Gli antenati del fumetto
Molto molto tempo fa, quando ancora l'uomo viveva nelle grotte e da poco aveva imparato ad utilizzare il fuoco per scaldarsi, un'importante scoperta, probabilmente casuale, stava per cambiargli per sempre la vita. Forse spostando qualche oggetto, o i rami raccolti per alimentare le fiamme, il nostro antenato notò che i segni che si formavano sulla sabbia o su di una roccia, assomigliavano vagamente a forme della natura: un'antilope, un cervo, un uomo… Scoprì così che tracciando semplici righe il nostro cervello poteva evocare oggetti concreti, ed iniziò a disegnare il suo mondo: scene di caccia, di lotta, di vita.
Pian piano la sua abilità nel rappresentare le immagini migliorò e con il passare dei secoli, attraverso l'Arte, potè raccontare i suoi sogni, le sue aspirazioni, i suoi ideali. Queste opere giunte fino a noi, oggi, ci danno la possibilità di conoscere ed imparare moltissimi segreti della nostra storia.
La voglia di raccontare è da sempre stata una caratteristica dell’essere umano, che ha nei secoli rappresentato, attraverso l’Arte, le sue storie. Gli studiosi della storia della comunicazione, nei reperti linguistici delle varie civiltà del genere umano, hanno individuato diversi esempi che si avvicinano alle modalità di narrazione tipiche dei fumetti. Nelle prossime pagine proveremo ad analizzarne alcuni.
Incisioni rupestri, Valle Camonica, Capodiponte (Bedolina).
In alcune pitture murali dell'antico Egitto, come questa “Offerta di acqua alla mummia”, si evidenzia la ripetizione dei personaggi come se fosse una narrazione per vignette. In questo caso, notiamo l’immagine del servo e del sarcofago che si ripetono più volte come se fossero vignette accostate, divise l’una dall’altra solo da un elemento verticale (una pianta di papiro). Sullo sfondo, compaiono inoltre i geroglifici che, come le parole nei balloons, accompagnano l’avvenimento descritto per immagini.
La “Pesatura del silfio” del V secolo a.c. che vedete qui sotto, è un esempio di pittura su suppellettile greca. La scena viene suddivisa in più zone dalla struttura della bilancia come se fosse una pagina. Il personaggio più grande è il padrone, mentre i servi o contadini portano il raccolto della pianta medicinale alla pesatura. Dalla loro bocca escono delle parole, esattamente come nei fumetti.
La “pesatura del silfio” - V secolo a.c.
Un documento importantissimo di narrazione per sequenze d'immagini è rappresentato dalla “Colonna Traiana”, eretta a Roma nel 113 d.c. per celebrare le vittorie dell'imperatore Traiano sui Daci. La fascia che avvolge il fusto della colonna è una successione di vignette scolpite nel marmo, quasi una lunghissima striscia a fumetti che ci guida nelle conquiste dell'impero romano.
“La colonna Traiana”, Roma, 113 d.c.
Il popolo dei Sumeri, nel III millennio a.c. nella Mesopotamia meridionale, fu una delle civiltà più evolute dell'antichità: inventori della scrittura cuneiforme e fondatori di grandi città. Rappresentavano i loro dei in una posizione statica e modulare, ovvero sempre in piedi in atteggiamento severo e dignitoso. Solitamente i personaggi raffigurati erano tutti vestiti con una sorta di lunga gonna a balze e avevano enormi occhi sbarrati (magari ornati con lapislazzuli). A noi appaiono oggi strani e buffi, ma per i Sumeri non era importante rappresentare la realtà con fedeltà e realismo, in modo da poter riconoscere la persona scolpita, piuttosto cercavano di raffigurare il ruolo di quel personaggio (dio, re o fedele in preghiera).
La statua, che rappresenta il re Gudea di Lagash, risale al 2.150 a.C. Il lungo mantello con cui il personaggio è vestito, lascia scoperti solo la spalla e il braccio destro, per poi cadere dritto senza accenni al panneggio, in modo da lasciare libera e uniforme la zona anteriore dell'abito che riporta alcune scritture in caratteri cuneiformi incisi nella pietra. Questo particolare ci ricorda uno dei primi fumetti della storia dei comics, ovvero Yellow Kid di Richard F. Outcault. Nelle strisce che venivano pubblicate sul supplemento domenicale del quotidiano “New York World” i personaggi venivano disegnati con lo stesso stratagemma: i pensieri o le parole erano scritti sugli abiti o su cartelli tenuti in mano.
“Gudea”, ca 2150 a.c., diorite, Parigi, Museo del Louvre.
A fianco "Yellow Kid" di Richard F. Outcault.
I Sumeri realizzavano anche dei bassorilievi per raccontare le loro storie. In alcuni casi i rilievi venivano realizzati premendo e facendo rotolare sull'argilla fresca piccoli cilindri in pietra, sulla cui superficie erano incisi in negativo dei disegni che riportavano sull'argilla le immagini in positivo. Era un sistema primitivo per poter riprodurre più copie della stessa storia, anticipando i nostri “giornaletti”.
Sigillo per l'incisione dei bassorilievi, III millennio a.c. Parigi, Louvre.
Nel Medioevo era molto diffusa la “Biblia Pauperum” che narrava i principali episodi della vita di Gesù, servendosi di illustrazioni: le immagini venivano accostate proprio come vignette per far comprendere più facilmente il messaggio evangelico al popolo analfabeta.
Nei mosaici della basilica di San Marco a Venezia, per evidenziare la scansione temporale della sacra scrittura, la figura di Cristo viene riproposta più volte, esattamente come le vignette possono ripetere la figura e scandire la successione di lettura. Moltissimi sono gli esempi di questo tipo che possiamo ritrovare nelle opere d’Arte, in particolare in quelle medioevali.
“Orazione nell'orto”, particolare di mosaico, Venezia, San Marco, sec. XII-XIII.
All’inizio del 1.400, nel così detto Rinascimento, un’altro episodio del Vangelo viene raccontato con uno stratagemma simile: nella cappella Brancacci della chiesa del Carmine a Firenze, Masaccio (con l'aiuto di Masolino) dipinse una serie di affreschi dedicati alle storie e ai miracoli di San Pietro. In particolare nell'affresco denominato “Il tributo”, che troviamo sulla parete sinistra della cappella, si può vedere come l'artista riesca a gestire il racconto evangelico con grande bravura, rappresentando i personaggi nella stessa scena ma in differenti momenti temporali. L'episodio, viene suddiviso in tre momenti: 1) Gesù e i suoi discepoli arrivano a Cafarnao, ma per entrare in città devono pagare un tributo ad un gabelliere; Gesù ordina a Pietro di andare sulla riva del lago di Tiberiade, poco lontano, e di pescare un pesce, nella cui bocca troverà la moneta per pagare la tassa. Pietro è incerto, guarda Gesù e, quasi a chiedere conferma della direzione da prendere, indica il lago in lontananza; 2) Pietro obbedisce al suo Signore, pesca il pesce e vi trova nella bocca uno statère (moneta d'oro greca); 3) Pietro paga la tassa all'esattore. Masaccio non dispone le scene in ordine cronologico ma piuttosto le dipinge come se accadessero tutte nello stesso istante, vuole congelare il tempo, dando importanza alla scena centrale, quella in cui avviene il miracolo. Ed il miracolo è compiuto da Cristo che indica a Pietro il lago dove pescare il pesce, non da Pietro che trova le monete, ripetendo solo il gesto che gli è stato ordinato. Cristo e i suoi apostoli formano un cerchio prospetticamente impostato che è il cuore visivo dell'affresco attorno a cui ruota tutta la scena.
Masaccio, “Il tributo”, affresco, 1423-1428; Firenze, Chiesa del Carmine, Cappella Brancacci.
Il disegno e le rappresentazioni grafiche si sono evolute e caratterizzate sempre di più nel corso dei secoli per poter esprimere, attraverso le rappresentazioni figurative, emozioni, sentimenti e pensieri. Le immagini caricaturali dell'800, con un segno semplice e scarno, riuscivano a criticare i costumi dell'epoca. Rappresentano uno dei primi esempi di sintesi grafica a favore del racconto satirico. Ne vediamo un esempio in una litografia di Honoré Daumier, in cui viene preso in giro il governo corrotto del sovrano borbonico. Il Re, ritratto panciuto per la sua ingordigia, si appoggia sul balcone che sembra incurvarsi a causa del peso; a tanta opulenza del Re, sullo sfondo si contrappongono i soldati, schizzati a matita, che uccidono barbaramente i rivoltosi.
Honoré Daumier, “A’ Naples. Le meilleur des rois continuant à faire régner l’ordre dans ses états”, litografia apparsa in « Charivari » del 30 Agosto 1851. Parigi, Bibliothéque Nazionale.
Nel 1827 il ginevrino Rodolphe Töpffer realizzò la sua prima “Drôlerie”, un romanzo illustrato con immagini in sequenza. Era una formula narrativa fortemente innovativa, che utilizzava tutte le tecniche impiegate oggi nel fumetto: per questo viene riconosciuto come il primo inventore del fumetto. “L’Histoire de Mr. Vieux Bois” racconta una vicenda amorosa, popolata da strani personaggi, buffi e demenziali. I suoi libri ebbero un buon successo e, oltre che in Svizzera, furono pubblicati in Danimarca, Germania, Inghilterra, Olanda e Stati Uniti. La formula interessò subito moltissimi autori che si cimentarono così nel racconto sequenziale.
“Les Amours de Monsieur Vieux Bois” di Rudolphe Töpffer.
Nel 1895 Richard Felton Outcault pubblicò, su un supplemento del quotidiano statunitense “New York World”, le prime vignette di “Yellow Kid”, un ragazzino che indossava un lungo camicione sul quale era scritto ciò che diceva o pensava. All’inizio non erano pagine suddivise in vignette, piuttosto delle grandi illustrazioni popolate di molti personaggi, ognuno dei quali si esprimeva con scritte che comparivano su cartelli, manifesti o sugli abiti stessi indossati.
Il successo di pubblico fu grandioso e subito tutti i maggiori quotidiani cercarono di pubblicare anch’essi delle strisce disegnate. Grazie al personaggio di Outcault il fumetto si stava diffondendo al grande pubblico, tanto che per molto tempo si è considerato (erroneamente) Yellow Kid come il primo personaggio dei fumetti.
La strada per il fumetto era tracciata e poteva evolversi definendo le sue potenzialità narrative: la forte caricaturizzazione dei personaggi, il tipico avvicendarsi delle azioni di vignetta in vignetta, l’espressività del segno grafico, il ritmo narrativo che nasce dal peculiare accostamento di testo e immagini.
Da Yellow Kid attraverso i principali personaggi dei fumetti. Illustrazione di Andrea Capone.