I vecchi amici sono tornati

Ricordo con estrema precisione il luogo, il momento e, riflettendoci un poco, anche l'anno, in cui ho comprato alcuni dei fumetti a me più cari. Soprattutto quelli dell'infanzia e dei primi anni della giovinezza. Semplici “giornaletti” che hanno saputo regalarmi storie avventurose, appassionanti, sulle quali passavo ore a sognare. Libretti che leggevo e rileggevo senza stancarmi mai, per poi andare a giocare con gli amici o a disegnare, cercando di ricreare le stesse atmosfere, gli stessi personaggi, le stesse ambientazioni che mi avevano così tanto catturato all'interno del loro immaginario. Rammento il profumo di quei “giornalini” comprati nell'edicola vicino alla spiaggia, oppure nel chiosco delle vacanze in montagna o dal giornalaio del paesino sperduto nelle campagne. E se per caso oggi ritorno da quelle parti mi sorprendo, forse in maniera maniacale, ad osservare se quell'edicola esiste ancora. La passione per la lettura è aumentata sempre di più negli anni, forse anche per ricordare quei primi innamoramenti, per ridestare quei sogni, quei momenti splendidi e spensierati. Così crescendo ho iniziato a comprare e leggere moltissimi altri fumetti, libri, opuscoli e giornalini. Dei quali ovviamente non ho memoria per quanto riguarda le loro caratteristiche “anagrafiche”, visto che costituiscono ormai una collezione tanto vasta da raggiungere le dimensioni di una biblioteca. Tra i fumetti citati sopra, molti erano gli eroi bonelliani: Zagor, Tex, Mister No a cui seguirono tutti gli altri.

L'inizio di quest'estate 2019 è stata caratterizzata dal ritorno di vecchi amici. Proprio nei primissimi giorni di luglio ecco comparire nelle edicole, dopo oltre dieci anni di assenza, il primo numero della nuova collana mensile dedicata a Mister No. Negli stessi giorni, all'interno della serie regolare di Zagor, ricompare uno dei suoi più atavici nemici, forse il più terribile, quello sconfitto innumerevoli volte ma in grado di rigenerarsi in maniera sempre più forte, più devastante e terribile che mai: lo scienziato “pazzo” Hellingen. E dopo un paio di giorni, sugli affollati scaffali fra giornali e riviste di gossip, ecco un altro personaggio che aveva ci aveva abbandonato da parecchio tempo: Magico Vento, il western horror scritto da Gianfranco Manfredi.

La Sergio Bonelli editore negli ultimi anni, ha promosso nuove formule editoriali nel tentativo di arginare il calo inarrestabile di lettori (moria che ha colpito in maniera uniforme e devastante tutto il settore editoriale). La casa editrice milanese ha cercato, giustamente, di sperimentare tutte le strade percorribili: dal diverso formato al numero di fogliazione; dal colore a nuovi personaggi; dalla produzione cinematografica al fumetto per bambini/ragazzi (vedi Bonelli kids, DragoNero adventures, 4Hoods). Non tutti i tentativi evidentemente hanno portato i successi sperati, alcune testate hanno chiuso, altre stanno riformulando la loro impostazione. In questa calda estate la Bonelli ci riprova con quella che è la sua forma più classica, ovvero l'albo di un centinaio di pagine rigorosamente in bianco e nero: vecchio formato, vecchia struttura, vecchi amici. E' un piacere per gli occhi e un piacere per l'anima ritrovare queste care conoscenze, almeno per i lettori di antica data che si sono appassionati da piccoli su quei characters e che hanno ancora oggi piacere di rileggerne le vicende, magari con un linguaggio più fresco e aggiornato con i tempi. In via Buonarroti sanno coniugare saggiamente tradizione e qualità: si rinnovano senza tradire i presupposti dei personaggi, senza tentare una riscrittura delle origini, come avviene invece spesso per i supereroi americani.

La serie di Mister No si ripropone addirittura con una cadenza mensile, il che non può che farci piacere e portarci ad una riflessione: è improbabile, soprattutto in questi tempi di crisi, poter agguantare un pubblico maggiore di quello per cui una decina di anni fa si era decisa la chiusura della testata. La Sergio Bonelli ha lavorato negli ultimi anni per strutturarsi in maniera diversa, attraverso un percorso molto complesso e profondo, che gli permette ora di ottimizzare i costi di produzione e rimettersi in gioco con le sue carte più forti e rodate.

Mister No

Nel dicembre 2006, su numero 379 della serie di Mister No, dopo una lunga storia scritta dallo stesso Sergio Bonelli (alias Guido Nolitta), che in qualche modo chiudeva idealmente il ciclo narrativo, uno dei personaggi storici della casa editrice milanese salutava le edicole. Negli anni successivi il pubblico più affezionato ha richiesto a gran voce il suo ritorno ma è evidente che il bassissimo numero di vendite raggiunto non ne permetteva una riproposta. Come abbiamo accennato però all'inizio di questo articolo, negli ultimi anni la Sergio Bonelli editore ha sperimentato diverse formule editoriali, nel tentativo di modernizzare la sua struttura editoriale. Pochi mesi fa Jerry Drake è tornato in un'insolita proposta: “Mister No Revolution” un personaggio alternativo da un punto di vista cronologico (le vicende si svolgono durante la guerra del Vietnam, combattuta tra il 1955 e il 1975), ma con la stessa carica rivoluzionaria e contestatrice dell'originale nolittiano. Ora, a partire da giugno 2019, ecco una nuova collana mensile, che riporta in edicola il vecchio personaggio in una forma più smagliante che mai. Una collana che non riparte dal momento della sua precedente chiusura, ovvero dopo la fine scritta da Nolitta, piuttosto compie un passo indietro, per rientrare nel filone narrativo tipico del character, con una delle sue più classiche avventure. Un vero e proprio ritorno, come indica la scritta rossa in copertina, ma anche una ripartenza dal numero 1. Vecchio amico, nuove storie! Potrebbe essere questo lo slogan che accompagna l'iniziativa. La collana infatti non è più la stessa, bensì “Ammazonia” (ex “4Hoods”, segno di un'evidente decisione di non continuare l'esperimento editoriale di Roberto Recchioni). La stessa strategia di riciclare alcune collane editoriali l'abbiamo notata anche per altre pubblicazioni (ad esempio per la mini-serie di Magico Vento è stata utilizzata la ex “Dylan Dog SuperBook” che diventa ora “Orizzonti”, mentre per la giovinezza di Zagor ne “Le origini” è stato riesumato lo “Zagor Albo Gigante”, purtroppo prematuramente scomparso).

misterno001

L'immagine di copertina, realizzata dal talentuoso Fabio Valdambrini, con i colori di Gianmauro Cozzi, è un evidente omaggio alla copertina del numero 1 originale (albo uscito nel giugno 1975). Anche la storia, scritta da un sempre più dinamico ed inarrestabile Michele Masiero e disegnata, per quanto riguarda il prologo, dalla firma storica della testata Roberto Diso, e per il resto della storia da Massimo Cipriani, ha inizio con l'evidente intento di rendere omaggio al primo epico episodio di Mister No. E' un omaggio e nello stesso tempo una dichiarazione d'intenti: le stesse ambientazioni, le stesse atmosfere, addirittura alcune delle stesse sequenze riprese come forma di ludica citazione. Pur ritrovandoci quindi nella tipica tradizione del personaggio, il linguaggio narrativo è decisamente più fresco ed innovativo, il ritmo più dinamico, le scene più realistiche. I dialoghi sono infarciti di slang, modi di dire, riferimenti gergali alla lingua di Manaus. La narrazione diventa più concreta e verosimile, senza paura di mostrare i riferimenti alla violenza, all'alcol, al fumo o al sesso, elementi caratterizzanti dei sobborghi della città brasiliana, ma senza lasciare che siano questi ultimi a prendere la mano divenendo preponderanti nell'esposizione. Si riparte quindi! Pronti a salire sul pipper dell'anti-eroe per eccellenza della Sergio Bonelli editore. Pronti a scorazzare per la giungla amazzonica con Jerry Drake, Esse-Esse e la loro scapestrata combriccola di amici. E non dimenticatevi lo spray anti-zanzare!

misterno002

misterno003

Magico Vento

Magico Vento non ci avevo abbandonato da così tanto tempo come per il caso di Jerry Drake, ma comunque gli appassionati della collana compiangevano il loro eroe da ormai nove anni (lo speciale che chiudeva la serie era del novembre 2010). Successivamente una riedizione a colori curata della Panini comics aveva riportato il nostro eroe sugli scaffali affollati delle edicole italiane negli anni successivi. Personalmente però trovo che Magico Vento raggiunga il suo massimo valore espressivo con il bianco e nero, così come nero è sporco è il west raccontato da Gianfranco Manfredi. Forse non così nero e sporco come quello di “Deadwood Dick” di Joe R. Lansdale, perché abilmente costruito in bilico fra tematiche fanta-horror e racconto storico. Solo un narratore d'eccezione come Manfredi può raccontare la storia di Vittorio e del generale Custer, denunciare il massacro di un intero popolo avvenuto alla fine dell'ottocento, mantenendo rigore storico e fascinazione narrativa. Abbiamo avuto prova delle sue abilità narrative anche sulle sue altre opere fumettistiche come: Volto nascosto, Shanghai Devil, Adam Wild, ma anche sui suoi crepuscolari romanzi1.

magicovento001

Grazie ai disegni sporchi, plastici e dinamici di una delle penne migliori della serie, ovvero Darko Perovic, i due protagonisti della serie Ned e Poe ritornano in scena esattamente dopo gli avvenimenti che chiusero gli episodi precedenti. Allora, Magico Vento, stanco e sconfitto, dopo aver perso i propri poteri magici, si era ritirato in Messico con Estrella, figlia ribelle di un proprietario terriero. Qui lo ritrova Poe nel 1880, dopo essere stato incaricato dal generale Crook (che crede Magico Vento morto) di indagare su un santone indiano che sembra far proseliti spingendo alla rivolta i superstiti delle varie tribù indiane. L'amico e compagno di tante venture che ritrova Poe è un derelitto, anoressico, che passa il suo tempo al buio fra i resti archeologici delle tombe azteche. Ned è un uomo sfinito, privo di forze, incapace di legarsi in un vero sentimento con Estrella, incapace di assumersi la responsabilità di condurre un'azienda agricola. Un perdente. Tutt'altro che un eroe! Ma subito pronto, ovviamente, a gettarsi nell'avventura e a battersi contro le ingiustizie del mondo, quando Poe lo chiama. Quando il suo creatore “Manfredi” lo chiama. In fin dei conti è questo il prototipo dell'eroe, del cavaliere western un po' romantico che noi ci attendiamo e che il Clint Eastwood più maturo ci tratteggia nelle sue pellicole recenti.

magicovento002

Ned è fortemente provato dalle fatiche che ha dovuto superare in passato, non ha più voglia di sopportare le ingiustizie e le angherie dei prepotenti. Appena ne incontra un paio che cercano di abusare di una giovane ragazza in uno sperduto trading post nel bel mezzo del deserto, nonostante i tentativi di Poe di risolvere la questione con le “buone maniere”, non esita un attimo ad estrarre la pistola e a sparare. E noi lettori esultiamo. Non c'è perdono per le ingiustizie. Manfredi soddisfa il nostro desiderio di giustizia e avventura. Esattamente come quando Tex prende a cazzotti il cattivo di turno, Magico Vento non ricorre a mezzi termini, perché la realtà è dura e va affrontata per quello che è. Ma subito dopo Manfredi ci svela un'altra faccia di quella verità, ancora più sordida e meschina, di fronte alla quale neppure i nostri due eroi possono trovare un rimedio. Appena i due banditi si sono allontanati dal trading post, la giovane ragazza serve il pranzo ai due protagonisti e poi chiede, in maniera ingenua “se posso fare altro...” alludendo al significato sottinteso della proposta. Ned e Poe si sorprendono e se la prendono con il gestore del locale che si scopre essere il padre della ragazza. Ma è proprio quest'ultima a fermarli prima che lo riducano ad un colabrodo a furia di cazzotti: “non lo ammazzate... vi prego... se resto sola, sarà peggio...

Così ricomincia la cavalcata dei nostri eroi, con una miniserie di quattro numeri. Ma non temete, l'autore ci rivela nella contro copertina che il disegnatore è già al lavoro su una nuova storia di tre albi.

magicovento003

Zagor

Come accennavamo all'inizio dell'articolo, ritorna sulla serie regolare dello Spirito con la Scure il suo più acerrimo ed affascinante avversario: il dottor Hellingen. Il personaggio, inventato dalla penna dello stesso Sergio Bonelli e dai pennelli di Gallieno Ferri, che incarna lo stereotipo dello scienziato pazzo che vuole dominare l'intero pianeta, avvalendosi delle sue folli ma ingegnose ed avveniristiche invenzioni. Ispirato alla fantascienza delle pellicole cinematografiche degli anni cinquanta e sessanta, periodo di guerra fredda e terrore per ciò che la scienza avrebbe potuto causare al genere umano, in quei film erano presenti tecnologie che oggi possono far sorridere ma che in realtà sono ancora cariche di un particolare fascino, pur nella loro semplicità. Nolitta si ispirò anche ad un celebre personaggio dei fumetti per modellare le fattezze di Hellingen: “Virus, Il Mago della foresta morta”, striscia pubblicata dal 1939, opera di Walter Molino2 e Federico Pedrocchi3. Il lungo camice nero, gli occhiali tondi e i capelli bianchi spettinati (probabilmente ispirati alla chioma di Einstein) ricordano il personaggio zagoriano.

Un altro elemento di sicura ispirazione per Sergio Bonelli sono stati i celebri romanzi di Jules Verne4, padre della fantascienza moderna, e in particolare l'ingegner Robur con il suo vascello volante Albatros (vedi “Robur il conquistatore” 1886) e l'Epouvante congegno che può muoversi sul terreno e nell'acqua (vedi “Il padrone del mondo” 1904).

zagor001

Hellingen inventa un gigante di ferro telecomandato, anticipatore dei grandi robottoni che solo negli anni settanta, arrivando dall'oriente, avrebbero iniziato ad ammaliare la fantasia dei più giovani italiani: Goldrake, Jeeg Robot d'acciaio, Mazinga Z. Creati da Go Nagai5 soltanto nel 1972, ovvero ben dieci anni dopo il mostro Titan di Sergio Bonelli - Hellingen. L'avveniristico inventore costruisce un sistema di videosorveglianza che oggi possiamo trovare in tutte le nostre case ma che negli anni sessanta (in cui furono pubblicate quelle storie sugli albi a striscia) erano ancora molto lontane da essere realizzate. Stessa cosa vale per la televisione di cui si avvale il diabolico professore: nel 1962 veniva effettuato il primo collegamento satellitare con gli stati uniti e gli italiani avevano a disposizione solo due canali Rai sui loro apparecchi televisivi ancora poco diffusi all'interno delle famiglie del nostro paese.

Il Terribile scienziato dopo aver affrontato più volte lo spirito con la scure ritorna nel 1980 portando sulla Terra addirittura una razza aliena: gli Akkroniani. Gli invasori giunti dalle stelle si insediano con la loro astronave proprio a Darkwood, sul monte Naatani e, grazie alla loro avveniristiche tecnologie, diventano dei terribile alleati dello scienziato pazzo: apparecchiature simili a computer, schermi televisivi, ricetrasmittenti, zainetti che permettono di volare, pistole a raggi, missili teleguidati, macchine del teletrasporto. E' proprio durante questa avventura che il terribile Doctor vedrà la sua fine: cercando di fuggire dalla vendetta del signore di Darkwood si rifugia in una strana cabina che dovrebbe teletrasportarlo al sicuro ma, a causa di un guasto tecnico, viene invece disintegrato. Così per molti anni il terribile avversario di Zagor non farà la sua comparsa sulle pagine del fumetto, fino al 1980 quando, in una lunghissima ed allucinante storia scritta dal padre di Dylan Dog, Tiziano Sclavi6, lo spirito di Hellingen ritorna a sfidare il suo antagonista. Quello di Sclavi è un racconto molto particolare, quasi un esempio di meta-fumetto, che per la sua insolita forma narrativa si distingue dalla normale routine della serie. Tanto forte da porre una pietra tombale apparentemente irremovibile sulla figura dello spietato scienziato. E così è stato infatti fino al luglio 2015 (precisamente in un ciclo di storie pubblicate su Zagor 600 – 605) quando gli Akkroniani ritornano nuovamente a Darkwood nel tentativo di conquistare il pianeta, ma vengono puntualmente sconfitti dal nostro eroe. Il loro ritorno non è però indolore. L'arrivo dell'astronave di origine extraterrestre innesca infatti un congegno custodito nella base segreta di Altrove che era stato recuperato fra le invenzioni del terribile scienziato, e crea un clone uguale e identico ad Hellingen, con le sue capacità intellettive ma con la memoria che risale al momento della sua scomparsa a causa della disintegrazione. Questo abile stratagemma narrativo permette allo sceneggiatore (Jacopo Rauch nello speciale 600 e Moreno Burattini negli albi a seguire), di non tenere conto di quanto avvenuto nell'avventura degli anni ottanta scritta da Sclavi. Non può infatti un clone conoscere gli avvenimenti avvenuti dopo la morte della sua matrice umana. Con questo espediente Moreno Burattini scavalca l'ingombrante eredità della storia sclaviana, per riportarci nella più consueta tradizione nolittiana.

zagor002

Su quei presupposti tessuti qualche anno fa, ora ricompare nuovamente Hellingen. Sotto i massi del monte Naatani riprendono la loro attività alcune apparecchiature dimenticate. Jupiter Quaritch, un giovane scienziato senza scrupoli, allievo, aiutante e ammiratore del genio di Hellingen, ha organizzato una confraternita segreta di scienziati per riportare in vita il loro nume Gart Hellingen. Tonka, il capo degli indiani Mohawk, chiama Zagor mettendolo al corrente su strani avvenimenti che stanno accadendo nella zona dove un tempo sorgeva il laboratorio e la base del folle inventore. Zagor accorre prontamente e trova una cavità artificiale, probabilmente una costruzione del suo acerrimo avversario, dimenticata e rimasta nascosta per tutti questi anni. È solo l'inizio di una lunga avventura che ci allieterà, tenendoci con il fiato sospeso, durante quest'estate, facendoci rivivere le atmosfere e i sogni di un tempo, pur svecchiate dalla saporita penna di Burattini. Già nel primo episodio scopriamo che il devastante inventore aveva ideato nuove armi mai utilizzate, probabilmente perché non ancora sperimentate: una sorta di tablet, che Quaritch utilizza per poter comunicare segretamente con gli altri adepti della setta; dei potenti esoscheletri che potenziano la forza di chi li indossa (e pensare che nei primi numeri di Nathan Never, la prima serie di fantascienza della Sergio Bonelli editore, sembrava che gli esoscheletri fossero la più incredibile invenzione di fantascienza che si potesse proporre a un lettore italiano). Ancora una volta sulle pagine di Zagor la fantascienza si unisce al genere western. Lo abbiamo visto nella pellicola “Cowboy & alieni7 di Jon Favreau del 2011, ma lo avevano già fatto molto prima Guido Nolitta e Gallieno Ferri per i lettori dello Spirito con la Scure.

Tremate. I vecchi amici sono tornati!

zagor003

Articolo di Marco Feo

Copyright Sergio Bonelli editore 2019


Note:

1 Ad esempio: “Magia rossa”, Gargoyle Books, 2006, Roma - “Ho freddo”, Gargoyle Books, 2008, Roma - “Ultimi vampiri”, Gargoyle Books, 2008, Roma.

2Walter Molino (Reggio nell'Emilia, 5 novembre 1915 – Milano, 8 dicembre 1997), illustratore italiano.

3Federico Costanzo Pedrocchi (Buenos Aires, 1º maggio 1907 – 20 gennaio 1945), è uno degli autori più influenti per la storia del fumetto italiano oltre che come il primo autore a realizzare in Italia storie lunghe incentrate sul personaggio di Paperino su autorizzazione dello stesso Disney.

4Jules Gabriel Verne, in Italia spesso chiamato Giulio Verne (Nantes, 8 febbraio 1828 – Amiens, 24 marzo 1905), è un famoso scrittore francese, considerato, assieme a H. G. Wells, il padre della moderna fantascienza.

5Kiyoshi Nagai (永井豪 Nagai Kiyoshi), noto come Gō Nagai (Wajima, 6 settembre 1945) è un fumettista e scrittore giapponese.

6Tiziano Sclavi (Broni, 3 aprile 1953) scrittore e fumettista italiano.

7“Cowboys & Aliens” è un film del 2011 diretto da Jon Favreau con Harrison Ford e Daniel Craig, basato sull'omonimo romanzo grafico di Scott Mitchell Rosenberg.