Quo e Qua visitano il Castello Sforzesco e in particolare la “Sala delle asse6” in cui il pittore toscano imitò la natura, grazie alla tecnica del trompe-l'oeil, creando l'illusione di essere all'interno di un bosco frondoso, circondato da una palizzata di legno che ricorda il castrum romano (o forse un hortus conclusus nel quale la corte milanese si sentiva protetta). Le pareti erano circondate da piante di gelso (un omaggio al doppio significato del nome del Moro: scuro di capelli ma anche pianta tipica della zona), i cui rami si intrecciavano sul soffitto creando un pergolato fiabesco. Un'opera pittorica importantissima, anche se spesso sottovalutata a causa dei ritocchi pittorici che ha subito nel corso dei secoli, che ispirerà Correggio per la realizzazione della “Camera della badessa7” (Giovanna da Piacenza) nel convento di San Paolo a Parma. Affresco, quest'ultimo, anticipatore delle volte pittate dai quadraturisti del Barocco nel '600.
Grazie ai restauri che si stanno svolgendo nella stanza affrescata da Leonardo, i tre nipoti scoprono una mappa che li conduce presso la chiusa dell'Incoronata in via San Marco, a Milano, dove sono ancora presenti, anche se in stato fatiscente, due portoni in legno, ricostruzione identica di quelli disegnati da Leonardo nel Codice Atlantico8, con gli stessi sportelli da lui ideati per far confluire l'acqua fra i diversi canali dei navigli. Sul fondale di un naviglio, ormai in secca, i nostri tre paperotti scoprono una stanza segreta in cui è custodito un nuovo indizio che li porterà questa volta nella città di Venezia.
Disegni di Giampaolo Soldati.
Nella città lagunare Leonardo arriva nel 1500 e vi trascorre circa un anno, realizzando sistemi difensivi contro la minaccia turca e opere di ingegneria, ma anche molti disegni tra i quali (forse) il famoso “Uomo vitruviano9” conservato oggi alla galleria dell'Accademia, e poi studi sulle espressioni e sui muscoli mimici del viso dell'uomo, schizzi e bozzetti simili a vere e proprie caricature. Il gruppo dei paperi si muove fra le meraviglie nascoste della fantastica città marinara, fino a trovare l'ultimo indizio sull'isola di Torcello: una chiave e un biglietto che li rimetterà in viaggio alla volta della loro ultima tappa: Roma. Nella capitale Leonardo vive tra 1514 e 1517. Qui l'artista realizzerà moltissimi studi, in particolare sull'anatomia umana, che gli costeranno però la severa e bigotta critica della società capitolina, costringendolo a fuggire perché considerato alla stregua di un negromante. Il maestro infatti, per disegnare i muscoli e gli organi interni dell'essere umano, sezionava i cadaveri. Da Roma l'artista si sposterà in Francia a Cloux dove lavorerà per il re di Francia Francesco I, fino alla sua morte avvenuta il 2 maggio 1519.
A Roma i nostri eroi recuperano l'ultima rivelazione necessaria per trovare l'ingegnosa invenzione di Leonardo, nascosta dall'indovinello: una macchina da stampa con la quale ottenere fogli con quattro riquadri, all'interno dei quali comporre una storia con disegni e testo, un fumetto! L'idea di Bruno Enna è originale e simpatica, per quanto priva di fondamento storico10, però ad un genio che si è occupato in vita di strabilianti invenzioni e scoperte possiamo ben attribuire, anche quella del nostro linguaggio prediletto: il fumetto!
Disegni di Giampaolo Soldati.
Disegni di Giampaolo Soldati.
Il lungo cammino si conclude con il festeggiamento del compleanno di Paperino che compie ottantacinque anni (faceva la sua prima apparizione il 9 giugno 1934 insieme al personaggio Meo porcello nel cortometraggio di animazione intitolato “La gallinella saggia11”). Oltre alla doppia ricorrenza collegate nella storia, lo sceneggiatore cerca di lavorare sul carattere dei personaggi e di creare un simpatico altarino amoroso tra Qui e Lucilla, una sotto-trama che corre parallela a quella dell'enigma leonardesco. Il giovane papero è molto intimidito e non ha il coraggio di dichiararsi, nascono così rapporti appena accennati, giochi di sguardi, gentilezze e incomprensioni che Bruno Enna riesce a gestire in maniera interessante, donando alla storia tenerezza e poesia. Peccato che la dolce novella venga chiusa troppo frettolosamente, dopo la bella e romantica tappa di Venezia, con un bacino di ringraziamento da parte di Lucilla alla fine della vicenda. Visto che i personaggi sono ben costruiti e che su Leonardo ci sarebbero da scrivere altre cento storie, speriamo in futuro di poterli rivedere in azione.
Pur avendo strutturato con competenza e professionalità una storia che ci guida in maniera elaborata attraverso i viaggi dell'artista rinascimentale alla riscoperta di luoghi e invenzioni dell'Italia di fine quattrocento, alcuni elementi narrativi appaiono banali. Fin dal terzo episodio, e cioè da metà del percorso, è abbastanza evidente che il misterioso personaggio incappucciato che trama nell'ombra, ingannando il professor Quagliaroli è Lusky, come sempre al soldo di Rockerduck. Gli indizi che guidano i paperi nelle loro ricerche sono collocati un po' troppo alla “luce del sole” per non essere stati mai scoperti durante i cinquecento anni che ci dividono dalla morte del genio fiorentino. In particolare l'ultima chiave (una vera e propria chiave di metallo che serve ad aprire la porta che contiene il meccanismo finale dell'investigazione) è miracolosamente intatta nonostante sia arrugginita e usurata per il fatto di essere stata nascosta in tutti questi secoli all'aperto, tra alcuni massi. Essa serve per aprire una botola collocata esattamente al centro dei sotterranei romani in cui lavorava Leonardo. La casa del maestro è stata restaurata nei secoli, ma nessuno si è mai preoccupato di aprire o togliere quella ingombrante botola che sta al centro del pavimento negli scantinati. Un po' troppo banale e poco credibile.
La caricaturizzazione dei costumi italiani cade nei soliti stereotipi (anche se molti sono purtroppo veri): il traffico cittadino; i beoti fracassoni; il cibo e le pietanze squisite della dieta mediterranea; la tipica donna del centro-sud magnanime e ospitale, che rimpinza i suoi ospiti di ogni lecornia fino allo sfinimento gastrico.
Disegni di Alessandro Perina.
Un altro punto che ci sembra debole è la motivazione per cui Paperino rimane per quasi l'intera storia bloccato a Firenze ad aiutare la zia di Lucilla (ovviamente sorella di Quagliaroli e non moglie... non sia mai!) a mandare avanti il ristorante fiorentino sul quale grava una pericolosa ipoteca. Paperino funge da Deux Ex Machina: costretto per quasi tutte le puntate a fermarsi a lavorare nel ristorante occupandosi di futili lavori domestici (interpretando correttamente il ruolo del papero sfortunato), diventa invece il personaggio risolutore dell'intera vicenda nell'ultimo capitolo (riscattando così il suo ruolo e risultando premiato nei festeggiamenti finali del suo compleanno). Se la logica narrativa è assolutamente ben strutturata (plauso allo sceneggiatore) ci appaiono fiacche le giustificazioni che spesso sono poco credibili: i nipoti non hanno un cellulare e telefonano a Paperino da cabine telefoniche situate nelle stazioni delle varie città (ma ne esistono ancora?); Paperino non riesce a comunicare con i suoi nipoti a causa di un temporale che fa cadere la linea telefonica del telefono fisso (perché non può succedere la stessa cosa con un più moderno smartphone? Oppure, leggendo nell'ottica ironica e dissacratoria, è l'Italia ad avere linee telefoniche poco stabili?). C'è poi la motivazione urgente ed estremamente gravosa per cui Quagliaroli e nipotina, insieme a Qui Quo Qua, devono assolutamente scovare il mistero di Leonardo. L'aspetto economico nulla toglie all'amore per l'Arte e la cultura che motiva Quagliaroli, ma ne giustifica la necessità di cedere ai ricatti del suo misterioso “promotore” che finanzia le spese dell'impresa. A parte questo va detto che la storia è molto bella e ricchissima di riferimenti all'arte, agli usi e ai costumi del rinascimento. Queste piccole sviste possono ben essere perdonate ad un grande sceneggiatore come Bruno Enna.
Ottimi i disegni, soprattutto quelli di Andrea Freccero che apre il primo episodio. Molto bella anche l'interpretazione grafica di Venezia dipinta dai pennelli di Giampaolo Soldati.
Disegni di Alessandro Perina.
Per l'occasione la redazione si è inventata una particolare campagne di marketing: per i quattro numeri in cui si è stato pubblicato il viaggio italiano dei paperi, le copertine degli albi spariscono in modo che sul fronte del libretto rimanga la sola illustrazione. Le immagini delle quattro copertine una volta composte insieme formano la cartina del nostro paese, disegnate con un gusto tipicamente rinascimentale (riprendendo l'idea della mappa che guida verso un tesoro) su cui si stagliano le figure di Paperino in abiti rinascimentali o ambientati nelle città in cui è strutturato il viaggio. Peccato che il personaggio in copertina non corrisponda alle città in cui si svolge la storia contenuta in quel numero. L'idea è molto insolita e per questo degna di lode: una testata senza testata! Ma come si può collezionare un opuscolo di questo tipo? In allegato con ogni album, confezionato in un'apposita busta di plastica, è stato inserito un foglio singolo che riporta la copertina con la tradizionale grafica, per poter essere esposta in edicola. Per i collezionisti più sfegatati basterà comprare due copie di ogni numero, in modo da aprirne e leggere una e tenerne intatta l'altra.
Disegni di Andrea Freccero.
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