La linea del fronte

"La Ligne de Front" (La Linea del Fronte) di Manu Larcenet.

Edito da Dargaud - collana Poisson Pilote

Coconino Press

"La Ligne de Front" è un albo francese, edito da Dargaud, appartenente alla serie "Une Aventure Rocambolesque de ....". Questa serie di pubblicazioni è dedicata ogni volta alle “roccambolesche avventure” di un nuovo personaggio storico: Attila l'unno, Robin Hood, il Milite ignoto, Sigmond Freud e in quest'ultimo caso il celebre pittore post-impressionista Vincent Van Gogh1. Manu Larcenet decide di inviare in guerra l'artista rivoluzionario e controcorrente: quanto di più inadatto per un animo come quello del povero Vincent! Nell'invenzione narrativa di Larcenet Van Gogh viene richiamato alle armi, durante la prima guerra mondiale (commettendo volutamente un errore storico, visto che Van Gogh muore il 29 luglio 1890) e spedito al fronte per una missione speciale. Ma è proprio da questo parodosso che muove la struttura comica e narrativa su cui l'autore costruisce la sua storia, come sempre con grande genialità ed originalità. Tutto ha inizio lontano dal fronte insanguinato, all'interno di un sicuro e lussuoso palazzo, dove siedono il presidente Poincarré con i generali Morancet e Morillon. Si chiedono stupefatti, mentre assaporano un buon cognac e fumano un caldo sigaro, per quale motivo i soldati al fronte piangono come femminucce invece di essere baldanzosi e irruenti per la battaglia, pronti a morire per la gloria e per la patria. Alla fine, non senza stupore, ne deducono che sia per la paura di morire! “Ma no!” - Esclama Poincarré togliendo tutti dall'imbarazzo - “altrimenti che gusto ci sarebbe nel fare la guerra?” Decidono allora di inviare un pittore (e non un fotografo, la scelta è già indicativa di una volontà di deformazione della realtà attraverso la loro particolare visione del mondo) che sappia interpretare nei suoi quadri lo spirito della guerra e forse svelare loro, il segreto di tanta tristezza nelle truppe. Tra i pittori francesi che potrebbero assumere l'incarico sicuramente non può figurare Eduard Manet, abituato a ritrarre la vita mondana e monotona della borghesia parigina, ipocritamente infastidita solo dalla decadente e perversa presenza di qualche nudo femminile, portato sulla tela proprio per smuovere le tranquille ed addormentate coscienze della società “bene”. Sicuramente non sarebbe adatto Toulouse-Lautrec, dotato di un segno nervoso e realista, capace di cogliere l'attimo e l'essenza di uno stato d'animo o di una particolare situazione, ma non dotato di un fisico adeguato per affrontare le dure fatiche della trincea. La scelta finirà per cadere su un pittore che francese non è, se non per ispirazione artistica, ma che certamente sa come raccontare il dramma della vita: Vincent Van Gogh!

vangogh va alla guerra

Il fumettista francese con il suo stile imperniato di humor nero e grottesco, riesce magistralmente a miscelare nelle sue vignette momenti di comicità e ironia, con situazioni angoscianti e drammi esistenziali, con una bravura che è patrimonio solo dei grandi artisti. “La linea del fronte” è una forte critica al mondo della guerra e alle sue assurdità, nata per futili motivi dei potenti e conclusa facendone pagare i prezzo, con torti e dolori, ai poveracci.

Il volume termina con un'altra interessante provocazione di Lacernet. Con uno stratagemma narrativo Van Gogh viene fatto rivivere all'inizio del '900 perché ha un compito segreto: impedire lo sviluppo e il successo del Cubismo. Ma perché proprio Van Gogh? In effetti la più folgorante delle avanguardie termina ufficialmente proprio con la prima guerra mondiale, come dichiarato dai suoi stessi autori ovvero Pablo Picasso2 e Georges Braque3 (il Cubismo è solitamente diviso in tre fasi: cubismo formativo 1907-1909; cubismo analitico 1909-1912; cubismo sintetico 1912-1914). Il Cubismo, come tutte le avanguardie artistiche che hanno caratterizzato l'inizio del '900, è stato fortemente influenzato dalla ricerca pittorica dei tre Post-impressionisti. A fine secolo Paul Cezanne, Paul Gauguin e Vincent Van Gogh, partendo dall'esperienza degli Impressionisti, hanno aperto tre strade completamente differenti, fondamentali successivamente per lo sviluppo dell'Arte moderna: Vincent Van Gogh, con il suo segno fortemente espressivo, verrà ripreso dall'avanguardia dell'Espressionismo a partire dal 1905; Paul Gauguin, con la sua teoria del colore simbolico, influenzerà il movimento dei Fauves e la ricerca di un'autonomia dell'arte basata sempre di più sugli aspetti formali (in particolare sulla forza del colore come linguaggio universale); infine Paul Cezanne, grazie ad un breve rapporto epistolare intrattenuto con il giovane Picasso, suggerirà le basi teoriche del Cubismo. Nella realtà, anche se il Cubismo si chiude ufficialmente nel 1914, per volere dei suoi stessi fondatori, esso continuerà a svilupparsi nelle loro opere successive, influenzando in maniera indelebile il futuro dell'arte moderna e della società contemporanea. Indipendentemente dal volere dei padri della guerra, seduti comodamente nelle loro comode poltrone a far previsioni statistiche, in quegli anni i semi dell'epoca contemporanea stavano germogliando.

Note:

1Vincent Willem van Gogh (Zundert, 30 marzo 1853 – Auvers-sur-Oise, 29 luglio 1890)

2Pablo Ruiz y Picasso (Malaga, 25 ottobre 1881 – Mougins, 8 aprile 1973)

3Georges Braque (Argenteuil, 13 maggio 1882 – Parigi, 31 agosto 1963)