The Passenger

Soggetto e sceneggiatura: Carlo Carlei  - Adattamento: Marco Rizzo  - Disegni: Lelio Bonaccorso

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Quanti scrittori e quanti registri hanno immaginato nelle loro avventure, un tranquillo passeggero raccolto come autostoppista durante un viaggio troppo noioso, che si trasforma improvvisamente in una terribile minaccia: un serial killer psicopatico che improvvisamente incomincia a tormentare la candida famigliola che ha avuto la malaugurata idea di accoglierlo sull' auto; un mostro devastante trasformatosi improvvisamente sul sedile posteriore dell'automezzo su cui era stato caricato, sembrando un innocuo ed innocente poveraccio; due astronauti che si risvegliano troppo presto dalla loro ibernazione, durante un lungo ed interminabile viaggio interstellare, per scoprire che la loro nave, la Starship Avalon, che trasporta migliaia di coloni verso il nuovo mondo Homestead, ha improvvisamente dei gravi problemi a bordo (“Passengers” di Marten Tyldum, 2017); un angelo terrificante venuto su questa terra per impedire la fine del mondo e molti, molti altri sarebbero i racconti e le pellicole che si potrebbero citare su questo argomento.

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Ma cosa succederebbe se il terribile passeggero fosse in realtà il più spietato e crudele dei mafiosi siciliani? L'uomo che si è macchiato di terribili ed efferati delitti, l'uomo che non ha avuto paura di sacrificare innocenti, donne e bambini, politici e poliziotti, in nome di una giustizia tutta sua, cresciuta dentro al suo arido cuore, coltivata fin da quand'era bambino, in un mondo pervaso dalla violenza e dalla sopraffazione? E ciò che immaginano gli autori di questo racconto edito da Tunuè: “The passengers” di Carlo Carlei (filmmaker), Marco Rizzo (sceneggiatore) e Lelio Bonaccorsi (disegnatore). Tutti e tre innamorati del fumetto fin da piccoli, ed in particolare di quello super-eroistico, passione che traspare tra gli spazzi bianchi delle vignette. Amore che si vede nelle pagine del racconto che diventa così uno speciale ibrido, ricco di suspance e risvolti inaspettati. Don Masino Caligiuri è un vecchio boss malavitoso. Un uomo d'onore, come si fanno chiamare nella più profonda Sicilia. Un uomo che ha avuto un ruolo di prim'ordine nella criminalità e nella politica italiana degli ultimi cinquant'anni. Un uomo ormai vecchio... di cui, i suoi antichi alleati, hanno deciso di far terra bruciata. Deve scappare per non finire ammazzato. Grazie ad uno stratagemma riesce a sottrarsi alle manette della polizia e alle pallottole dei suoi avversari che lo vogliono morto. Sale sull'auto di un giovane turista e si fa scarrozzare da questo per le strade della Sicilia e di Palermo, nel tentativo di salvare la pelle e, forse, anche di riconquistare il potere perduto. Inizialmente la dura figura del vecchio boss sembra quasi dipinta con simpatia. Ricorda l'attempato John Wayne quando interpretava il ruolo di vecchio pistolero in pellicole come “El Grinta” o “Chisum”. La figura del boss mafioso, tutto d'un pezzo, capace di controllare la situazione con sangue freddo e sprezzo del pericolo, nonostante l'età e gli acciacchi, ne fanno quasi la figura di un super eroe, una specie di “Punitore” in versione “spaghetti”. Ma il racconto si snocciola pian piano svelando dell'assassino la sua vera natura, i suoi trascorsi criminali, il mostro terribile che ha compiuto delitti ingiustificabili. Non ci può essere compassione per questo vecchio, non ci può essere accettazione per la mafia e i suoi strumenti, sembrano suggerirci gli autori. Ed ecco allora che la storia si ribalta in un inatteso finale che vi lascerà sicuramente con il fiato in gola. Il racconto non concede tregue, alternando con ritmo scene di azione ai dialoghi tesi e concitati dei due viaggiatori: Don Masino e l'americano. I tre autori si divertono a mischiare i generi e i linguaggi, a partire dai dialoghi che si alternano continuamente fra l'italiano, il dialetto siciliano più stretto e l'inglese (americano). Così come fumetto, cinema, avventura super-eroistica, cronaca e racconto politico si fondono in un'avventura assolutamente godibile ma anche in una sincera riflessione sulla mafia siciliana. I disegni di Bonaccorso sono molto curati, miscelano stili e tecniche differenti: dal grafismo più francese, alle inquadrature più dinamiche tipiche del genere americano, dalla gabbia italiana a un montaggio più libero e autoriale. La tecnica di disegno e la colorazione è pittorica, fonde anche qui l'uso dell'acquerello e della computer grafica per ottenere una giusta atmosfera. Un ottimo racconto che va giù tutto d'un fiato, un'unica emozione, per lasciarci solo alla fine a riflettere su un racconto che certo non è solo intrattenimento.

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Ulteriori approfondimenti:

 Scheda autore: Carlei Carlo

  Scheda autore: Bonaccorso Lelio


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