Le nuvole del soffitto

Roberto Biadi

Add editore

Add editore si è distinta negli ultimi anni per la qualità delle proposte editoriali, sicuramente, per quanto riguarda il nostro campo di indagine, nel settore delle graphic novel e in quello dell'arte, proponendo pubblicazioni pronte ad esprimere e sperimentare la forza del racconto grafico. Edizioni particolarmente accurate e rigorose, che sanno proporre il lavoro di autori italiani e stranieri, badando anche a un prezzo di copertina che non sia troppo esagerato (visto che ormai sugli scaffali delle librerie un libro rischia di costare più che un televisore). Ne abbiamo parlato anche sul nostro sito, nelle recensioni di “Arte, perché?“ di Eleanor Davis e di “Disfacimento” di Linnea Sterte.

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Il libro oggetto di questa recensione ha immediatamente colpito la nostra attenzione: stampato in soli due colori, nero e seppia chiaro, compresa la copertina. Quest'ultima si presenta con un font e una scritta molto sintetici e rigorosi, l'impaginazione del testo allineato a bandiera a sinistra e infine le illustrazioni, a contrasto, inequivocabilmente fumettistiche. L'autore, Roberto Biadi, maremmano di nascita ma torinese di adozione, riesce a calibrare molto bene un argomento che potrebbe essere da trattato filosofico, con una narrazione ironica, divertente e mai banale. Al di là di quanto annuncia il disclaimer riportato sul retro del volume (“Il dottore ha detto che… Insomma, ecco… Sono morto. Da almeno qualche anno”), il vero soggetto della pubblicazione è il tempo. Come lo percepiamo, come lo viviamo, come influenza il trascorrere dei vari momenti della nostra vita. Cerchiamo di misurarlo con assoluta precisione, lo cronometriamo, lo suddividiamo in maniera precisa e inequivocabilmente certa e definita: secondi, decimi di secondo, ecc… Salvo poi dover ricorrere, ogni quattro anni, ad un anno bisestile per rimettere a posto i conti con le stagioni che altrimenti non tornano. Ma questa è un altra storia1. Quando in classe affronto il tema del tempo chiedo sempre ai miei studenti: sono più lunghi cinque minuti nei quali mangiate tranquillamente un gelato oppure cinque minuti in cui siete dal dentista? Ovviamente sono sempre cinque minuti, definiti, misurati e calibrati. La domanda è fuorviante, ma ci fa riflettere sulla percezione della realtà che ci circonda e su come i nostri sensi influiscano in maniera determinante sulla definizione di oggettività. Roberto Biadi decide quindi di affrontare questo tema e lo fa in maniera interessante e divertente.

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Torniamo alla copertina. Nella parte alta sono collocati una serie di piccioni che sembrano svolazzare fra le lettere del titolo. Questi volatili mi hanno immediatamente ricordato gli scatti fotografici che il fisiologo Etienne-Jules Marey2, faceva con il suo “revolver fotografico” per cercare di catturare l'esatta postura degli esseri viventi durante il movimento. I suoi studi avevano principalmente lo scopo scientifico di studiare le funzioni vitali degli organismi viventi, animali e vegetali. Grazie agli strumenti da lui inventati per portare avanti le sue indagini, è oggi considerato uno degli anticipatori dell'invenzione del cinematografo3. Sempre in copertina, ma questa volta nella parte bassa della pagina, vi è un personaggio antropomorfo (un uomo con la testa di topo, pur non assomigliano per nulla alla creatura di Walt Disney la coincidenza appare poco credibile) rappresentato in varie posizioni mentre compie un salto, come fossero i fotogrammi di un cartone animato. In questo caso il riferimento è a un altro studioso anticipatore del cinema: Eadweard Muybridge4. Il fotografo britannico divenne famoso per il suo esperimento nel quale, mettendo in successione una serie di macchine fotografiche, riusciva a catturare l'immagine di un essere vivente in movimento. Celebre ed iconica la serie del cavallo, ma lo studioso si dedicò a tantissimi soggetti, umani e animali, le cui immagini potete facilmente trovare sulla rete.

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Quando si analizza un'opera di narrazione, che sia un film, un romanzo, o un fumetto si ricorre sempre al rapporto che l'autore sceglie di utilizzare nelle sequenze del suo racconto fra spazio, tempo e ritmo. In un fumetto lo spazio è dato dalla vignetta e dell'inquadratura in essa disegnata; il tempo viene ricreato dal succedersi delle vignette sulla pagina, il ritmo si crea nel rapporto fra spazio e tempo e può essere calmo oppure frenetico in base a ciò che l'autore vuole comunicare e alle soluzioni grafiche e narrative adottate. Nella pubblicazione analizzata in questo articolo questo rapporto è ricreato con grande intelligenza e professionalità.

L'autore del nostro libro adotta un segno lineare, pulito, quasi asettico, che riprende la tradizione della linea chiara francese, il disegno nitido e apparentemente semplice di Yoshihiro Tatsumi5, ma anche dei funny animal del norvegese Jason6.

La gabbia della pagina è costituita da dodici vignette tutte uguali (tre colonne per quattro righe) all'interno della quale le vignette si ripetono spesso tutte uguali, creando in questo modo la scansione e l'attesa del trascorrere del tempo. Biadi riprende in questo modo il lavoro di un genio della Bande dessinée come Lewis Trondheim7 che già nel lontano 1998, avvalendosi di fotocopie, ripeteva la stessa identica immagine per ogni vignetta, aggiungendo o modificando solo piccolissimi dettagli con un bianchetto, per lavorare solo con la forza del dialogo, sempre sferzante e dissacratorio come è tipico dell'esilarante e geniale fumettista francese. Anche per Biadi vignette completamente vuote o vignette mute che si ripetono uguali, una di seguito all'altra, definiscono la scansione del tempo e determinano l'attesa della battuta finale a fondo pagina, immancabilmente ironica e perturbante. Ci ritroviamo la stessa carica eversiva delle strisce di Massimo Caccia8.

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Il libro è anche un laboratorio di invenzioni e giochi grafici e formali. Assolutamente metalinguistico. A partire, come abbiamo già detto, della fisionomia antropomorfa del protagonista con la testa di roditore che però convive tranquillamente con gli altri esseri umani che hanno invece le normali fattezze di un uomo o di una donna. Quel viso rappresenta uno stato d'animo, un modo di vedersi e di sentirsi del protagonista, spiegato dagli accadimenti della vicenda.

Moltissime sono le citazioni delle opere d'arte che compaiono nelle pagine, sempre ben integrate nello svolgimento della rievocazione messa in scena. Abbiamo già indicato i riferimenti di copertina. I piccioni, che spesso Biadi inserisce come comparse ma che assumono pian piano un ruolo sempre più determinante nella storia. Disegnati con cura del dettaglio, spesso compongono la pagina con una forte attenzione per gli spazi vuoti e quelli pieni, tipica delle incisioni di Hokusai9; il “Vertummo10” dell'Arcimboldi; “La persistenza della memoria11” con gli orologi liquefatti dipinti da Salvador Dalí; “La camera da letto12” di Van Gogh; una ceramica ellenistica, splendido esempio di cratere a figure rosse su fondo nero dipinta da Eufronio13; il “Cristo morto14” di Andrea Mantegna, quale miglior riferimento per chi si sente già morto; i desolati bar di Hopper15 capaci di rappresentare la solitudine in maniera perfetta. Fra le citazioni artistiche non poteva mancare il fumetto (che sempre Arte è), in questo caso Biadi sceglie la soverchiante copertina di “S-Sotto il cielo del Brasil16” opera di Andrea Pazienza.

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La bicromia

Roberto Biadi ricorre alla bicromia per dare un tocco di colore al suo lavoro. Molti anni fa gli artisti ricorrevano a questa scelta per motivazioni economiche: era decisamente più conveniente stampare con solo due pellicole (e quindi due lastre) piuttosto che ricorrere alle quattro che occorrono per una stampa a colori (si chiama infatti quadricromia). L'avvento della stampa digitale e le nuove macchine tipografiche hanno quasi eliminato il problema, abbassando notevolmente il costo della stampa a colori. L'utilizzo della bicromia era divenuto però anche una scelta stilistica particolare per l'autore che poteva ricorrere ad una seconda tinta, oltre all'uso del nero, per conferire più tridimensionalità ai suoi disegni. È ciò che fa Biadi giocando sapientemente fra le due tonalità (nero e seppia chiaro) e ribaltandone continuamente i ruoli. Il seppia inizialmente si adatta al disegno nero come una classica lumeggiatura che serve per ombreggiare la figura (in realtà I colori con cui l'artista può operare sono tre: nero, seppia e bianco del foglio, tra l'altro in questa edizione un cartoncino leggermente perlato). Poi la tinta terrosa comincia a mutare il suo ruolo, da fondo diventa protagonista, sale in primo piano, rivendica un ruolo più importante, oppure lascia spazio al bianco del foglio, facendosi bucare e introducendo il terzo colorante, inesistente come inchiostro ma determinante nella nostra percezione. Non si tratta di un mero esercizio di stile, con questo gioco pittorico il fumettista può mettere in evidenza i dettagli narrativi e psicologici che più gli occorrono nella narrazione, crea momenti di pausa o, al contrario, accelera il ritmo. Sfrutta inoltre i piani compositivi, ribaltando il rapporto figura e sfondo. In alcuni casi il bianco sostituisce completamente il segno nero, tagliando il soggetto dal fondino color terra, rendendo la figura diafana, persa, distaccata.

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Il disegno

Abbiamo già detto che il disegno di Roberto Biadi è sintetico e stilizzato. Spesso le vignette sono vuote, spoglie. Ma si alternano a inquadrature iper-dettagliate come gli sfondi della città, le scale della metropolitana, i binari della stazione. Anche in questo caso la scelta non è casuale, un puro divertissement per dimostrare la sua perizia tecnica, ma sempre funzionale al racconto. Le vignette solitamente sono piatte, non ricorre a soluzioni tridimensionali. La prospettiva è usata solo nell'inquadratura della stazione. Ma nella sequenza in cui sale a piedi le scale di un palazzo di molti piani per far vedere alla figliola il panorama e i piccioni dal tetto, sceglie di ricorrere all'assonometria che, con la sua impostazione più rigida, squadrata, sempre uguale, monotona e ripetitiva a livello visuale, svolge magnificamente il ruolo di rappresentare la fatica fisica che i due stanno facendo nell'arrampicarsi gradino dopo gradino.

Biadi ci dimostra la padronanza della tecnica dandoci una prova degli effetti veramente pittorici che si possono ottenere: lo fa con i paesaggi che il nostro topo protagonista vede scorrere fuori dal finestrino del treno.

Insomma un'ottima opera a fumetti, gran prova di narrazione del giovane autore, merito di add edizione di aver saputo cogliere e proporre e che vi consigliamo assolutamente di leggere.

Copyright 2024 Roberto Biadi e add editore.

Articolo di Marco Feo


Note:

1 L'anno bisestile è stato inventato a Roma da Giulio Cesare nel 46 a.C. sostituì il calendario lunare fino ad allora in uso con quello solare.

2Étienne Jules Marey (Beaune, 5 marzo 1830 – Parigi, 15 maggio 1904) è stato un fisiologo, cardiologo e inventore francese. Studioso dei movimenti, ideò strumenti e tecniche per la loro registrazione per cui è considerato anche un precursore della cinematografia.

3 Se volete approfondire l'argomento Mara Fortuna ha scritto un bel romanzo su di lui che si intitola “Le magnifiche invenzioni” ed è stato pubblicato da Giunti editore nel 2021.

4Eadweard Muybridge (Kingston upon Thames, 9 aprile 1830 – Kingston upon Thames, 8 maggio 1904) è stato un fotografo britannico. Fu un pioniere della fotografia del movimento.

5Yoshihiro Tatsumi Osaka, 10 giugno 1935 – Tokyo, 7 marzo 2015) è stato un fumettista giapponese (mangaka), ampiamente citato come iniziatore del genere di fumetti conosciuto come gekiga, termine coniato nel 1957.

6Jason è l'autore di “Ehi, aspetta…” e di “SSHHHH!” pubblicati in Italia da Black Velvet e di “Ho ucciso Adolf Hitler” pubblicato da 001 edizioni.

7Lewis Trondheim, nome d'arte di Laurent Chabosy (Fontainebleau, 11 dicembre 1964), è un disegnatore e fumettista francese. Nel 1990 partecipa alla fondazione della struttura editoriale "L'Association" con i suoi amici Menu, Stanislas, Matt Konture, Killoffer e David B.

8Massimo Caccia nasce a Desio (MB) nel 1970. E' un pittore, attore e fumettista.

9Katsushika Hokusai (31 ottobre 1760, Edo - 10 maggio 1849, Quartieri speciali di Tokyo, Tokyo, Giappone). È stato uno dei più importanti pittori e incisori del Giappone. Sue opere come “L'onda” o la serie dedicata al monte vulcano Fuji sono diventate delle icone dell'immaginario collettivo internazionale.

10Giuseppe Arcimboldo, Vertumno, 1590, pittura a oliou tavola, 70x58 cm, castello di Skokloster in Svezia.

11Salvador Dalí, La persistenza della memoria, 1931, olio su tela, 24,1x33 cm, The Museum of Modern Art di New York, New York.

12“Camera da letto”, il pittore olandese realizzò tre versioni del quadro tra il 1888 ed il 1889 che attualmente sono conservati rispettivamente presso il Van Gogh Museum di Amsterdam, l'Art Institute of Chicago ed il museo d'Orsay di Parigi.

13Euxitheos e Eufronio, 515 a.C. circa, ceramica, 45,7×55,1 cm, Cerveteri, Museo nazionale cerite.

14Il Cristo morto (noto anche come Lamento sul Cristo morto o Cristo morto e tre dolenti) Andrea Mantegna, tempera su tela 68x81 cm, databile con incertezza tra il 1470-1474 ca. o al 1483 ca. è conservato nella Pinacoteca di Brera a Milano.

15Edward Hopper (Nyack, 22 luglio 1882 – Manhattan, 15 maggio 1967) è stato un pittore e illustratore statunitense.

16“Sotto il cielo del Brasil” è il risultato della collaborazione fra Andrea Pazienza, Angese, Vincino, Jacopo Fo e una importante agenzia di viaggi. Il risultato era l’albetto “Avaj” (acronimo dei nomi degli autori) distribuito insieme a Linus. Il volume, postumo, esce per gli Editori del Grifo e viene successivamente ristampato da Edizioni DI (Castiglione del Lago 2000).