Nel mistero

Dylan Dog - Numero 375 dicembre 2017

Soggetto e sceneggiatura: Tiziano Sclavi

Disegni: Angelo Stano

Colori: Giovanna Niro

Torna nelle edicole italiane un albo dell’indagatore dell’incubo scritto da Tiziano Sclavi, alla distanza di un anno esatto dalla precedente pubblicazione che portava la sua firma (“Dopo un lungo silenzio” numero 362). Avevamo già potuto godere della lettura di questa storia, all’inizio del mese di novembre, in occasione della manifestazione Lucca Comics and Games quando la casa editrice ha presentato in anteprima, rispetto alle edicole, ed in un’edizione più lussuosa, il volume con queste caratteristiche: copertina tutta rossa nel formato 22x31cm, 144 pagine con la storia e la sceneggiatura di Tiziano Sclavi, al prezzo di 19 euro (acquistabile in libreria o nello store online della casa editrice). Anche la versione economica però non si fa rimpiangere, impreziosita da una splendida cover di Gigi Cavenago, sempre più splendente!

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La storia

La storia è scritta nel più puro ed idilliaco stile “sclaviano”. Oserei dire che è l’essenza della sua scrittura che diventa qui esercizio accademico. Solo un autore come Sclavi può permettersi di fare scuola con un modo di scrittura che da sempre ha fatto della sua forza proprio la capacità di rompere strade, ponti e barriere narrative. In questo forse, seppur con anime molto differenti, Sclavi e Recchioni (che da qualche tempo cura la testata nel tentativo di riportarla allo splendore e al pubblico delle origini) si assomigliano. Tiziano Sclavi parte dallo stupore provato verso i più piccoli accadimenti quotidiani dai quali può scatenarsi una nuova vicenda, come sempre in bilico tra sogno e realtà, razionale ed irrazionale, amore e follia. Una semplice moneta, ad esempio, lanciata per fare l’elemosina, che rimane dritta in piedi nel piattino di un barbone. Un senza tetto, l’ultimo dei reietti, che misteriosamente riesce a prevedere il futuro e rivela a Dylan alcune tragedie che stanno per verificarsi: terribili incidenti a cui però nulla sembra potersi opporre, tanto meno il nostro eroe anti-eroe. Tornano le strofe poetiche che accompagnano la lettura su binari differenti da quelli del testo nei balloons o dei disegni, come negli albi più memorabili della serie (si veda ad esempio “Attraverso lo specchio”). Questa volta lo scrittore si ispira a “Les simulachres” di Hans Holben il giovane (1497/98-1543), famoso pittore ed incisore tedesco. L'autore del testo è anonimo, mentre le incisioni in xilografia sono di Holbein. La Danza macabra è un tema interpretato anche da altri pittori fiamminghi come Peter Bruegel e Hieronymus Bosch. Il soggetto raffigura lande desolate dove schiere di scheletri e cadaveri consumati, inseguono e puniscono gli esseri umani, dai più potenti e prepotenti della terra fino ai più miserabili. Nulla può fare l’uomo contro il proprio destino, nulla può contro la morte. Tiziano Scavi ritorna a far incontrare il suo più famoso personaggio con il suo più terribile ed invincibile avversario: la grande falciatrice, anche se quest’ultima non sempre si diverte ad andare in giro con falce e tunica nera.

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I disegni

Come tradizione che si rispetti ogni albo memorabile della serie di Craven Road è disegnato da Angelo Stano, che per molti anni è stato anche il copertinista ufficiale della serie. Grande prova anche in quest’occasione grazie ad un segno sintetico e grezzo nello stesso tempo, che si sposa perfettamente con le atmosfere rarefatte degli incubi di Dylan Dog. Secondo un nostro personalissimo parere, ci pare decisamente migliore il lavoro di Angelo Stano sulle pagine dell’indagatore dell’incubo piuttosto che nello speciale dedicato a Tex “Tex. Painted desert”. Forse dipende solamente dalle atmosfere più solari del rangers, o forse dal passaggio al digitale di Stano, che in quest’ultima prova mostra di aver assimilato pienamente. Il segno rimane per certi versi più netto e pulito. Anche i segni sporchi con cui il disegnatore era solito creare mezzi toni, sono ora più tecnici e delineati, ma si sposano splendidamente con la totalità della vignetta e della tavola. Alcuni effetti tipicamente digitali, come quello della clonazione, vengono utilizzati da Stano per ricreare un effetto dinamico, e risultano ben riusciti (si veda ad esempio l’esplosione del palazzo o la metropolitana che squarcia l’asfalto ed esce da sotto terra). La distorsione delle linee di fronte alla cabina del metrò crea un effetto calore che amplifica l’effetto dinamico della scena. In altri casi però l’utilizzo di fotografie come base per creare sfondi (in particolare alcuni scorci della città) risulta ancora un po’ troppo freddo ed evidente e dev’essere meglio amalgamato nello stile dell’autore.

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Il colore

Grandissima prova di Giovanna Niro che riesce a donare all’albo una colorazione veramente magnifica. Senza ricorrere a sfumature, velature, riflessi ed effetti pittorici, gioca tutta la tavola sul semplice (si fa per dire) accostamento di tonalità piatte collocate magistralmente con gusto ed equilibrio nella totalità della tavola. I colori sono fortemente espressivi e ben si sposano alle tematiche surreali dell’indagatore dell’incubo, descrivendo i sentimenti piuttosto che la realtà degli ambienti. Ecco accostate tonalità acide ed improbabili, giochi di contrasti e di complementari, gradazioni di tono o accordi stridenti. Giovanna dimostra una grandissima professionalità nel controllo di tinte e toni di colore, ma soprattutto una spiccata capacità di “sentire” il colore, “vederlo” nella mente prima che sullo schermo del computer e grazie a queste sue abilità nobilitare la pagina del fumetto.

Copyright Sergio Bonelli editore 2017.

 


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