Le Storie

La nuova collana della Sergio Bonelli editore

In un mondo che corre sempre più di fretta, ma non si sa verso cosa o verso dove (speriamo non in un baratro come fanno i piccoli ma sventurati lemming), noi dello Sciacallo Elettronico preferiamo muoverci con calma. Qualche anno fa Igort, realizzando per me un disegno, scrisse alla base del foglio: elogio alla lentezza. Adottiamo completamente questa idea: rilassatezza come forma di cammino in osservazione. Mentre sulla rete ci si rincorreva nel tentativo di riuscire per primi a pubblicare notizie, news, anticipazioni rispetto alla nuova collana della Sergio Bonelli editore, noi abbiamo preferito prenderci un poco di tempo, aspettare almeno l'uscita dei primi quattro volumi per potere giudicare, dire la nostra con più serenità, distacco e raziocinio. Questo nella speranza di poter fornire una chiave di lettura particolare, il nostro punto di vista, provare a suggerire una riflessione su ciò che si edita in Italia e nel mondo riguardo al fumetto. Questo vorrebbe essere lo Sciacallo Elettronico: discussione e non spot che hanno la durata di un secondo.

Alcuni mesi fa la Sergio Bonelli editore annunciò il varo di questa nuova collana dal titolo “Le Storie”. Immediatamente ci venne alla mente una precedente collana, quella di “Un uomo un'avventura” che nel 1976 Sergio Bonelli aveva realizzato riuscendo a raccogliere sotto il marchio della sua casa editrice (allora con il nome di edizioni Cepim) i migliori autori di fumetti del nostro paese: Sergio Toppi, Hugo Pratt, Milo Manara, Bonvi, Gino D’Antonio, Guido Crepax, Dino Battaglia, Attilio Micheluzzi e molti altri. Nomi da far tremare i polsi a qualsiasi amante del fumetto di qualità. Trenta numeri pubblicati dal Novembre 1976 al Novembre 1980 sotto l’attenta cura di Decio Canzio.

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L’attuale tentativo di riproporre qualcosa di simile non poteva che stuzzicare la nostra curiosità di onnivori lettori e l'aspettativa non poteva essere che rosea, vista la validità del precedente esperimento. Il progetto editoriale nasce da un’idea di Mauro Marcheselli: una serie di storie auto-conclusive, legate a particolari momenti della Storia (con la S maiuscola), raccontata attraverso gli occhi di uno dei suoi protagonisti minori. Un uomo comune, che per qualche ragione si è ritrovato in una situazione drammatica e che dimostra le capacità di un eroe (pur non essendo titolare di una testata come Zagor o Tex) per poter uscire vincitore in quell'avventura. Con questa chiave di lettura secondo noi si valorizza il titolo della collana, “Le Storie” appunto, non la Storia raccontata nei libri scolastici ma la storia di tutti i giorni, quella in cui ognuno di noi potrebbe essere suo malgrado coinvolto, quella che potrebbe chiamarci a dire la nostra in maniera attiva senza essere il capo dei Navajo o il Signore di Darkwood. Un esperimento editoriale di questo genere non può che essere apprezzato ed applaudito, per poter rinnovare gli stilemi narrativi della casa editrice di fumetti più importante nel nostro paese.

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Gli albi, nel classico formato bonelliano, sono di 114 pagine ciascuno, stampati in bianco e nero come da tradizione. La copertina utilizza una carta con una particolare marcatura che ricorda la tela e ne impreziosisce la veste editoriale. La grafica è molto curata: la testata al centro, contenuta in un rettangolo nero, sotto al quale compaiono i nomi degli autori e il titolo dell’albo; la costoletta che riprende lo stesso motivo geometrico dalla copertina e lo conduce alla quarta; il retro con l’anteprima dell’albo successivo, un breve testo descrittivo e una vignetta interna, il tutto calibrato sul binomio giallo e nero, all'interno di una gabbia geometrica e compositiva molto precisa che si ripete rigorosamente di numero in numero. Le illustrazioni di copertina sono affidate ad un maestro: Aldo Di Gennaro, la cui qualità non si discute ed è sempre sinonimo di eccellenza. Il prezzo, assolutamente abbordabile rispetto a volumi di pari valore che troviamo in libreria, di € 3,50.

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Il primo numero esce nelle edicole nell'ottobre del 2012 con il titolo “Il boia di Parigi”. I testi sono di Paola Barbato e i disegni di Giampiero Casertano. Il protagonista di questa vicenda è un personaggio realmente esistito: Charles-Henri Sanson , il boia che prima lavora per l’Ancien Régime, la monarchia assoluta di Luigi XVI e poi, dopo l’insurrezione del 1789 che porta alla rivoluzione francese, diventa, suo malgrado l'esecutore della Repubblica. Paola Barbato sceglie volutamente la figura di questo personaggio secondario, che inizialmente appare come una sorta di mostro ma che la scrittrice, attraverso la sua abilità narrativa, riesce a ribaltare nello svolgersi del racconto. Sanson ha il compito di dare la morte, in maniera brutale, tagliando le teste. I testi della Barbato, attraverso le vignette e le pagine del fumetto, ne riabilitano la figura, ribalta i ruoli: Sanson diventa il buono mentre i veri mostri sono coloro che decidono la morte. Prima i monarchi e la cupidigia dell'aristocrazia e poi con la Repubblica, Robespierre, Marat, Louis Antoine de Saint-Just, Danton e i rivoluzionari. Sanson, il boia esecutore della giustizia umana, colui che si sporca le mani del sangue delle vittime (innocenti o colpevoli che siano), si preoccupa di visitare le vittime la notte prima della loro esecuzione, tenta di rinfrancarle, di portare loro una parola di conforto, si assicura addirittura che la loro dipartita sia meno dolorosa possibile, tagliando loro il colletto della camicia, rasando i capelli alla base della nuca, oliando la ghigliottina in modo che non vi sia attrito e tutto sia rapido. Per contrario invece la Giustizia diventa mostruosa quando diventa strumento della politica, quando impone a Sanson che le teste siano mostrate al popolo, le esecuzioni diventano spettacolo, pubblicità. Paola Barbato, abituata alle pagine di dylandoghiane, riesce a trasmetterci anche in questa avventura analoghe atmosfere, dove l’orrore si fonde con il mistero e si sfalda nel romanticismo crepuscolare, intimo e nostalgico. Le tematiche splatter si allontanano per scendere nelle stanze segrete del nostro cuore dove abbiamo conservato il senso della tristezza e della malinconia. Sanson incontra una donna misteriosa al cimitero, e conserva nella cantina della sua casa le teste mozzate dei condannati, non per gusto di sadismo ma perché si sente impotente, spera di poter dare un conforto e chiedere perdono a quelle vittime che ha dovuto giustiziare in maniera atroce. Prega per i morti che hanno pagato duramente i loro sbagli o ciò che qualcuno ha definito per loro errori. Fino alla fine è la sorpresa a guidarci in questa inedita lettura della Storia.

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Inizialmente siamo invece rimasti perplessi dal disegno di Giampiero Casertano, abituati a vedere le sue vignette plastiche ed espressionistiche prima su Martin Mystere e poi su Dylan Dog. Lo stile del disegnatore su questo volume diventa più piatto, carico di tratteggi incrociati, segni che sembrano fargli perdere quella verve e quella forza che lo contraddistinguono. Ma nel proseguire la lettura ci si siamo resi conto di come quel segno grafico si adattava splendidamente alla narrazione, diventava strumento della fabulazione storica, immergendoci splendidamente in quel contesto della fine del settecento, in quelle giornate buie di uccisioni, giustizia sommaria ed orrore, quasi fossero delle incisioni a raccontarci fatti che accaddero realmente. Alla fine dell'albo non abbiamo che dovuto plaudire al lavoro del disegnatore che sa mettersi completamente al servizio della storia senza per questo rinnegare il suo stile grafico.

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Il secondo volume esce il mese successivo, a Novembre, e si intitola “La redenzione del samurai”. La sceneggiatura è opera di Roberto Recchioni mentre i disegni sono di Andrea Accardi. Recchioni ci conduce in un'epoca storica che è quella del Giappone feudale. Il riferimento storico in questo caso è meno preciso e meno ricercato, com'è tipico del suo stile narrativo, siamo in un’epoca molto ampia, che va dal dodicesimo al diciannovesimo secolo. Lo sceneggiatore, amante delle citazioni, preferisce lavorare sull’immaginario che ruota attorno alla figura del samurai e del suo ferreo codice d'onore (Bushido), attingendo a quel background che gli deriva da film e telefilm, cartoni animati e fumetti, romanzi e cultura pop in genere. Un giovane samurai è costretto a partire alla ricerca del suo maestro che ha inspiegabilmente abbandonato il feudatario per cui lavora senza ragione e senza avvertimento. E’ un tradimento del codice d’onore ed è compito del suo allievo trovarlo e riportarlo dal padrone perché sia giudicato. Tetsuo Kogawa, il migliore allievo del maestro di spada Jubei Shimada è così costretto a mettersi sulle tracce del suo maestro che apparentemente sembra aver perduto quel rigore imprescindibile e quella serietà ferrea, che caratterizzano la figura del samurai. Quando infine lo trova scopre che questi se ne va in giro in vestaglia e sandali, ha l’aspetto trasandato e la barba incolta, e non capisce perché abbia improvvisamente deciso di tradire il suo ruolo. Eppure la sua abilità è ancora innegabile: capace di trasformare in terribile arma qualsiasi oggetto finisca nelle sue mani, come ad esempio un bastone o un secchiello. I personaggi che lo sceneggiatore mette in scena sono molteplici, ad esempio il vecchietto cieco, storpio e gobbo sottovalutato per tutta l'avventura che invece si rivelerà alla fine essere l'eroe vagheggiato nei miti e nelle leggende della regione, una sorta di Yoda di Guerre Stellari. I tre samurai dovranno affrontare un esercito di mercenari che ovviamente riusciranno sconfiggere grazie alle loro incredibili doti nelle arti marziali. In questo modo Recchioni ci conduce alla lettura di una storia gradevole e sciolta che acquista la sua forza e bellezza proprio nel finale, assolutamente a sorpresa, dove proprio il Bushido (l’ideale di perfezione, la regola di una vita, il senso del dovere) riveleranno il vero cuore e le vere motivazioni del maestro samurai. I disegni di Accardi ci ricordano le belle incisioni di Hokusai e degli artisti giapponesi, immergendoci in paesaggi da fiaba, ma sanno allo stesso tempo trasmettere quell'azione e quella dinamica tipica dei manga.

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Il terzo volume passa alle mani di Giuseppe de Nardo e Bruno Brindisi. Il suo titolo è “La rivolta dei Sepoy”. Giuseppe sceglie di ambientare la storia in India, in un luogo e in una data precisa: nel 1857 a Meerut, dove il direttore della compagnia delle Indie orientali aveva stabilito la sua residenza. La compagnia commerciale e l'esercito inglese detengono il potere sulla città (oltre che in tutto lo stato) con delle truppe costituite circa da 2.000 inglesi e 2.500 indiani (i famosi Sepoy). Il potere straniero incomincia pian piano a scricchiolare, sempre più invadente e mal sopportato dai nativi soggiogati. Il malcontento sfocia in un ammutinamento quando le truppe indiane sono costrette a utilizzare delle nuove armi (i fucili Enfield) che si caricano più facilmente grazie delle polveri cosparse con sego bovino o suino (animali che gli indiani considerano sacri). La motivazione religiosa in realtà le è l'elemento scatenante di una situazione di fermento dovuta alla stanchezza che i nativi provavano ormai per i dominatori stranieri. Dietro questo contesto storico lo sceneggiatore traccia una storia d'amore e di avventura che ci ricorda i romanzi di Forster, Conrad, Kipling, Stevenson o del nostro Salgari. Il disegno di Brindisi, come sempre dettagliato e minuzioso, è attentamente calibrato sulla storia e riesce a farci immerge con novizie di particolari nell'ambientazione dell'epoca: curati con attenzione gli arredamenti, gli edifici, gli abiti e i paesaggi orientali. La sua pennellata è morbida e a mio parere migliore anche della versione del Texone realizzato alcuni anni fà. Il finale della storia è duplice: positivo per i protagonisti secondari, ma negativo per la repressione dei Sepoy, la cui ribellione viene soppressa in maniera dura e cruenta.

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Il quarto volume ed ultimo, per il momento, pubblicato in edicola è quello scritto da Pasquale Ruju e disegnato da Carlo Ambrosini. Questa volta si va a Chicago negli anni 30 del secolo appena trascorso. La storia è un noir ambientato in una città di gangster, boss malavitosi, killer spietati, sparatorie, inseguimenti d'auto, prostitute, rapine e gioco d'azzardo, dichiaratamente ispirato al cinema di genere. Il titolo dell'albo “No Smoking” non è solo un invito ad immergersi nelle atmosfere fumose di quegli anni, ma anche l'effetto sorpresa che l'autore utilizza nel finale della storia, e che noi ovviamente non vi raccontiamo per non rovinarvi il piacere della lettura. Lo sceneggiatore utilizza un montaggio, alternando varie modalità narrative: flash back; scene di azione diretta e frenetica, in presa diretta; altre volte raccontata sotto forma di diario, ma con la voce di un osservatore esterno. È la storia di una grande rapina, di una strage premeditata, del tentativo di cambiare le carte in tavola nel gioco malavitoso di quegli anni roventi. Ma è anche un gioco fra duri e un gioco di amori, di illusioni perdute, tutto magistralmente calibrato fra tonalità di grigi, fra giochi di sguardi, sulle espressioni dei volti di personaggi duri e violenti, capaci di tenere in mano la situazione solo con la loro forza d'animo, con il loro carattere spietato, con una parola, con la luce che si può leggere nei loro occhi. Una storia di questo tipo non è facile da disegnare. Quale disegnatore avrebbe saputo affrontare la sfida e vincerla se non Carlo Ambrosini? L'accoppiata realizza una vicenda intrigante che sa trainarci nella lettura fino alla fine del volume con emozione e suspense. Il finale ribalta le carte in tavola, sa meravigliare il lettore.

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La collana dimostra un’inedita freschezza, un’evidente validità, la positività del progetto editoriale: gli autori vengono lasciati liberi di raccontare e riescono, anche in un singolo volume, a strutturare una storia originale, dei personaggi profondi e caratterizzati, intrecci narrativi personali ed originali, che non possono che portare nuova linfa vitale al nostro fumetto italiano.

Dai primi dati forniti dalla casa editrice le prime tre uscite hanno raggiunto un venduto di 40.000 copie: Un ottimo risultato. Mauro Marcheselli dichiara che ci sono 60 numeri in preparazione. Inoltre il direttore editoriale svela che nei prossimi tre anni la casa editrice proporrà un paio di nuove serie ogni anno e altri progetti sono allo studio. In un momento di crisi come quello attuale queste notizie sono ossigeno puro. Non possiamo che ringraziare e lodare la casa editrice di via Buonarroti per il coraggio e la professionalità che da sempre dimostra nelle sue pubblicazioni.

 

Articolo di Marco Feo

Il copyright delle immagini è Sergio Bonelli editore

 


Ulteriori approfondimenti:

 Scheda autore: Recchioni Roberto


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