La geometria in Corrado Mastantuono

I calligrafi studiando la scrittura delle persone riescono a risalire al carattere di chi ha tracciato quei segni. Curve e angoli acuti, morbidezza del tratto o forza incisiva, lettere minute o imponenti scarabocchi, diventano specchio dei nostri pregi e dei nostri difetti, del nostro modo di essere, della mutevole attenzione con cui percepiamo il mondo che ci circonda e di conseguenza delle modalità con cui ci esprimiamo.

Analogo procedimento è ancor più valido osservando lo stile di un artista. Siffatta analisi è in realtà più complessa e difficoltosa, perché l’espressione grafica di un artista si veicola attraverso tecniche e supporti differenti, utilizzando media e linguaggi magari opposti fra loro. Nonostante questo il percorso di ricerca e di sperimentazione che caratterizza l’individualità di un disegnatore, di un regista o di un poeta, è sempre univoca. Può essere duttile e malleabile per adattarsi ed incanalarsi in strade differenti, ma un’attenta osservazione ne può estrapolare l’anima più autentica e genuina. L’anima dell’artista!

A mio parere una delle componenti dell’animo artistico di Corrado Mastantuono è un segno fortemente grafico e geometrico. Non è certo l’unico elemento che contraddistingue la sua impronta pittorica, ma è una caratteristica della sua cifra stilistica che ritorna a volte appena celata, altre volte più evidente, fra copertine, illustrazioni, bozzetti e vignette.

Questo breve articolo vuole tentare di individuare questa componente ricercando nel percorso evolutivo della sua tecnica.


Corrado Mastantuono è nato a Roma il 20 dicembre 1962. Nel 1980 si diploma all’Istituto Nazionale per la Cinematografia e la Televisione come disegnatore di cartoni animati. La sua prima formazione professionale è legata all’animazione (svolge questo lavoro dal 1980 al 1989); crediamo che in particolare l’esperienza dell’intercalazione sia uno degli elementi che gli abbia permesso di sviluppare una particolare facilità del disegno, una duttilità del segno grafico che l’autore saprà coniugare in seguito con estrema facilità dal fumetto umoristico a quello realistico, sperimentando, attraverso l’evolversi della sua carriera, personaggi e storie grottesche, antropomorfe o estremamente concrete.

Nel 1990 debutta sul n. 92 della rivista l’Eternauta che, insieme all’altra rivista della stessa casa editrice, Comic Art, segna il passaggio nel mondo del fumetto. Per queste riviste disegna le storie “Buzzer”, “Yellow Kid”, “Cargo Team”, “Psicoteca” e molte altre.

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“Cargo Team”, tavola n.9 episodio “Carrefour”, L’Eternauta n. 118, edizioni ComicArt 1993.

 Già nelle prime storie di ambientazione fantascientifica come “Cargo Team”, un ripasso a china per certi versi ancora “sporco” ed “impastato” (che ben si addiceva alle tematiche noir della serie) denota un’impostazione del disegno spigolosa e graffiata, sia nei tagli delle vignette, nelle ombre delle ambientazioni che nelle forme dei personaggi.

Nel 1990 esordisce anche su “Topolino” (si tratta del n.1805 con la storia “Zio Paperone e l’unica giovialità”), dimostrando, come si è già detto, la sua facilità nel passare da un genere all’altro. La collaborazione con la Walt Disney lo porta sulle pagine di “Minni & company”, “Giovani Marmotte”, “PK”, “MM”.

Il disegno disneyano è per antonomasia tondo, morbido ed elastico, soprattutto nell’interpretazione di che negli ultimi decenni è diventato il nume tutelare di riferimento per ogni disegnatore della casa editrice. Tutto ciò sembrerebbe andare contro la lettura che stiamo facendo dello stile di Mastantuono. Eppure, anche in questo caso, a differenza del disegno cavazzaniano, nelle storie disegnate da Corrado si respira sempre una geometria di fondo, un tratto graffiante e sintetico. Non solo nel modo di caratterizzare i personaggi ma soprattutto nell’impostazione della tavola, si tratti di un’illustrazione o di una pagina di fumetto. Lo vediamo in questo esempio: lo scheletro strutturale su cui si basa l’illustrazione (le linee principali che caratterizzano la lettura di un’immagine con le quali l’autore imposta il proprio lavoro) è dinamico, giocato su linee inclinate fortemente geometriche che donano azione e patos alla scena poliziesca di Topolino.

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Copertina della raccolta “MM le origini” (copyright Walt Disney Italia).

In questa copertina lo scheletro strutturale coincide con la fonte luminosa. I raggi di luce convergono verso il volto di Topolino, vero fulcro e soggetto dell’illustrazione, anche se apparentemente sembrano esser generate dallo scettro che il nostro eroe impugna saldamente in mano.

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 Copertina di “Topolino” 2.726 del 26 Febbraio 2008 (copyright Walt Disney Italia).

Nel 1997 con la storia “Paperino e la macchina della conoscenza” (Topolino n.2172) Mastantuono crea anche un personaggio per la casa di Topi e Paperi, si tratta del paffuto Bum Bum Ghigno.

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 “Paperino, Archimede e l’anonimo Bum Bum” (copyright Walt Disney Italia).

Eccolo apparire in un’inedita tavola. Osservate muri, strade e personaggi: sembrano muoversi in una gabbia spaziale rigorosamente scandita per piani. Il tutto conferisce alla lettura solidità e semplicità, una semplificazione che non appiattisce, anzi crea uno spazio tridimensionale all’interno del quale sono collocati i personaggi.

Quest’impostazione strutturata gli permette di ottenere effetti tridimensionali e soluzioni illustrative originali, fortemente caratterizzate dall’elemento grafico che comunque rimane sempre in secondo piano, mai ridondante o apparente, se non ad una attenta lettura.

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  Copertina per “Big” n. 5 (copyright Walt Disney Italia).

In altri casi quest’esigenza geometrica traspare da soluzioni narrative che sembrano quasi ispirarsi all’archetipo bizantino, con personaggi che si ripetono (soprattutto sullo sfondo) sempre uguali a se stessi, modulari, come tanti soldatini (in questo caso il soggetto lo richiedeva). Quest’idea potrebbe derivare dall’esperienza dell’animazione: ripetere lo stesso soggetto per dare l’idea del movimento. Analizzando la carriera di Mastantuono ritroviamo questo prototipo in diverse sue illustrazioni.

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 Copertina per “Big” n.8 (copyright Walt Disney Italia).

E quando il tema glielo permette ecco apparire anche sulle tavole disneyane il segno più spezzato e frammentato. Ne è un’esempio quest’immagine vichinga dove armi, vestiti, vele e soprattutto la nave drakkar possono divenire forme aguzze e puntite.

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 Copertina per “Big” n.18 (copyright Walt Disney Italia).

Nel 1993 Corrado Mastantuono incomincia la sua collaborazione anche con la casa editrice di Sergio Bonelli, mettendo nuovamente il suo stile alla prova, e trasformandolo con i massimi risultati artistici. Collabora alle testate di “Nick Raider” (di cui è copertinista dal n.100) e “Magico Vento” sia per le storie che per le copertine.

 Per la testata poliziesca di "Nick Raider" il suo stile diventa tagliente, privo di sfumature, forte, incisivo. Le copertine devono colpire per la loro forza drammatica, suggerire le atmosfere noir del giallo americano. Qui il segno geometrico diventa elemento descrittivo oltre che compositivo.

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 “Nick Raider” copertina del n. 110 (copyright Sergio Bonelli editore).

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“Nick Raider” copertina del n. 120 (copyright Sergio Bonelli editore).

Alle prese con le ambientazioni western del personaggio di Magico Vento, Mastantuono inventa un’altra tecnica. Utilizza la matita per impostare le illustrazioni di base, in modo da poter rendere le forme plastiche e chiaroscurate giocando con la morbidezza della graffite. Non inchiostra ma colora il tutto a computer. Stessa tecnica adotta poi per le copertine della miniserie di “Volto nascosto” e su quella seguente di “Shanghai Devil” (testi del bravissimo Gianfranco Manfredi).

Nelle sue illustrazioni a matita il segno morbido o nervoso della matita delinea i piani, crea ombre plastiche, taglia in maniera radente le luci delle forme.

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Betty Page, portfolio realizzato per le edizioni “Il Grifo”. 

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Copertina di “Shanghai Devil” n.4 (copyright Sergio Bonelli editore).

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 Copertina di “Shanghai Devil” n.5 (copyright Sergio Bonelli editore).

 

Riecco comparire l’idea dell’archetipo modulare che si ripete sullo sfondo dell’illustrazione.

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Copertina di “Shanghai Devil” n.7 (copyright Sergio Bonelli editore).

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Copertina di “Shanghai Devil” n.9 (copyright Sergio Bonelli editore).

Nella copertina del numero 9 mi sembra tanto di riconoscere, anche se specchiata, la stessa sala da ballo che Edgar Degas dipinse nel 1874, anche in quel caso i differenti piani dell’illustrazione ci svelavano sale in successive profondità: la sala da ballo, una stanza al di là di questa, e poi la città immersa nella luce del giorno.

 Oppure nella copertina del numero 14, che mi ricorda un altro celebre capolavoro dell’ottocento (“La libertà che guida il popolo” di Delacroix, 1830), il segno di contorno diventa più spesso e spigoloso in alcuni tratti, come a mettere in risalto alcune zone del disegno, a chiudere le parti in forme geometriche. A qualcuno il paragone potrà sembrare azzardato ma io non credo. Al di là dell’ambientazione, con questa chiesa sullo sfondo che potrebbe richiamare vagamente alla mente Notre Dame di Parigi (ma si tratta invece della cattedrale di Beitang), è proprio nella tecnica esecutiva la più vicina analogia. Magari neppure immaginata da Mastantuono, ma non per questo meno importante, anzi piuttosto il contrario. L’immagine è impostata su contrasti chiaroscurali, in primo piano il protagonista della miniserie, Ugo Pastore, con il vestito nero e il mantello rosso, spicca per contrasto cromatico. Il vestito è una macchia nera, spigolosa e tagliente, senza accenni a pieghe o dettagli. Il rosso è ugualmente forte, anche se sulla sua superficie si leggono valori chiaroscurali delle pieghe per far capire che la stoffa svolazza al vento e il personaggio è in movimento. Dietro di lui il fumo e la polvere del combattimento creano una nube bianca che stacca i personaggi dal fondo. Esattamente lo stesso accorgimento pittorico adottato da Delacroix nel 1830. Notate poi il braccio di Ugo Pastore alzato verso il cielo: esso è circondato da un segno spesso (lo si nota soprattutto attorno alla mano) che sembra voler chiudere e sottolineare ulteriormente il gesto e staccarlo nettamente dal fondo.

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Copertina di “Shanghai Devil” n.14 (copyright Sergio Bonelli editore).

Ovviamente lo stile di Mastantuono non è certamente costituito solo da questa impronta geometrica. Ci sarebbero ancora da spendere mille parole sulla sua tecnica di colorazione, sulla gestualità dei suoi personaggi, sulla matericità delle sue illustrazioni e molto altro ancora, fino a consumare i tasti della nostra tastiera. Abbiamo semplicemente tentato di offrire un percorso di lettura di uno dei migliori autori del nostro paese.

 

Sito di riferimento: www.corrado-mastantuono.com

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Ulteriori approfondimenti:

 Scheda autore: Mastantuono Corrado


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