Maxi Tex n.29

Ottobre 2021

Sceneggiatura di Gianfranco Manfredi

Disegni di Massimo Rotundo

Gianfranco Manfredi aggiunge un’altra importante opera all’elenco dei suoi innumerevoli capolavori fumettistici: Magico Vento, Shangai Devil, Adam Wild, Cani Sciolti, Volto Nascosto, Gordon Link… e ora questa bellissima storia di Tex (per il quale ha già scritto bellissime vicende a partire dal Maxi “La pista degli agguati”). Con la storia “Mississippi Ring” pubblicata sul Maxi Tex n.29 (nell’ottobre 2021) affronta il tema del “fuoco liquido” ovvero del traffico illegale di whisky sulle sponde del fiume Mississippi. Pur rimanendo nell’ambito della finzione in cui si muove la serie del texas ranger inventato da Gianluigi Bonelli e Aurelio Galoppini (in arte Galep), Manfredi dipinge un affresco corale e realistico della scena legata al traffico di alcol sulle rive del grande fiume americano, fra le città di Huston, Bato Rouge, Vicksburg, Memphis, St. Louis. Il whisky è uno degli elementi fondamentali della storia americana ma è anche un soggetto narrativo che ha caratterizzato il genere western. Lo sceneggiatore restringe il campo geograficamente, per analizzare la zona dei commerci sul Mississippi, ma in realtà allarga lo sguardo per considerare da un punto di vista storico e sociale il fenomeno del contrabbando di alcolici e costruirgli attorno un’avventura di Tex. Attraverso lo svolgimento della vicenda veniamo a conoscenza della distillazione illegale e a basso costo dell’alcol, degli intrallazzi organizzati dalla malavita, dello sfruttamento e dell’impoverimento delle classi sociali più abbienti, della corruzione, dei loschi traffici che avevano caratterizzato l’economia di quelle sponde... tutte derive e contrasti sociali non risolti lasciati in eredità dalla guerra di Secessione. L’opera intessuta da Manfredi è veramente complessa e articolata: il traffico di cotone, i contrasti fra le piccole e le grandi compagnie dei battelli a vapore, i soprusi razziali, i giornalisti che tentavano inutilmente di denunciare la situazione corrotta. Come su una grande scena teatrale di cui ha già dipinto la scenografia, lo sceneggiatore muove sapientemente decine di personaggi caratterizzati con maestria, ognuno con la sua piccola storia nella storia più grande, che conferisce spessore alla vicenda narrata.

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Gli esempi sono tantissimi e non possiamo certo citarli tutti in questo breve articolo. Potremmo partire dal killer malinconico che suona una marcia funebre con la fisarmonica e che si contende la copertina del volume con il nostro eroe: assoldato da una grande compagnia commerciale dietro la quale si nascondono i traffici di alcol, ha il compito di eliminare i testimoni scomodi di un processo che è stato organizzato contro la società. Ma il killer nasconde un misterioso passato e ha altri motivi per portare a termine la sua missione. Ricorre all’alcol per nascondere i fantasmi della guerra civile che ancora lo tormentano… nella divisa di soldato, ha visto massacrare i suoi compagni. Il suo comandante era Dickinson, anima nera delle truppe nordiste nella quale il killer combatteva. E il destino vuole proprio che ora fra le vittime designate del suo incarico ci sia anche il Colonnello Dickinson, ormai in pensione.

Il vecchio Colonnello, ritiratosi a vita solitaria in un maniero che si erge su una collina di Vicksburg è uno dei tre testimoni che hanno avuto il coraggio di denunciare il clima di corruzione e di illegalità che ristagna sulle rive del Mississippi. I suoi ideali di giustizia sono ancora gli stessi che lo guidavano quando combatteva sul campo, pronto a sacrificarsi per un’idea, per una bandiera, ma incapace di vedere l’umanità sofferente dei suoi soldati portati al massacro. Con la solita abilità che lo contraddistingue, Manfredi cela dietro tanto amore per la giustizia, l’incapacità di saper percepire il prossimo e pensare solo alla propria gloria personale.

Anche il secondo testimone, la vedova Evans, incarna un ruolo simile: gestisce un Hotel a Memphis, battendosi contro la produzione di alcol di bassa qualità che condanna all’imbruttimento, se non alla completa perdizione, la popolazione più povera che ricorre ai liquori proprio per dimenticare le proprie miserie. Anche la vedova nasconde sotto il suo perbenismo e il suo senso di giustizia sociale l’incapacità di vedere con gli occhi di chi gli è prossimo e ha bisogno di una mano, l’empatia, la capacità di condividere e capire. Questo atteggiamento la porta ad esporsi mettendo più volte a repentaglio la missione di Tex e Carson che è quella di scortare i testimoni al tribunale sani e salvi.

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C’è la povera e giovane Maude, orfana di famiglia a causa della febbre gialla, lavora al saloon di Mister Starch come sguattera e viene sfruttata e ripagata con l’alcol di cattiva qualità. C’è Ronald Fletcher, ispettore del cotone corrotto dalla malavita costretto a collaborare con Tex. C’è Boswell il capo della malavita del porto di Memphis che si è arricchito grazie ai suoi loschi affari e ora pensa di aver raggiunto un livello sociale più alto, senza rendersi conto di essere sempre il solito bandito che verrà spazzato via dalla furia di Tex. C’è Mister Goldwater, rappresentante di fucili a ripetizione che quando sarà il momento della sparatoria decide di mettersi dalla parte di Tex e della giustizia, forse per provare finalmente ad utilizzare quegli strumenti di cui ha per tanto tempo decantato la gloria. Purtroppo il suo spazio durerà poche vignette. Insomma ogni personaggio non è una semplice comparsa, ma ha un carattere, una storia, dei sentimenti.

All’interno di questa struttura narrativa transita come un rullo compressore l’eroe del fumetto: Tex, incarnando il suo ruolo di giustiziere spaccatutto.

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I disegni di Massimo Rotundo, in splendida forma, stereotipati e archetipi, si sposano alla perfezione al ruolo con cui Manfredi muove Tex nella storia. La caratteristica principale di Tex, forse il segreto del suo successo editoriale che dura da tanti anni, è quello di incarnare la figura dell’eroe tutto d’un pezzo, che non sbaglia mai, sicuro di se e di cosa sia giusto e cosa sbagliato, capace di raddrizzare i torti e portare giustizia. Nell’incarnare questo ruolo diviene inevitabilmente una marionetta di se stesso, per quanto solida e strutturata, tanto perfetta da essere quasi astratta, disumanizzata. Nella storia ne fanno da contrappunto le tante umanità dei comprimari, che lo sceneggiatore mette in campo e nei disegni il segno modulare e costruito attraverso modelli che l’artista lascia intravedere alla base dei suoi personaggi, riesce a celebrare in maniera assoluta, quasi neoclassica, la perfezione incarnata da Tex. Ne divengono una metafora visiva. Il ranger assume fisionomie e posture tanto perfette da sembrare iconiche: come lo sguardo di Paul Newam o di John Travolta nel cinema.

In questa satura lanx ben strutturata, l’unico a rischiare di scomparire è Kit Carson. Se ne rende conto molto bene Manfredi che prima gli fa recitare la parte da balia del vecchio colonnello e in seguito della vedova inacidita, poi ne riscatta la figura del vecchio ranger nella sequenza dalle pagine 275 a 281, quando Kit si reca da solo alla losca taverna del pesce marcio (letteralmente “Rotten fish”) dove viene servito il whisky che avvelena i poveracci di Paducah e lo riduce ad un colabrodo a suon di revolverate.

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Il copyright delle immagini è Sergio Bonelli editore


Ulteriori approfondimenti:

 Scheda autore: Manfredi Gianfranco