Artiste

Flavia Luglioli

Barta edizioni – luglio 2021

182 pagine – 23 euro

Una trentina d'anni fa sui muri di New York venne affisso un manifesto con l'immagine del famosissimo quadro di Ingres “La grande odalisca” ma con una maschera da gorilla al posto della testa della sinuosa modella. Una scritta sotto la figura poneva una domanda molto più provocante del fotomontaggio con la testa da animale: “Le donne devono essere nude per entrare al MET(TROPOLITAN) Museum?” Più piccolo in basso un ulteriore commento esplicativo: “Meno del 5% degli artisti nelle sezioni di Arte Moderna sono donne, ma l'85% dei nudi sono femminili”.

L'operazione era organizzata dalle Guerrilla Girl, un collettivo di artiste anonime nato nel 1985 che con le loro opere e le loro performance cercano di sensibilizzare l'opinione pubblica e il mondo dell'Arte contemporanea rispetto al ruolo della donna, contro il sessismo e il razzismo.

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Flavia Luglioli, curatrice e scrittrice del volume “Artiste” (edito da Barta edizioni), introduce alla lettura del suo testo con una domanda, forse meno provocante ma non meno disturbante: “Ci sono state donne artiste? Quante ne sapete nominare?” La constatazione è che per la maggior parte delle persone (a parte forse per Artemisia Gentileschi e Frida Kahlo) l'elenco sia molto sintetico. La riflessione ci pone subito di fronte ad un dato di fatto: la nostra cultura e la nostra Arte, soprattutto quella con la A maiuscola, che studiamo a scuola ed esponiamo nei musei, è fortemente ingiusta. O almeno lo è la nostra conoscenza. Nei secoli è sempre stato riconosciuto il ruolo dell’artista al solo genere maschile. Ma davvero non sono mai esistite artiste di genere femminile nella storia dell'Arte dell’umanità? La sensibilità estetica è di solo predominio degli uomini? Proprio per dimostrare il contrario il volume “Artiste” ci conduce attraverso un simpatico viaggio, facendoci ripercorrere le principali tappe della Storia dell'Arte e scovando ben quindici figure di donne creatrici che ci vengono sinteticamente descritte grazie ai pennelli di altrettante giovani illustratrici o fumettiste. A collegare fra loro le quindici brevi storie, come un filo che tenta di ricucire i pezzi dimenticati di una grande coperta di cui si sono perduti lembi e confini, un fumetto in bianco e nero, scritto (e interpretato) dalla stessa Flavia Luglioli.

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Disegni di Camilla Garofano

Si parte giustamente dall’inizio, ovvero dalle più antiche forme di espressione del genere umano: l’arte primitiva. Gli studiosi di Storia dell’Arte si sono da sempre chiesti quale fosse il significato e la motivazione che ha spinto i nostri più antichi antenati a realizzare quelle pitture parietali che sono state trovate in alcune grotte (celebri gli esempi di Lascaux in Francia o Altamira in Spagna). La risposta più accreditata, che possiamo leggere anche sui nostri libri di scuola, è collegare quelle forme espressive con una sorta di rito magico propiziatorio. Questo collegamento giustifica anche la tesi secondo la quale l’autore di quelle immagini fosse lo stregone-sciamano, ovvero colui che all’interno del clan si occupava dei riti magici e curativi, attraverso forme primitive di medicina che molto probabilmente avevano una forte componente suggestiva e prodigiosa, aggettivi che descrivono molto bene anche una motivazione estetica. Ma chi assumeva quel ruolo all’interno della tribù? Di chi sono realmente le impronte di mano lasciate, come una sorta di firma, su quelle pareti rocciose? Chi da quei tempi remoti ci invia con una semplice orma un segnale di vita, la volontà (forse negata e soffocata, ma proprio per questo più forte e urgente) di dichiararsi? Chi se non colei che si occupava, in quegli antri naturali, di cucinare, allevare i figli, curare le ferite dei cacciatori? Il disegno della prima storia di “Artiste”, realizzato con i forti e densi pastelli di Erika Lerma, non lascia dubbi: una donna. La prima artista della civiltà umana potrebbe essere proprio una donna.

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Disegni di Elisa Lipizzi

Lo sguardo si sposta, con il secondo capitolo, ad Atene nell’antica Grecia, all’interno di una bottega di ceramisti. Tutta la storia ruota, grazie alla cifra delicata e sensuale di Anna Ferrari (e ai colori che riprendono quelli di una ceramica a figure rosse), attorno alla creazione di un’anfora: Kalpis (vaso greco che come l'hydria era utilizzato per trasportare acqua). Nella kalpis così detta “del pittore di lenigrado”1 viene raffigurato il laboratorio di un vasaio nella Grecia classica con quattro artisti intenti a dipingere, mentre la dea Atena e due Nikai li incoronano. Una delle quattro figure, anche se dipinta in una zona meno importante della ceramica, è una donna. Nella società dell'antica Grecia le donne raramente assumevano ruoli professionali e solitamente vivevano nell'oikos, in casa. Chi era dunque l'artista qui rappresentata?

Il terzo capitolo si sposta nel medioevo, nella Baviera del XII dove è stato realizzato un codice miniato che porta una firma femminile: Claricia2. Questa artista, che insieme a molte altre donne dipinsero molti dei codici medioevali, pur non essendo monaca, ricopiò nel convento scriptorium di Bavaria il Libro dei Salmi di Augsburg, ritraendosi mentre sorreggere la coda della lettera Q, iniziale della parola Quid. Le illustrazioni del terzo capitolo di “Artiste” sono realizzate da Camilla Garofano che con il suo segno estremamente dinamico ed elegante, interpreta perfettamente la cura e meticolosità degli antichi manoscritti.

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Disegni di Ambra Garlaschelli

Il capitolo successivo, illustrato da Angelica Regni, si sposta ad analizzare la figura di Caterina Vigri3, appassionata d’arte ma costretta a dover seguire le consuetudini ed i ruoli che la società del suo tempo prevedeva per le donne. Caterina diverrà quindi monaca e fonderà il monastero del Corpus Domini a Bologna, diventandone la badessa e dove poté continuare a dipingere e a insegnare le tecniche artistiche alle suore novizie. Nella cappella del convento a Bologna è ancora conservata la sua mummia, seduta su un trono dorato con tra le mani un breviario scritto e miniato da lei stessa.

Nelle pagine successive si passa alla storia di una scultrice e architetta dal carattere forte e ruvido, che ben sapeva far rispettare il suo ruolo professionale pur in un mondo dominato dal sesso opposto: Properzia De’ Rossi4. Le sue opere possono essere ammirate ancora oggi a Bologna presso il Museo della Basilica di San Petronio e al Museo civico medievale. La breve storia a fumetti punta proprio sul carattere irruento del personaggio, ben caratterizzato dal segno pastoso e scabro dei pastelli di Clara Giulia Gargano.

Polissena De’ Nelli, poi conosciuta come Plautilla5, fu una monaca fiorentina del convento domenicano di Santa Caterina da Siena nel 1.500. Parla di lei lo stesso Giorgio Vasari6 dicendo che aveva “fatto maravigliare gli artefici”. Gli acquerelli delicati e quasi naif di Isabella Grott la descrivono mentre è intenta a lavorare nel convento, alle prese con la sua bottega e i giovani apprendisti.

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Disegni di Luana Vecchio

Sophonisba Anguissola7, una delle prime donne pittrici italiane del tardo Rinascimento a raggiungere la fama in tutta Europa, abbandonò la carriera artistica per diventare una monaca domenicana. La sua storia ci viene raccontata attraverso i disegni di Elisa Lipizzi che riesce a miscelare con grande bravura degli effetti materici e pittorici, con stesure piatte a computer.

Ambra Garlaschelli si occupa sia della sceneggiatura che dei disegni per raccontarci un particolare episodio della pittrice Lavinia Fontana: il ritratto di Petrus e Catherine Gonzalvus. Lei bellissima, lui affetto da una forma molto grave di ipertricosi, malattia che (a causa dell'equilibrio tra androgeni e estrogeni) lo rendeva estremamente peloso, quasi un fenomeno da baraccone, simile all’uomo lupo. Erano una delle copie più chiacchierate di Francia, eppure, per quanto i documenti ci riportano, innamoratissimi, tanto che ebbero sei figli. Ambra Garlaschelli riesce a raccontare la loro vicenda attraverso una pur breve storia di otto tavole con delicatezza e senso del pudore, eliminando la spettacolarizzazione del fenomeno e sottolineando invece il carattere intimo e famigliare dell’incontro fra la pittrice e questa insolita famiglia.

Lo scorrere del tempo ci porta all'inizio del'600 epoca nella quale non può non essere ricordata l'artista donna più famosa, Artemisia Gentileschi8. Una delle più importanti eredi dello stile caravaggesco, divenuta famosa principalmente per la sua storia turbolenta e per il carattere forte e deciso, che seppe andar contro le regole precostituite della società del tempo e battersi per la sua libertà e i suoi diritti. La drammaticità della sua vicenda viene sintetizzata dai forti disegni di Sakka in una storia dura ed espressiva. Artemisia però fu veramente un'artista di grande talento e oltre ai quadri più celebri come “Giuditta e Oloferne” nei quali l'atrocità della vicenda biblica, dipinta con toni quasi splatter, sembrano riflettere il tormento interiore di questa donna, ve ne sono moltissimi altri che costellano la sua carriera e ben rappresentano l'elevata e raffinata qualità pittorica del suo stile.

Sara Olmos, attraverso delicate vignette dipinte ad acquerello ci rammenta un altro nome, quello di Judith Leyster9, tra le prime pittrici ad entrare nella gilda di San Luca ad Haarlem. Questo riconoscimento significava poter iniziare l'attività professionale di pittore (o pittrice), avere delle committenze, degli allievi e uno studio dove lavorare. Specializzata in pittura di genere e ritrattistica, lavorò a Haarlem, Amsterdam e Heemstede. Collaborò inoltre con il marito anch'esso pittore J. M. Molenaer10.

Luana Vecchio, con uno stile fumettistico più tradizionale ravvivato da un felice acquerello ci racconta invece di Elisabetta Siriani11, acclamata e riconosciuta pittrice della metà del '600, definita per la sua bravura “virtuosa del pennello” ma costretta dal padre (anche lui pittore) a rimanere chiusa in casa fino all'età di ventisette anni quando morì.

I disegni di Matilde Simoni sono sicuramente più buffi e, grazie alla colorazione con i pennarelli, tutte le vignette assumono un'atmosfera decisamente naif che ben si adatta a raccontare la storia molto particolare di Maria Sibylla Merian12 che all'età di 52 anni, insieme alla figlia Dorothea, decise di partire per il Surname per studiare e disegnare la flora e gli insetti di quelle terre lontane. Il suo lavoro sarà pubblicato al suo ritorno in Olanda con il titolo “La metamorfosi degli insetti in Surname” nel 1705, rendendola famosa.

Per parlarci di Rosalba Carriera13 la sceneggiatrice decide di partire dall'ultimo periodo della sua vita, dal suo ultimo autoritratto in particolare, che è l'occasione per strutturare una storia a ritroso, una sintesi della vita di questa artista attraverso i suoi ultimi ricordi. Dall'entrata in Accademia fino ai lavori per il re di Francia. Paola Zanghi illustra le vignette con delicate tonalità pastello, tecnica di cui Rosalba era esperta conoscitrice e che la renderà famosa in tutta Europa, ad esempio con le piccole “tabacchiere” minute figure di damine graziose che in seguito trasposte nelle miniature su avorio.

Chiude la quindicina di artiste il nome di Anna Morandi Manzolini14, specializzata in disegni e sculture anatomiche, materia che insegnava anche all'università di Bologna insieme a suo marito Giovanni Manzolini. Grazie alle sue doti di scultrice realizzò una serie di modelli anatomici in ceroplastica. I pastelli di Alessandra Centi ce ne regalano un'interpretazione quasi astratta. Un fumetto muto di otto pagine che diventa un viaggio surreale fra mondi costituiti di muscoli, tendini e organi umani.

“Artiste” è un libro molto interessante che ci permette di entrare in un mondo spesso sconosciuto ma che in realtà è parte fondante della nostra cultura, della nostra storia: la testimonianza di centinaia di donne il cui lavoro artistico rischia di sparire fra la polvere della dimenticanza.

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Disegni di Matilde Simoni

 

Note:

1Hydria (kalpis) attica a figure rosse, pittore di Leningrado, 470-460 a. C. Collezione Intesa San Paolo 330-310 a. C.

2Per chi fosse interessato alla condizione delle donne nel Medioevo consigliamo di leggere gli studi di Régine Pernoud e Sue Niebrzydowski.

3Caterina da Bologna, o Caterina de' Vigri (Bologna, 8 settembre 1413 – Bologna, 9 marzo 1463), monaca fondatrice del monastero delle clarisse del Corpus Domini di Bologna. Sarà canonizzata da papa Clemente XI il 22 maggio 1712.

4Properzia de' Rossi (Bologna, 1490 circa – Bologna, 1530) scultrice e intagliatrice di gemme prima artista italiana ad essere ricordata del periodo rinascimentale.

5Plautilla Nelli al secolo Polissena de' Nelli (Firenze, 1524 – Firenze, 1588).

6Giorgio Vasari (Arezzo, 30 luglio 1511 – Firenze, 27 giugno 1574), scrittore, pittore e architetto, ricordato soprattutto per il suo famoso libro “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori”.

7Sofonisba Anguissola (Cremona, 2 febbraio 1532 – Palermo, 16 novembre 1625)

8Artemisia Lomi Gentileschi (Roma, 8 luglio 1593 – Napoli, 1653).

9 Judith o Judita Leyster, o Leystar (Haarlem, 28 luglio 1609 – Heemstede, 10 febbraio 1660).

10Jan Miense Molenaer (Haarlem, 1610 ca. – Haarlem, 15 settembre 1668).

11Elisabetta Sirani (Bologna, 8 gennaio 1638 – Bologna, 28 agosto 1665).

12Maria Sibylla Merian (Francoforte sul Meno, 2 aprile 1647 – Amsterdam, 13 gennaio 1717).

13Rosalba Carriera (Venezia, 12 gennaio 1673 – Venezia, 15 aprile 1757).

14Anna Morandi Manzolini (Bologna, 21 gennaio 1714 – Bologna, 9 luglio 1774).