Paperoga mentore dadaista

Soggetto e sceneggiatura di Roberto Gagnor - Disegni di Libero Ermetti

Topolino n. 3299 febbraio 2019

Continuano sul settimanale disneyano le incursioni ne "La Storia dell'Arte di Topolino", scritte da Roberto Gnagor ispirandosi ad artisti e movimenti dell'Arte contemporanea e del passato. Questa settimana la scelta dello sceneggiatore cade sull'arte del dadaismo (celebre avanguardia artistica dell'inizio novecento (movimento artistico nato durante la prima guerra mondiale a Zurigo e sviluppatosi fra il 1916 e il 1920. Tra i suoi più importanti rappresentanti Tristan Tzara, Marcel Duchamp, Guillaume Apollinaire).

Gli studenti più meritevoli della città di Paperopoli sono stati selezionati per partecipare ad una  gara artistica nella quale dovranno realizzare tre opere nell'arco di ventiquattro ore, ispirandosi ad un tema indicato dalla giuria. Per la scuola "Cornelius Coot" partecipano Qui, Quo, Qua che, in quanto GM, se vinceranno la singolar tenzone, diventeranno: P.A.S.T.E.L.L.I. (divertente acronimo di Provetti Artisti Sempre Tesi a Esprimere Liberamente e Limpidamente Idee). Il carattere dei tre giovani paperi è molto cambiato nel corso degli anni, rispetto a quando sono stati creati nel lontano 1937. Al Taliaferro e Ted Osborne, i loro creatori, e poi Carl Barks, ne avevano fatto un trio di pestiferi combina guai, sempre indaffarati a combinare marachelle. Decisamente irriverenti, scanzonati e sopra le righe, dimostravano fin dal loro esordio acume ed intelligenza non comune ma speso soprattutto nel combinar guai. Un carattere che probabilmente dipendeva molto dai katzmerichkids (controllare e mettere nota). Nei decenni i tre fratelli sono maturati, divenendo delle giovani marmotte impegnate, sempre dedite a fare buone azioni, rappresentanti del più corretto comportamento sociale. Gagnor sa sfruttare abilmente questa loro caratteristica in questa storia, mettendoli a dura prova nel momento in cui si trovano a confronto con una produzione artistica. La creazione artistica è creatività, rottura degli schemi accademici, capacità di veder lontano, oltre gli stilemi sociali, essere avanguardia, anche se dirompente e con il rischio di non essere capiti da tutti. Questo ruolo particolare, rivoluzionario ma anche costruttivo, è sempre stato riconosciuto agli artisti, fin da quando, nelle caverne, l’uomo della medicina dei nostri progenitori più antichi e primitivi, si occupava, attraverso riti, danze e disegni realizzati sulle pareti delle grotte, di prevedere il futuro e guarire dalle malattie. Alle loro capacità taumaturgiche veniva riconosciuto un ruolo particolare all’interno del clan. Questa qualità diventa ancora più forte e marcata nel romanticismo dove l’artista diventa “genio e sregolatezza” ed alla sua figura la società sembra disposta a concedere tutto. Questa carica dirompente e dissacrante viene  assunta come modus operandi in particolare dall’avanguardia dei dadaisti che della rivoluzione, della rottura, del nonsense, fanno il loro obiettivo e motivo di esistenza. E’ quasi una valvola di sfogo, di cui una società perbenista ha bisogno, forse inconsciamente, per far decantare attraverso di essa tensioni e contrasti sopiti.

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Nella storia di Gagnor è molto bella la figura di una vecchietta bacchettona che lo sceneggiatore inserisce tra le pagine, a rappresentare la società che, a priori, non accetta e non vuole capire le opere d’arte troppo innovative, definendole scandalose, irrispettose, oltraggiose (i nazisti definirono questo tipo di opere, ed in particolare quelle di Munch, come “degenerate”).

Qui, Quo, Qua si trovano inizialmente spaesati, assumendo un approccio alla creazione espressiva troppo scontato. Per loro fortuna il concorso prevede che a fianco dei ragazzi sia affiancata la figura di un mentore. I tre giovani paperi, come spesso accade, si rivolgono al parentado per chiedere un aiuto, ma purtroppo per loro questa vola tutti i personaggi principali della famiglia sono impegnati in altre attività e impossibilitati a dar loro una mano. Rimane solo un parente disoccupato, che anzi si propone con gioia nel ruolo di mentore. Sono proprio Qui, Quo, Qua ad essere titubanti e a rifiutare l’aiuto di quel papero, sapendo bene come solitamente il suo intervento sia foriero di disastri ed esiti infausti. Ma Gagnor sa bene che il ruolo di artista dadaista, cioè insensato, irrazionale, confuso, disordinato, irriverente, ironico, insensato e un poco surreale non può appartenere che a lui: Paperoga! Sarà proprio la sua presenza, così come avrete già immaginato senza correre il rischio di uno spoiler, a far vincere la gara ai tre fratelli. Oltre agli artisti dadaisti e al loro più importante rappresentante Marcel Duchamp (che qui vede il suo nome tramutarsi in Paperogue Duchamp, come nelle più celebri parodie disneyane), molti altri sono gli autori citati nella storia: Alex Calder (che diventa ironicamente Alex Fredder), Guillaume Apollinaire (Quack Apollinaire), Keith Haring (Keit Haringa), Leonardo da Vinci (Leopardo da Finci e la sua celebre Ciccionda), Francis Bacon (Francis Pancett) ed infine Banshee con l’opera che si distrugge nel momento in cui viene presentata al pubblico (citazione di quanto accaduto all’asta di Sotheby’s il 5 ottobre 2018, quando un celebre quadro del graffittista si è autodistrutto dopo essere stato battuto per la cifra record di 1,2 milioni di euro).

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Ulteriori approfondimenti:

 Scheda autore: Roberto Gagnor