Il conflitto della Sistina
Gianluca Buttolo
ReNoir comics
Gianluca Buttolo scrive e disegna, a nostro parere, uno dei migliori graphic novel dell'annata 2019. Onori e gloria alla ReNoir comics che ha deciso di pubblicarlo. Raccontare l'arte di Michelangelo è un'ardua impresa: l'artista fiorentino incarna nelle sue opere il genio dell'arte, l'idea e la capacità espressiva che diventano un unicum inscindibile circoscritto nella materia con cui l'autore ha deciso di esprimersi.
Non ha l’ottimo artista alcun concetto
Non ha l’ottimo artista alcun concetto
c’un marmo solo in sé non circoscriva
col suo soperchio, e solo a quello arriva
la man che ubbidisce all’intelletto.
Il mal ch’io fuggo, e il ben ch’io mi prometto,
in te, donna leggiadra, altera e diva,
tal si nasconde; e perch’io più non viva,
contraria ho l’arte al disiato effetto.
Amor dunque non ha, né tua beltate
o durezza o fortuna o gran disdegno
del mio mal colpa, o mio destino o sorte;
se dentro del tuo cor morte e pietate
porti in un tempo, e che ‘l mio basso ingegno
non sappia, ardendo, trarne altro che morte.
Con queste parole lo stesso Michelangelo descriveva il suo ruolo artistico, proponendo una delle più alte riflessioni sulla figura dell'artista, sul ruolo dell'arte in questo mondo e sul significato dell'esistenza stessa dell'essere umano nei confronti del divino.
Michelangelo non è un comune artista, la cui opera sarebbe comunque difficile da descrivere e raccontare trasformandola in un altro linguaggio, come quello del fumetto. Michelangelo è l'essenza del linguaggio, l'idea stessa di come destino dell'essere umano e volontà espressiva si scontrino e rincorrano durante tutta l'esistenza di un individuo. Michelangelo è un genio turbato, misantropo, complicato, controverso, scontroso con i suoi amici e con i suoi committenti, assolutamente insaziabile prima di tutto della stessa arte e della voglia di vivere.
L'autore del graphic novel decide di raccontarci la vita è lo stile di Michelangelo Buonarroti attraverso una delle sue opere più ambiziose e riuscita: la volta della Cappella Sistina. Dipinta da Michelangelo all'età di 33 anni, la copertura della cappella fatta erigere da Sisto IV (su progetto di Giovannino dei Dolci), è un'opera colossale: 800 metri quadri di superficie che l'artista fiorentino trasformerà da un “rozzo granaio” (così veniva definita nel'500 con intento negativo) ad una sintesi perfetta di pittura, scultura, architettura, elaborata attraverso la pittura ad affresco. Tecnica quest'ultima che Michelangelo non conosceva e che non amava, considerandosi uno scultore ed avendo alle spalle poche esperienze di pittura: il Tondo Doni1 e i cartoni preparatori per la battaglia di Cascina2.
Dopo non pochi contrasti con Giulio II, il papa che lo aveva scelto per quel lavoro, e avvalendosi all'inizio di alcuni artisti fiorentini, minori come fama ma abili nell'utilizzo dell'affresco, Michelangelo dipinge la volta nell'arco di quattro anni, dal 1508 al 1512. Decide di suddividere la scena in tre grandi fasce longitudinali, suddividendole a loro volta in nove settore rettangolari all'interno dei quali rappresentare la Genesi e le storie di Noè. Il tema è il percorso di redenzione dell'uomo necessario per passare da una condizione “primitiva” (prima della rivelazione) alla conoscenza di Dio e al rapporto con esso. È una concezione che ritroviamo spesso nella poetica di Michelangelo e che gli deriva dal neo-platonismo in cui si è formato. L'iconografia si basa sui testi “De Civitate dei3” di Sant'Agostino e “Lignum vitae4” di San Bonaventura, ed è supportata, per quanto riguarda la funzione liturgica, da Egidio da Viterbo, Franco Vigerio e dal savonaroliano Sante Pagnini. È evidente però l'impronta preminente di Michelangelo che vuole narrare la propria personale visione, non senza scontrarsi con gli intellettuali dell'epoca, che spesso lo accusano di eresia e provocazioni.
Gianluca Buttolo decide di raccontarci tutte le vicende della realizzazione del capolavoro michelangiolesco, attraverso le parole stesse di Michelangelo, riportandole nelle didascalie e nei balloons, ricostruendo la vulgata della fine del quattrocento, attraverso gli scritti che ci sono giunti e che ci riportano il pensiero, la poesia e le riflessioni di Michelangelo. Buttolo, nel l'introduzione del libro, avverte subito il lettore: il pensiero del grande artista rinascimentale è giunto fino a noi modificato e trasformato da tutti quei biografi che ne hanno esaltato la figura, a partire dagli scrittori a lui contemporanei come: Giorgio Vasari, Paolo Giovio, Ascanio Condivi, Ludovico Ariosto. Eppure l'opera di ricostruzione effettuata da Buttolo è estremamente coerente, fluida e scorrevole, riesce a tessere un racconto verosimile che ben descrive la complessità di questo grande artista.
Come già dicevamo, dalla lettura emerge subito il carattere scontroso di Michelangelo, umbratile, solitario, la sua mania di persecuzione, la paura di essere irriso dagli altri artisti a lui contemporanei come Leonardo, Bramante o Raffaello che invece lo ammiravano e gli volevano essere più vicini. Un carattere complesso e controverso quello di Michelangelo, che Gianluca Buttolo riesce ad affrescare molto bene, facendoci capire i passaggi storici, le riflessioni filosofiche e personali attraverso le quali l'artista rinascimentale ha saputo elaborare la sua particolare espressività. Un duro percorso di redenzione interiore, una forte riflessione religiosa, che permise a Buonarroti di superare il contingente, le avversità della vita, pur non senza altri dolori ne interminabili fatiche, per rilevare la grandezza di un'anima sublime.
Non solo lo spirito artistico viene raccontato in questo fumetto, ma anche l'uomo Michelangelo, artista del suo tempo, con tutti i contrasti legati ai fattori più quotidiani: pagamenti che venivano fatti in ritardo e con disperata lentezza, anche quando il committente era il Papa stesso, ossia Giulio II; i contrasti e le rivalità fra gli artisti; i debiti famigliari; i problemi dell'allestimento del ponteggio su cui dipingere; i problemi politici e quelli militari.
Sempre nell'introduzione del volume, Gianluca Buttolo, con onestà e coerenza, chiarisce che non si può tentare di imitare lo stile di Michelangelo per fare un fumetto che racconta gli affreschi della volta della Sistina. Sarebbe un errore oltre che una sfida impossibile. Chissà, ci viene da pensare, se Michelangelo fosse vissuto nella nostra epoca, avrebbe disegnato o scritto fumetti? In fin dei conti la quadrettatura architettonica con cui il genio fiorentino ha suddiviso le vele del soffitto, possono ricordare una pagina di fumetto.
La riflessione di Gianluca Buttolo è assolutamente coerente ed azzeccata. L'autore ricorrere al suo stile di disegno, caratterizzato da forti contrasti di bianchi e neri (che ricordano moltissimo lo stile di Mike Mignola) ma diluito in una forma più elegante, desunta dal fumetto italiano, ed in particolare dalla cura grafica di Sergio Toppi e dal sapiente montaggio della tavola di Gianni De Luca. Grandi campiture di nero da cui emerge la figura tagliente di Michelangelo, come una gradina5 che deve colpire il blocco di marmo per liberare il prigioniero che vi è rinchiuso, così dalle vignette fuoriescono i pensieri che hanno permesso al Buonarroti di creare uno dei capolavori artistici più apprezzati al mondo.
Note:
1Il “Tondo Doni” viene dipinto da Michelangelo Buonarroti tra il 1503 e il 1504 con tempera grassa su tavola (diametro 120 cm) in occasione delle nozze di Agnolo Doni e Maddalena Strozzi. Oggi è conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze.
2La “Battaglia di Cascina” era il tema scelto da Michelangelo per un affresco da realizzarsi a Firenze nella sala del Maggior Consiglio (poi detta Salone dei Cinquecento) di Palazzo Vecchio. L'autore realizzò solo il cartone preparatorio, oggi perduto, nel 1505-1506 circa, conosciuto da studi e copie antiche, tra cui la migliore è quella di Aristotile da Sangallo, databile al 1542 circa e conservata nelle collezioni private del conte di Leicester, a Holkham Hall, nel Norfolk (lo stesso ex proprietario del leonardiano Codice Leicester).
3La città di Dio (latino: “De civitate Dei”, o anche “De civitate Dei contra Paganos”) è un'opera latina in ventidue libri scritta da sant'Agostino d'Ippona tra il 413 e il 426. Nei primi dieci libri egli difende il cristianesimo dalle accuse dei pagani e analizza le questioni sociali-politiche dell'epoca; negli altri dodici libri, invece, tratta della salvezza dell'uomo.
4"Lignum vitae" di San Bonaventura da Bagnoregio è un piccolo trattato nel quale lo studioso schematizza una sintesi della vita, passione e glorificazione di Cristo. E' stato fonte di ispirazione per diversi dipinti nel corso del Trecento.