Non umano
Dylan Dog n. 377
uscita: 27/01/2018
Soggetto e sceneggiatura: Giancarlo Marzano
Disegni: Giulio Camagni
Copertina: Gigi Cavenago
Esattamente in coincidenza con la celebrazione del giorno della memoria, che come ogni anno commemora le vittime dell’Olocausto, esce nelle edicole il nuovo numero di Dylan Dog. Non vogliamo cogliere un parallelismo, cadrebbe nel ridicolo e sarebbe sicuramente di cattivo gusto, vista la serietà dell’evento e l’importanza del ricordo di quanto accadde in quei terribili anni della seconda guerra mondiale. Eppure quest’albo di Dylan Dog non sembra proprio essere stato pubblicato a caso, nella programmazione della casa editrice. Stiamo vivendo giorni caratterizzati da una campagna politica infuocata per le prossime elezioni, una propaganda smargiassa e vissuta senza vergogne ne pudore, sfruttando qualsiasi opportunità nella speranza di agguantare qualche nuovo voto. I partiti politici dissotterrano cadaveri che sarebbe bene lasciar riposare il loro giusto riposo, si ritorna a parlare di razze e razzismo, l’immigrazione diventa sempre più uno strumento per distogliere l’attenzione delle masse dai veri problemi (o per suggerirne false soluzioni), la povertà da tema politico diventa strumento di proselitismo, menti squilibrate si danno alla violenza secondo logiche che di razionale non hanno nulla.
Sappiamo bene che la lavorazione di un volume in casa Bonelli avviene attraverso un percorso molto lungo, a volte di un anno o due, che prevede stesura di soggetto e sceneggiatura, disegni, lettering e cura redazionale. Non può quindi essere stato appositamente pensato in concomitanza con gli avvenimenti di questi giorni, soprattutto in redazione non potevano pensare a quanto sarebbe successo in queste settimane. Molto probabilmente avevano solo “agganciato” il tema della storia con la ricorrenza che ogni anno cade il 27 gennaio.
Ma l’indagatore dell’incubo sfugge ancora una volta dalle mani dei suoi creatori per andare a cercare i mostri dove veramente sono nascosti. Vampiri, zombie, licantropi ed altre immonde creature dell’immaginario narrativo si sono da sempre trasformate nella mente di Tiziano Sclavi, in una metafora della nostra esistenza. I veri mostri non sono quelli che fanno paura.
Fra le strade di Londra un terribile serial killer uccide le sue vittime dilaniandole. I suoi obiettivi hanno una cosa in comune: sono tutte persone di colore. Subito si scatena il panico in città. I giornalisti cavalcano la notizia, si pensa immediatamente ad un paranoico o ad una setta schierata politicamente. “L’assassino è uno sporco razzista e la polizia non fa nulla per fermarlo!” grida una donna infuriata. Le problematiche sociali salgono a galla: i quartieri più poveri si sentono in pericolo, i facinorosi sfruttano l’occasione per creare scompiglio, i ricchi bianchi sfoggiano un’indegna nonchalance.
La scientifica della polizia riesce ad entrare in possesso di un campione del sangue dell’assassino e scopre un’incredibile verità: le sue cellule reagiscono alla luce divenendo iper-attive. Ben presto il nostro eroe scopre di cosa si tratta: verso la fine della seconda guerra mondiale, quando ormai le sorti per il terzo Reich erano ormai decise, i nazisti svilupparono dei pericolosi esperimenti nel disperato tentativo di costruire super-soldati. Riuscirono così a dar vita ad un terribile mostro, un assetato vampiro ricreato in laboratorio, la cui esistenza è rimasta nascosta per tutti questi anni sotto nome di Baron Blut. Il progetto finì in mano dei sovietici quando entrarono a Berlino. Nessuno credette veramente all’esistenza di questa creatura e così lui potè lavorare indisturbato, esercitando la sua terribile sete di sangue e violenza al soldo dei più terribili dittatori che hanno sporcato il suolo di questa terra con la loro esistenza. Ma ora Baron Blut è a Londra e se credete che questo sia uno spoiler vi sbagliate di grosso perché il peggio deve ancora accadere e ovviamente saprà come sempre sorprendere le vostre certezze!
Copyright 2018 Sergio Bonelli editore
Ulteriori approfondimenti:
Scheda personaggio: Dylan Dog