Poema a fumetti

Dino Buzzati

1969 © Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano

2017 © Mondadori Libri S.p.A., Milano

"Poema a fumetti" di Dino Buzzati, nasce come un vero e proprio romanzo a fumetti, ciò che oggi chiamiamo, forse più per moda che per convinzione, una graphic novel. Fin dalle prime intenzioni e dai primi appunti progettuali, Buzzati immagina quel tipo di prodotto: una particolare commistione di testo e immagine che riscopre un'eredità espressiva purtroppo perduta dal momento in cui, attraverso la stampa tipografica (nel 1400 con l’invenzione di Johannes Gutenberg), il testo letterario si allontanò dalla sua componente figurativa. Il libro di Buzzati è realizzato con una volontà ben precisa che si evince dalle richieste scritte che l'autore fece al suo editore Arnoldo Mondadori, presentandogli il progetto del libro. Per questo motivo “Poema a fumetti” può essere considerato a tutti gli effetti tra i primi graphic novel della storia della nona arte. Nel mondo del fumetto, esattamente come succede in molti altri campi della cultura, spesso si rincorre il mito del primato innescando, fra appassionati ed esperti del settore, accaniti dibattiti: il primo fumetto della storia, il primo sito internet di fumetti, la differenza fra fumetto popolare o d'autore (quanti fiumi d'inchiostro sono stati versati su questi argomenti, spesso sterili e fini a se stessi). Solitamente i critici individuano come primo graphic novel "A Contract with God 1" di Will Eisner (del 1978). Fu il famoso autore di fumetti americano, creatore del personaggio Spirit, che dopo molti anni dedicati alla realizzazione della sua striscia seriale, decise di sperimentare le potenzialità narrative del fumetto affrontando un prodotto editoriale ben più strutturato e complesso. Fu proprio Eisner a coniare il termine graphic novel intendendo con questo nome il concetto di romanzo grafico. In inglese il termine "novel" è neutro, ovvero ne maschile ne femminile, pare quindi evidente che l'intenzione di Eisner fosse quella di riferirsi al termine “romanzo” e non alla più assonante "novella" che la traduzione in italiano potrebbe suggerire. Dieci anni prima, nel 1967, in Italia veniva pubblicato "Una ballata del mare salato" di Hugo Pratt, un vero e proprio esempio di "letteratura disegnata" come amava definire il suo lavoro lo stesso artista, pubblicata inizialmente a puntate su rivista2 e poi in volume. Ripercorrendo sinteticamente la storia delle graphic novel, non possiamo non ricordare Art Spiegelman3 che con il suo famosissimo “Maus4 dimostrò come il fumetto potesse affrontare qualunque argomento, anche temi drammatici come lo sterminio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale.

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Poema a fumetti”, del 1969, è una pubblicazione decisamente ante-litteram, innovativa e completamente estranea, come formato e proposta editoriale, da ciò che veniva esposto sugli scaffali delle librerie in quegli anni. Nonostante la prima ritrosia dell'editore e di una parte della critica letteraria, il libro avrà un grande successo di vendite nelle sue prime due edizioni5 (Paese sera gli conferirà la targa d'oro quale miglior fumetto professionale del 1969), verrà successivamente dimenticato, tanto da raggiungere nel mercato dei collezionisti cifre importanti, fino all'ultima edizione di Mondadori nel 2017.

 “Sapevo in partenza che Poema a fumetti, libro fatto più di disegni che di parole, rischiava di avere, anche da parte dei critici, strane accoglienze. Prima di tutto, quali critici? Quelli letterari? O i critici di arte? Siccome l'assunto era fondamentalmente narrativo, si è seguita la consuetudine che vige per i romanzi6”.

“Confesso che mi aspettavo reazioni di scandalo, di disapprovazione, e anche di silenzio, dato che era umano che un critico si trovasse seriamente imbarazzato a dover parlare di un prodotto simile. Devo dire che della critica italiana non avevo quasi mai avuto a dispiacermi. Nel complesso, neppure questa volta. Ci sono stati sì dei settori di completo silenzio, sinonimi appunto di imbarazzo, se non di fastidio o disprezzo. Ma coloro che si sono occupati del libro l'hanno preso in genere molto sul serio, con una comprensione che sinceramente non avrei osato sperare. Naturalmente qualcuno, magari apprezzando il mio lavoro, non ha mancato di rimpiangere il me stesso di una volta, come se io lo avessi tradito. E in questo non so dargli ragione. Semmai, il nuovo libro mi sembra segnare un deciso ritorno ai motivi e all'atmosfera che frequentavo in gioventù”. (…)

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Buzzati propone un lavoro molto personale, che ancora oggi esula da ciò che normalmente si considera un fumetto. Poema a fumetti è un particolare mix di illustrazione, arte e fumetto, ma anche musica e poesia, grafica e scrittura, il tutto unificato dal particolare stile dell'autore. Lo scrittore milanese realizza con questo lavoro una vera e propria operazione post-moderna in cui l'azione di citare, manipolare e rendere omaggio ai suoi artisti preferiti, ai fermenti culturali dai quali ha preso vita il suo particolarissimo immaginario, diventa una delle logiche sulle quali si articola la composizione del romanzo. Dalle vignette del libro emergono chiari ed espliciti rimandi alla poetica visiva di René Magritte, alla metafisica di Giorgio De Chirico, alle tematiche surrealiste di Mark Ernst, Odilon Redon e Salvador Dalì, alla regia dell'assurdo di Luis Buñuel o a quella del sogno di Federico Fellini, ai fumetti di George Herriman, ai visi grotteschi e deformati di Francis Bacon, alle ombre espressioniste di Friedrich Wilhelm Murnau, ai paesaggi romantici di Caspar David Friedrich. Buzzati opera con la citazione con la stessa forza con cui la Pop Art coglie i veri volti della società contemporanea e li trasforma in iconici ritratti. Ma Dino Buzzati vive e lavora a Milano e non a New York. Intorno a lui non ci sono i colori luccicanti e splendenti delle immagini pubblicitarie americane, piuttosto il tentativo del nuovo capitalismo italiano, mischiato alle nebbie e alle atmosfere lombarde.

Questo continuo scambio di favori e di sguardi fra arte, letteratura e fumetto, questo gioco fra metafisica e Pop Art, il passaggio dall'Arte considerata alta e colta a quella più bassa della culturale popolare, spiazza il lettore e lo trascina nella trama fuorviante del racconto. Troviamo che l’operazione di Buzzati si avvicini moltissimo al modus operandi di Moebius, in particolare in opere come “40 days dans le désert B7” o “Inside Moebius8” dove le immagini sono collegate fra loro da sottili cambiamenti che, pur non creando una corretta restituzione del filo narrativo, riescono per effetto di “somiglianza” a catturare ugualmente l'attenzione del lettore / fruitore e a trascinarlo in un mondo immaginario fantastico. E il deserto, quello di Moebius come quello buzzattiano dei Tartari, diventa luogo in cui l’autore incontra il suo io più profondo e ne fa scaturire le umane pulsioni creatrici.

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Anche se l'autore sembra apparentemente distante dal movimento del '69, il suo fumetto è un'opera profondamente Pop che rimanda all'immaginario beat, ai movimenti hippy, alla grafica e ai colori di Yellow Submarine di George Dunning, ai colori lisergici della psichedelia, alle immagini dei figli dei fiori.

L’autore ha sempre dato molta importanza al suo lavoro, strettamente collegato fra i mezzi della pittura e quelli della scrittura. Così lui stesso definisce il suo operare:

"Il fatto è questo: io mi trovo vittima di un crudele equivoco. Sono un pittore il quale per hobby, durante un periodo purtroppo alquanto prolungato, ha fatto anche lo scrittore e il giornalista. Il mondo invece crede che sia viceversa e le mie pitture non le può prendere sul serio. Intendiamoci bene. Non intendo fare la vittima. Non voglio recitare la sgradevole parte di incompreso. So stare al gioco. E riconosco pure che il mondo cane alla fine non commette ingiustizie. E so benissimo che il mio gigantesco talento di pittore avrà un giorno il suo riconoscimento. Al Louvre, alla National Gallery, al Museum of Modern Art, al Modern Kunst Institut, a Valle Giulia, state pure tranquilli, c'è già un posto per me. Ma, per ottenere questo, bisogna che io prima defunga. Mi rendo conto della situazione. E mi rassegno."

L'ambientazione dei racconti di Buzzati è referenziale e autobiografica: la sua città, sempre in bilico tra il fantastico e la realtà, propone una visione che sa trasformare con pochi segni essenziali le vignette in architettura e urbanistica. Tutto il racconto viene ambientato in una strada immaginaria di Milano, via Saterna, collocata però con grande precisione nel centro della città tra largo La Foppa e via Solferino (vicino alla sede del Corriere della Sera).

La forza e il coraggio di Buzzati, poeta amato e maledetto, gli permette di sfidare in quegli anni la morale perbenista della cultura proponendo ed elaborando anche espliciti nudi femminili, al limite tra erotismo e pornografia. I rimandi alle sexy eroine degli anni '70 sono molteplici: da “Barbarella” di Jean-Claude Forest a “Valentina” di Guido Crepax, da “Satanik” di Max Bunker (Luciano Secchi) e Magnus (Roberto Raviola) a “Selene” di Paul Savant (Marco Rostagno).

"Parecchi mi hanno rimproverato l'eccessiva frequenza, nelle pagine, di ragazze nude disegnate con accento libertino. Io l'ho fatto per tre motivi: primo, la nudità mi sembra il costume più adatto nel mondo dei più; secondo, disegnare dei nudi è più gradevole e stimolante che disegnare delle persone vestite (almeno per me); terzo - e qui direte che mi do la zappa sui piedi, ma perché essere ipocrita? - pensavo che l'ingrediente fosse producente agli occhi del pubblico"9.

Poema a fumetti è un viaggio nel mondo dell'aldilà, una discesa all'inferno dantesca, ancor di più una rivisitazione del mito classico di Orfeo (“Orfi” nel lavoro di Buzzati) che scende nel regno dei morti alla ricerca di Euridice (trasformata in una più contemporanea “Eura”). Il viaggio parte da una via immaginaria, via Saterna, ben collocata nel centro storico di Milano. Il rapporto realismo - invenzione fantastica, tipico della poetica di Buzzati, crea quel particolare clima surreale da cui prendono vita tutte le sue opere. La morte è rappresentata da una giacca vuota, oggetto che compare in altri celebri racconti dello scrittore, che veste le anime prive di forma, sperdute nel regno dei morti. Ai morti privati del sale della vita, incapaci di provare sentimenti e persi inevitabilmente nel tedio della non vita eterna, Orfi deve cantare (incarnando le vesti di un moderno cantautore) attraverso l'arte, gli incubi, i dolori, i vizi, le crudeltà, l'angoscia e la bellezza.

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La poetica di Buzzati nasce da un particolare sguardo rispetto al mondo in cui viviamo, sa cogliere dettagli che solitamente passano inosservati: un casello abbandonato, il deserto infinito che citavamo prima, la montagna solitaria ed inquietante, protettrice di segreti dimenticati; i cimiteri e i cortei funebri, tanto cari anche al cinema surrealista e dadaista; le strade vuote illuminate dai lampioni; l'albero secco e ritorto; le ombre che si riposano stendendosi su scale solitarie.

Buzzati ha sempre dichiarato il suo amore per il fumetto e la ricerca di una narrazione che unisca testo e disegno, senza che uno sia sottomesso all'altro. Prima di realizzare “Poema a fumetti”, nell'aprile del '66 l'autore aveva lavorato alla serie "I misteri di Milano - Vecchie cronache raccontate da Dino Buzzati" apparsi sul "Corriere dell'informazione" ma purtroppo mai terminati nella loro pubblicazione, interrotta dopo le prime tre uscite. In questo lavoro l'autore raccontava, avvalendosi di testo e disegni, alcuni fatti di cronaca violenta. L'intera storia verrà raccolta nel cofanetto "La Nera di Dino Buzzati10".

Poema a fumetti è un libro importante che permette di conoscere un Dino Buzzati che ricerca nuove forme per raccontare i suoi sogni di sempre. Un libro, per troppo tempo dimenticato, che permette di conoscere a fondo le potenzialità espressive e narrative del fumetto.

Articolo di Marco Feo

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 Note:

1Will Eisner, "A Contract with God, and Other Tenement Stories", 1978. Edito in Italia per la prima volta nel 1980, sulla rivista Eureka nei numeri dal 199 al 202 e sul numero 205. La prima edizione in volume si ha invece nel 1985: Will Eisner, Bronx 1930, Firenze, L’Oasi editoriale, 1985.

2Hugo Pratt, “Una ballata del mare salato”, Sgt. Kirk, Florenzo Ivaldi, Gruppo editoriale Lo Vecchio, luglio 1967-febbraio 1969.

3Art Spiegelman (Stoccolma, 15 febbraio 1948) fumettista statunitense.

4Art Spiegelman, "Maus: A Survivor's Tale" 1986 – 1991, 2 albi, Rizzoli.

5Alle prime due edizioni seguiranno una terza edizione nel 1991 nella collana “Narrativa”, una quarta edizione nel 2000 nella collana “Scrittori del novecento” e una quinta edizione nel 2009 negli “Oscar scrittori moderni”.

6Dino Buzzati, Corriere della Sera, 8 febbraio 1970.

7Moebius, 40 days dans le désert B, 1999 Parigi.

8Moebius, Inside Moebius, Comicon edizioni, 2012 Napoli.

9Dino Buzzati, Corriere della Sera, 8 febbraio 1970

10Dino Buzzati, la “Nera” di Dino Buzzati, vol. Delitti, a cura di Lorenzo Viganò, Oscar Mondadori, Milano 2002.