Intervista a Luca Enoch

Intervista a cura dello Sciacallo Elettronico

Ripercorrendo gli ultimi anni in una veloce carrellata la tua storia editoriale inizia sul n°10 di Fumo di China, con "ELIAH", poi "BERSERK", uscito sul n°6 dell'Intrepido, quindi "SPRAYLIZ", che subito conquista il pubblico anche se subirà parecchi esperimenti di pubblicazione, seguono sempre per l'Intrepido PIOTR, il coniglio pornostar, "NINJA BOY", "SKATERS" ed infine approdi alla casa editrice Bonelli, per cui inizialmente scrivi e disegni le storie di LEGS WEAVER, e quindi crei il personaggio di Gea. Una carriera di tutto rispetto, in cui ti sei sempre presentato come autore completo con uno stile e una personalità molto forte, anche in momenti in cui non era certo facile farlo. Cosa ne pensi di questi anni e come vedi la figura dell'autore di fumetti, soprattutto in Italia?

Sono stati anni veloci. A pensarci bene faccio il professionista da neanche dieci anni, dal '92 per essere esatti, anche se è da quando tengo una matita in mano che cerco di diventare un autore di fumetti. Ed è da quando ho fatto i primi tentativi di avvicinamento a questo mondo che mi sento dire che il fumetto è in crisi, che non ci sono spazi per i nuovi autori, che non è più come una volta... Non so a quale età dell'oro ci si riferisca, la situazione muta continuamente; io iniziai quando imperavano le riviste contenitore, come "Orient Express", "L'Eternauta", "Pilot", "Corto Maltese", "Comic Art", mentre ora sono tutte scomparse. Il fumetto "d'autore" si è ritirato in un mercato di nicchia o ha imparato, come è successo per me, a proporsi a un pubblico popolare. Questo non vuol dire che in futuro  non possano nascere riviste autoriali come quelle ricordate prima, dove vengano ospitati nuovi autori con nuove idee o autori affermati che vogliono tentare nuove strade.

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In Gea hai ripreso le tematiche forse a te più care: il fantasy, i problemi sociali, l'adolescenza... Hai già definito una linea su cui si muoverà la serie?

Gea è una serie a termine. O meglio, il mio contratto è a termine: dieci anni, un sacco di tempo... Ma se fate i conti ciò vuol dire appena venti episodi. Un'inezia, paragonati anche solo ai cinquanta e passa di una serie "giovane" come Legs Weaver. La mia intenzione però, sempre che non si termini prima per mancanza di vendite o altri accidenti, è di far terminare la parabola narrativa di Gea al ventesimo numero. Ho due strade davanti a me: la prima, quella a lungo termine (si fa per dire) contempla un disastro planetario, peggio di quello di Akira, che interessava solo il Giappone; la rottura del Sigillo, l'Apocalisse, il ritorno della Razza Nemica e la lotta clandestina di Gea e compagni. Una virata nel fantasy a-tecnologico (L'immagine sopra raffigura questo possibile scenario). L'altra strada è a medio termine: un cortocircuito spazio-temporale, un loop narrativo che ci riporta agli inizi della vicenda e che contempla, allo stesso tempo, morte e rinascita della nostra protagonista. Vedremo cosa ci riserva il futuro.

enoch22 Quanto tempo dedichi alla realizzazione di Gea e come organizzi il lavoro (sceneggiature, disegni, ripassi e retini che penso tu dia a computer)?

Gea occupa tutta la mia giornata lavorativa. Agli altri progetti, pochi, posso dedicare solo scampoli del mio tempo libero. Inizio con il soggetto, abbastanza generico, in cui inserisco brani di dialoghi particolareggiati. Poi passo allo storyboard: 125 tavole piccine piccine in cui abbozzo una divisione in vignette e pochi accenni ai dialoghi. Aggiusto il tutto, inserendo scene autoconclusive o allargandone altre se mi avanza spazio o riducendole se devo guadagnare pagine. Poi passo alla sceneggiatura vera è propria, i cui dialoghi cambio spesso in fase di realizzazione grafica delle tavole. Realizzo le tavole con matita blu, che non viene rilevata dallo scanner, e inchiostro con china e pennino, rifinendo il tutto con penne isografiche. Quindi acquisisco le tavole con lo scanner, ad alta risoluzione, e le elaboro con un programma di grafica bitmap; campiture nere e sfumature vengono aggiunte in scala di grigio e, una volta terminate le tavole, vengono trasformate in bitmap; le mezzetinte grigie vengono cioè trasformate in immagini al tratto, scegliendo il tipo di retino che voglio, come il punto rotondo o la linea, e definendone la frequenza.

Gea è un prodotto molto particolare anche da un punto di vista editoriale (uscita semestrale, 130 pagine, unico autore). Com'è il tuo rapporto editoriale con Bonelli?

Bonelli mi conosceva, come autore completo, già dai tempi di Sprayliz e ha visto di buon occhio l'occasione che Antonio Serra mi diede per scrivere da solo le storie di Legs. Tanto che fu sua la proposta per una serie semestrale interamente autogestita, cosa davvero atipica per le sue produzioni. Infatti Gea non potrà mai diventare un successo popolare, troppo tempo tra un'uscita  e l'altra; e poi un singolo autore si porta dietro molti "aficionados" ma anche tanti detrattori.

Ultimamente si parla molto del mercato francese, sicuramente una realtà che valorizza molto di più l'autore e il suo lavoro. Farai qualcosa per la Francia?

Ho appena firmato un contratto con Les Humanoides Associés, per una serie di tre cartonati. L'eroina, "Morgana", sarà protagonista di una vicenda tecno-fantasy, avventurosa ed esoterica. Ovviamente non sarò io il disegnatore, ma il co-sceneggiatore, insiema a Mario Alberti, che disegnerà e colorerà le storie. Dovrebbe essere pubblicato in Francia verso la fine del 2002.

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Si parla sempre di più di crisi del fumetto. Personalmente credo che il nostro sia un'ambiente che ami molto piangersi addosso, ma sicuramente politiche editoriali sbagliate, internet, videogiochi ed altre nuove realtà stanno spostando il gusto del pubblico. Quale pensi sarà il futuro dei comics?

Della crisi del fumetto ho già detto qualcosa prima. Credo che il suo destino sia quello di condividere sempre più lo spazio ludico dei giovani e meno giovani con le nuove tecnologie, soprattutto perchè queste saranno sempre più accessibili ed economiche. E ci sarà, tra loro, più sinergia, brutto termine tecnico che però suggerisce una collaborazione creativa fra cinema, televisione, videogiochi e fumetto. Il "Dracula" di Mignola è un capolavoro, pur essendo una riduzione dal film di Coppola. Noi siamo abituati a vedere personaggi dei fumetti trasposti sul piccolo e grande schermo ma non è detto che l'iter debba sempre procedere in questo senso e neppure che sia una cosa consequenziale. E poi, dopo aver visto in rete la possibilità che offre l'animazione in Flash, penso che un connubio tra fumetto e il mondo di Internet sia inevitabile; anzi, auspicabile.

 

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