Lo Sciacallo Elettronico intervista...

RICCARDO SECCHI

... parlando di giovani autori, fumetto, letteratura e di....

GABRIEL - LA "SUPERSUORA"!

Intervista a cura della redazione dello Sciacallo Elettronico pubblicata per la prima volta nel dicembre 1995 sul numero 1 dello Sciacallo Elettronico.

 

Riccardo Secchi è il figlio di Luciano Secchi, cioè Max Bunker. Questa cosa la diciamo subito, perchè tanto, con un padre così... ehm... ingombrante, non la si poteva non menzionare. Ecco, ora che ci siamo messi a posto, passiamo a parlare di lui, lasciando perdere l'illustre genitore (per altro intervistato in altre pagine della rivista). 

Riccardo ha appena scritto e sceneggiato una gran cosa. La miniserie Gabriel, edita dalla Max Bunker Press. Sei numeri, distribuiti con la nuova formula speriamo vincente del "solo in libreria". Una storia bella, avvincente, ottimamente sceneggiata, ben disegnata. Diversa dal solito, senza dubbio. Per quanto supereroistica e filo-americana, basta pensare che narra della conversione di Gabriel da timida suorina a supereroina volante/fulminante per capire che ci si muove in un territorio inusuale... e minato. Il tema della religione, o meglio, della Fede, è però affrontato in una gran bella maniera, da prospettive non solite. Per di più in un modo che è capace di divertire. Cosa che è piaciuta ai lettori ma che ha comunque sollevato, subito, un mini-polverone di disinformazione e moralismo. Faccenda che, ci dirà Riccardo, alla fine si è risolta solo in un po' di gradita pubblicità per il suo personaggio.

Insomma, Riccardo Secchi pare proprio che sia un "giovane autore" (avrà 25, 27 anni, mah...) con qualcosa da dire, con qualche carta da giocare, in un panorama italiano che, in ambito soggettistico/sceneggiatorio è sempre stato secco-secco, se non persino stitico... Percorriamo dunque il suo finora breve cammino autoriale nell' intervista che segue, gettando luce su quanto sta dietro e quanto ha fatto succedere Gabriel.


Incontriamo Riccardo nella sede della MBP, a Milano, in via Fatebenefratelli, tra scaffalate di Alan Ford ed un paio di uffici un po' imponenti, con grandi poltrone in pelle nera, avvolgenti, scrivanie massiccie in legno, piante, jacuzzi, biliardo, zona bar fornitissima, telefonista senza biancheria intima, due sosia di Alan Ford, un costume da Kriminal dimenticato sull' attaccapanni ed altre amenità. Ci sediamo sulle avvolgenti ma presto, stanchi di tutta questa comodità, stramazziamo a terra e continuiamo l'intervista lì, intorno ad un tavolino... Riccardo è un ragazzo molto simpatico, persino affabile, senz' altro disponibile. Un gran bravo autore. Ha un solo, terribile difetto: (sussurrato) gli piacciono gli Helmet e la loro infernale discografia!


Sciacallo: Allora, Riccardo... Ci è un pò difficile porti queste domande alquanto seriose e rimanere seri a nostra volta... Quindi te le leggiamo, va bene? (assentisce) Ehm... ehm... dunque... Ci piace considerare gli autori alla stregua di buoni scrittori e allora ti chiediamo questa inevitabile cosa: su chi ti sei formato? E non solo nel campo dei fumetti, ma anche della letteratura, musica, cinema...

Riccardo: accidenti!

S: Eh si! E' un "domandone", questo qua!

R: basterebbe questo per tutta l'intervista!

S: e tu facci solo un riassuntino!

R: Va beh... Innanzi tutto io ho studiato lettere all'università, quindi ne ho incontrati tanti, di autori. Che mi siano rimasti addosso stilisticamente... Pavese! Che è uno scrittore incredibile. E parlo proprio di stile, di stile di scrittura, è uno che con pochissime cose riesce a creare perfettamente un' emozione. Poi sono un patito di Dante, devo dire la verità, una delle cose più forti che mi sia capitato di incontrare è senza dubbio la sua poesia. Mi piacciono anche cose più moderne ma passiamo alle letterature straniere: Salinger! Il suo Giovane Holden è un libro fondamentale, che tutti dovrebbero leggere. Burroughs! Io lo trovo molto divertente, ha un gran senso dell' umorismo, oltre a tutto il resto. Lo trovo di grande impatto, mi piace un casino. Poi Ballard, anche, che ha scritto quella cosa veramente folle che è Crash. Un vero shock, per me. Ho fatto una grandissima fatica, perchè ho questa grandissima attrazione ma anche un senso di... schifo (ride), di schifo profondo! Mi piace molto questa cosa dell' idea iniziale portata all' estremo e continuamente, ossessivamente ripetuta.

S: avrai letto anche Bret Easton Ellis, allora...

R: si... si, ma solo American Psycho, e devo dire che quel libro mi è piaciuto molto. E nel fumetto... supereroi, naturalmente, da ragazzino. Stan Lee. L' Uomo Ragno. Devil, soprattutto...

S: e poi tu leggevi tutto con settimane di anticipo, eh? Che invidia!

R: E' vero! Verissimo... E comunque li ho sempre letti, i fumetti, li ho sempre amati. Ma la vera presa di coscienza mi è arrivata molto più tardi, all'università, quando per la prima volta lessi Watchman. Lì dissi: «Mio Dio! Ma allora qui si può fare veramente di tutto!». E quello è stato veramente l'imput fondamentale, per pensare di scrivere qualcosa. E qui i nomi sono sempre i soliti, anche se sono andato pure un pò indietro ed ho riscoperto delle cose che si, avevo letto quando ero ragazzo, ma che ad anni di distanza sono riuscito ad apprezzare molto di più. Per esempio il lavoro di Eisner, che ancora seguo nelle sue graphic novels, questo vecchietto pazzesco che alla sua età continua ancora a sfornare le sue storie, a fare il lettering lui... e poi Winsor McCay. Se oggi vai a riprendere Little Nemo, è ancora freschissimo. Lì c'è proprio lo "spirito fondamentale del fumetto". Il segreto lo aveva proprio fatto suo! Poi Miller mi piace moltissimo, Robinson... in Italia, devo dire la verità, sembra sempre antipatico dirlo... io non parlo mai di mio padre, ma mi sembra una delle personalità meno incanalate, meno irregimentate. E certo, Sclavi è un grandissimo autore... Castelli secondo me ha avuto un'ottima idea con la sua serie. Adesso non entro nel merito dei numeri, di quelli belli e di quelli meno belli... ma l' idea, proprio l'idea, è molto bella.

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S: Ti formuliamo un' altra domanda, ancor più agghiacciante... Per continuare il parallelo con la letteratura "scritta": i giovani scrittori tendono ad essere "generazionali"... è possibile, auspicabile o semplicemente: è il caso che lo siano anche nel fumetto?

R: (barcolla, poi ci guarda, un po' scettico...) Ma si... molte volte lo ha avuto un senso, l'essere generazionale... in tanti casi lo è stato veramente. In altri non è mai stato così, perchè nel fumetto, come in altri campi, ci sono autori che si riferiscono a un pubblico giovanile, poi sono di due tre generazioni avanti...

S: forse proprio il fumetto, che ha un pubblico prevalentemente giovanile, è un pò costretto ad essere generazionale, più della letteratura... Quindi magari anche un autore quarantenne, cinquantenne... è capace di centrare lo spirito di una generazione di ragazzini.

R: Beh, pensavo adesso a Pazienza, che è stato uno specchio spietato di tante cose legate a quegli anni. Ma se parliamo di fumetto "popolare", non mi sembra che ci siano poi questi autori giovani che... anzi, abbiamo delle linee stilistiche anche piuttosto rigide, la narrazione all'italiana in stile bonelliano, e anche i più giovani che lavorano lì, devono comunque proporre un lavoro che rispecchi quel tipo di struttura narrativa codificato nel tempo. E qui potremmo iniziare una discussione orribile sul fumetto popolare...

S: Già, ma mi sa che dopo ci torniamo su davvero! Invece adesso ti facciamo una domanda più rilassante: Gabriel, a nostra conoscenza, è il tuo primo lavoro. Però non sarà la prima cosa che hai provato a fare, la prima cosa che hai pensato. Non è che hai iniziato subito a scrivere una sceneggiatura per un personaggio e hai fatto subito Gabriel (ci guarda con occhi spalancati, stupito)... O si? O e così???

R: Si!

S: E la tua prima cosa è subito andata così bene?!? Non ci crediamo!

R: Vi assicuro, si! Prima ho scritto delle stronzate, degli articoli, delle storielle, queste cosette qua, sul Mensile del Fumetto, quando era ancora in vita... ma di fumetto-fumetto questa è la prima cosa. E' ho avuto anche una bella fortuna, per il fatto che mio padre abbia dato l'OK a questo progetto, lasciandomene poi la piena responsabilità.

S: a questo proposito. Noi abbiamo conosciuto tuo padre, sia di persona che attraverso i suoi scritti... e ci è sembrata una persona molto attenta, molto critica... a tratti persino spietata nel dire le cose... Questo è stato un peso o un aiuto, nella realizzazione di Gabriel?

R: Ma, sai, per Gabriel devo dire che lui non ha voluto proprio interferire in alcuna fase della lavorazione. Io credo che sia stato molto saggio e l'ho ringraziato per questo. Mi ha consigliato una cosetta tecnica, le due tavole di prologo inziali, per introdurre subito il nome di Gabriel, far vedere subito il personaggio...

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S: domada maliziosa su Gabriel... la storia, per quanto si ambienti in un ambito definibile supereroistico, è molto peculiare. Sorge il dubbio: alla religione/religiosità trattata nel fumetto, ci sei finito perchè ti affascinava, interessava (perchè sentivi qualcosa di tuo da dire al riguardo)... o perchè ti sembrava qualcosa di sufficientemente strano, morboso e inquietante da assicurarti buone vendite?

R: Beh, no, senza dubbio la prima ipotesi, anche perchè la religione non è trattata in modo morboso...

S: Ma intendiamo questo: che la gente, vedendo il fumetto "da fuori" (senza mai averlo letto), ne provi quella morbosa attrazione che...

R: No. Va bene, le forme di Suor Maria sono abbastanza "procaci"... però era un po' necessario entrare in uno stile così, le supereroine sono tutte così. Anche perchè, avrete notato, è un lavoro molto dentro la tradizione dei supereroi, molto rispettoso di tante cose... Ma, d' altro canto, siamo sempre stati molto attenti a non ammiccare verso certe altre cose... sesso, per esempio... a non far scadere... sai, c'è il fatto che lei è una giovane suora, sarebbe molto facile metterci un po' di porcherie, andare davvero sul morboso... però abbiamo cercato assolutamente di evitare questo, per non banalizzare la portata dell'argomento della religione, che era una cosa che mi interessava e continua a interessarmi. Pensavo che fosse originale proporlo in un fumetto, nel campo dove lavoro io. Anche perchè in Italia è sempre stato considerato un tabù, noi siamo un paese cattolico, molto conservatore sotto certi aspetti...

S: ma a te cosa interessava di più? La contrapposizione tra il dogmatismo, o meglio... le sicurezze che vorrebbe infondere la religione, che hanno i religiosi e chi crede fermamente nella religione e... la realtà?

R: Si, quello era interessante, l'evoluzione di Suor Maria/Gabriel è proprio in questa chiave. Lei "prima" era sempre stata tranquilla, e bisogna sempre ricordare che ha vent' anni, quindi è naturale alla sua età dividre tutto tra bene e male, non ha ancora le esperienze di vita per avere una visione più "sfumata" delle cose. Mi interessava proprio questo: metterla in condizioni tali da dover elaborare un tipo di visione, anche religiosa, diversa. E questo suo tragitto si incrocia (e questa era proprio l'idea base della miniserie) con quello di Glenn Berg, l'agente dell'FBI più anziano, che invece ha un tragitto inverso. Lui è un uomo molto cinico, ha sempre vissuto a contatto con i criminali, non ha mai visto la bontà negli uomini... e poi, invece, a contatto con Suor Maria capisce che c'è anche una vita diversa, secondo dei valori differenti. A me interessava l' evoluzione dei personaggi.

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S: andiamo su un terreno molto semplice adesso: le vendite.

R: abbastanza buone. E' il circuito delle librerie specializzate, quindi le tirature sono ben minori di quelle che impone la distribuzione nelle edicole... però è sembrata la cosa più giusta proporre Gabriel inizialmente in questo circuito, c'è un pubblico più attento... e poi il rischio, nelle edicole, voi lo sapete, in questo momento è enorme...

S: questa scelta editoriale, che stanno adottando molti autori per piccole produzioni o addirittura autoproduzioni... Come ti sembra, tu che ne hai avuto un esperienza diretta?

R: Non è ancora maturata abbastanza, non è ancora realmente percorribile. Tenete conto che ci sono circa duecento librerie specializzate in Italia. Sono molto poche. E' un mercato che ha ancora veramente bisogno di espandersi per diventare interessante, anche per i piccoli editori. I margini sono ancora veramente troppo bassi. Lo sconto con cui tu dai le copie ai distributori delle librerie specializzate è del 50%. E vi do questo dato: la testata di punta, la più venduta, che è quella dell' Uomo Ragno, è tra le cinque e le seimila copie. E' veramente niente. Per quanto riguarda noi, l' dea è quella di testare in qualche modo il personaggio in questo circuito, dove comunque c'è già un pubblico attento alle novità. Raggiungere il pubblico con una testata nuova in edicola è molto molto difficile. Le edicole, anche sulla semplice esposizione, privilegiano altre cose, dove ovviamente l'edicolante ha più ricarico.

S: a questo proposito, come si è posto nei confronti di questo progetto Max Bunker, che ha alle spalle trent' anni di grande distribuzione in edicola? Credo che questa sia la sua prima realizzazione da "libreria"...

R: Ma... Si, questa è la sua prima cosa di questo tipo, come casa editrice. Però, come vi dicevo, è fatta in previsione (se le cose andranno sufficientemente bene, come per il momento sembra che stia andando) di altro, quindi...

S: Sempre su Gabriel: lo stile (e qui parliamo dei disegni) è abbastanza nei canoni del supereroistico... L' Italia vanta però una generazione di fumettisti dallo stile più sperimentale, se vogliamo... più personale, meno americano (Palumbo, Ghermandi, Cicarè, tanto per fare qualche esempio). Non ti è venuta la tentazione di fare questo fumetto con qualcuno di loro? Di caratterizzarlo di più anche dal punto di vista grafico?

R: No, proprio no. Tra l' altro, al di la del fumetto, io sono anche molto amico di Giuseppe (Palumbo). Secondo me lui è molto bravo, ho visto di recente delle sue tavole in un almanacco di Martyn Mystere, che sotto un certo aspetto per me è la cosa migliore che abbia mai fatto, proprio perchè è stato costretto ad essere più leggibile, diciamo così... Questo secondo me è un grandissimo pregio. Ma io non riesco ad "amare" un certo tipo di fumetto. Lo apprezzo, ma non lo amo, anche se gli autori che hai citato tu e tanti altri... sono autori molto validi, senza dubbio... Però io ritengo che il fumetto, graficamente, debba essere di grande facilità di lettura. Questo è imperativo. La scelta di Alessio ed il lavoro fatto con Alessio (Beccati, disegnatore della miniserie, ndr) è stato fatto in quella chiave...anche nelle tavole, nella scansione dei quadri... i riferimenti sono a Buscema... al grande fumetto americano.

S: sulla scelta di Beccati... sappiamo che c' era stato un altro disegnatore, prima, che aveva fatto delle cose...

R: aveva fatto solo delle prove, si trattava di Rinaldi, che è stato poi chiamato alla Marvel UK prima, poi alla Marvel USA... chiaramente un' offerta del genere lui non poteva rifiutarla... ma il caso ha voluto che esattamente una settimana dopo Alessio abbia mandato delle prove, di Nathan Never, mi pare...

S: quindi voi non avete fatto uno screening, lanciando la voce che cercavate un certo tipo di disegnatore e vedendo cosa arrivava, ma avete scelto tra i disegnatori che continuamente vi mandano offerte di collaborazione in redazione...

R: si, esatto. Noi ne riceviamo parecchie...

S: e perchè farlo a colori? D' accordo che, comunque, in un fumetto supereroistico l' essere a colori rende meglio... e questa sarebbe già una risposta... ma poi l' album costa di più!

R: Si costa di più, è vero... Però adesso con il computer si possono fare cose... Non in fase di stampa, ma proprio nella colorazione e nel fare gli impianti, il costo è decisamente più interessante rispetto ai metodi tradizionali.

S: quindi la colorazione di Gabriel è fatta al computer... Scannerizzazione del disegno in bianco e nero e colorazione...

R: Esatto. E comunque si, sono d' accordo. Il fumetto supereroistico è a colori. Punto.

S: Un' altra cosa... abbiamo sentito che, all'annuncio dell' uscita di Gabriel, c' era stato una sorta di "attacco" da parte della stampa cattolica... noi ce lo siamo un pò perso... di che si trattava?

R: E' stato in occasione della presentazione del numero zero, fatta a Lucca nel marzo di quest' anno. Ci fu un lancio di agenzia che sottolineava l'uscita di questo singolare fumetto e l'Avvenire, quotidiano cattolico, aveva fatto un trafilettino criticando l'iniziativa. Però... Era una cosa assolutamente messa in preventivo, che non ha dato particolari conseguenze. Anzi, visto che poi la cosa è stata ripresa dalla stampa, ha fatto un pò di pubblicità gratuita al nostro personaggio, al momento giusto! Ma tutto è morto lì, non è successo niente di che...

S: a questo proposito: sul numero 3, pubblichi uno stralcio da un articolo in cui si parla dell'assoluzione ottenuta in un processo per oltraggio alla morale da parte di disegnatori e sceneggiatori dell'Intrepido. E' un problema, quello della censura e della morale, che ti sta particolarmente a cuore?

R: Si, è un problema che mi sta a cuore, come credo a tutti quelli che lavorano in questo settore. Infatti anche l'articolista riportava alcuni punti fondamentali della difesa, che richiamavano poi indirettamente questa insolita attenzione che molta gente ha nei confronti del fumetto... e non del cinema, della televisione, della letteratura. E il problema grosso è sempre uno: che il fumetto ha in Italia una considerazione molto bassa... e questo è un problema che forse non riusciremo a risolvere mai... per cui non gli viene concesso quello che viene concesso ad altre forme d'arte.

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S: Arrivati a questo punto, c' è un altro "domandone": il nostro numero uno, quello su cui apparirà questa intervista (insieme a quella a Max Bunker) avrà un "articolo di fondo" dedicato alla contrapposizione fumetto popolare-fumetto d'autore. Nonostante la discussione con tuo padre, siamo ancora convinti che esista un fumetto d' autore nel senso di "più pregiato" del fumetto "popolare" (che si, d' accordo, un autore comunque ce l' ha!). Discutiamone un po'...

R: Mi lascia sempre molto tiepido questa distinzione che classicamente viene fatta. Non è nei miei pensieri. Essendo poi io soprattutto un amante del fumetto americano, non dico supereroistico, dico americano... ecco, per me il vero fumetto, "Il Fumetto", è quello. Poi... soprattutto la scuola europea, ha proprosto autori interessantissimi, cose nuove... ma quello tende già a diventare qualcosa di diverso...

S: qualcosa che forse perde molto nel raccontare, per guadagnare nella soluzione grafica?

R: Ma... io non sono mai riuscito ad amare, anche se li ho letti molto, apprezzandoli, gli autori "colti". Però c' è sempre questo problema, questa sorta di... senso di inferiorità nei confronti di altre arti che usano l'immagine... per cui ci si deve avvicinare alla pittura, per esempio, allontanandosi così dal fumetto vero e proprio e dal suo scopo basilare, che è quello di comunicare a tutti, in modo istintivo. Per cui questo fumetto diventa un'altra cosa. Parliamoci chiaro, non c'è mai stato un'equilibrio tra soluzioni grafiche e storie... raramente gli autori interessanti dal punto di vista grafico lo sono anche nella struttura narrativa, anzi... poi c'è anche l'enorme equivoco e astuzia del fumetto erotico: con questa patina si fanno passare anche un sacco di stronzate. E questa cosa la dico ricordando che comunque molti autori che ci si sono cimentati sono dei grandi autori...

S: quindi si può dire che tu non neghi l'esistenza di un fumetto "artistico", ma che questa artisticità la vedi nel suo complesso... vedi molto più artistico un fumetto come Watchman che non come, per esempio, quelli di Mattotti...

R: Si... oddio, Mattotti è bravissimo, ho appeso a casa mia una sua stampa... Ma poi in certi casi subentrano altre cose che io detesto assolutamente, questo sentirsi parte di un'elite... e invece è molto più difficile essere originali davvero, usando i parametri classici di un genere. E' vero anche in altri campi, anche nella musica... Ma tornando ai testi, gli autori che ho citato prima per me sono i migliori... ma degli ultimi 15 anni! Non c' è stato nessun altro a quei livelli... Alan Moore per me è uno... veramente sconfinato! Pur riuscendo a mantenere comunque una leggibilità...

S: a questo proposito, sulla scrittura di Gabriel... lo classificheresti autoriale o nazional-popolare? Hai dovuto sacrificare un qualche tuo ulteriore "tocco d' autore" per ragioni di mercato?

R: No. Qua parliamo di un mercato talmente... misero, che c'è poco da tagliare! E no, devo dire che non ho rinunciato assolutamente a niente, ho detto tutto quello che volevo dire, con la massima libertà, cercando sempre di ricordarmi che è un fumetto e che doveva essere, anche se molto scritto, leggibile, affrontabile...

S: ultima domanda, un po' Marzulliana: hai un personaggio nel cassetto?

R: Si... c' è un' altra mini di Gabriel, abbozzata, a grandi linee, poi anche un'altro personaggio, ma così, abbozzato anche lui... i progetti sono gli ultimi a mancare, bisogna vedere cosa riesci a fare poi veramente... è ben diverso, anche perchè la realtà di mercato oggi è quella che sapete. Tira un' aria molto brutta!

Copyright Riccardo Secchi - Max Bunker press


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