Giampiero Ubezio

Giampiero Ubezio una delle mitiche colonne della Disney, dai tempi in cui Topolino era ancora targato Mondadori. Con la cordialità e la gentilezza che lo contraddistinguono, ci ha ospitato nella sua antica casa, eremo nascosto proprio nel centro della cittadina di Novara, ed abbiamo potuto fare questa fantastica intervista che ora vi proponiamo.

- Domanda canonica, gli inizi: dai primi approcci al fumetto, i personaggi e gli autori più amati e poi la professione ...

Ho iniziato leggendo i Linus degli anni 67/68, Corto Maltese e tutte quelle riviste. Un fumetto che non era certamente umoristico, ma d'altro canto da noi non c'era un fumetto umoristico e a me piaceva molto quel genere. Ho tentato dopo poco, sui 24 anni, con Horror la rivista di Carpi. Erano gli anni 70. Pubblicava elaborazioni dei classici come Poe ad esempio, e roba anche molto meno buona. Era un' iniziativa che coinvolgeva molti disegnatori italiani. Ho fatto un tentativo e sono riuscito a entrare. Ma non fu un'esperienza positiva, mi avevano dato una sceneggiatura brutta e io non riuscii a fare niente. I disegnatori che lavoravano alla Disney (che poi allora era Mondadori) non si sapeva nemmeno che nome avessero. Era difficile entrare in quel mondo. Ho lavorato molto come illustratore allo Studio Testa di Torino e avevo già una certa propensione per lo stile disneyano, anche se basato sull'illustrazione. Soggetto singolo, tempere ed aerografo. Poi ho contattato la Mondadori e insistendo molto... Allora non esisteva l'Accademia Disney.

- L'Accademia Disney è stata un'esperienza che ha permesso di preparare molti disegnatori. Pur rifacendosi ai grandi Maestri come Carpi e Cavazzano, molti sono gli autori che dimostrano una propria specifica personalità e la sfruttano anche al di fuori del mondo dei paperi o di Topolino (ad esempio con noi hanno collaborato Intini, Lavoradori e Gottardo).

Grazie a Carpi e alla sua enorme disponibilità. E' riuscito a preparare questi disegnatori nuovi che si vedono su Topolino. Pensa che quando sono entrato io, all'interno della Mondadori, non si poteva avere nemmeno il numero di telefono degli autori più affermati, dei disegnatore a cui ti rifacevi.

- Giampiero Ubezio autore completo ai testi e ai disegni. E' stato difficile arrivare a questo traguardo? Spesso si tende a vedere separatamente i due ruoli...

A me piaceva moltissimo il poter creare, vivere la storia, a furia di leggere sceneggiature ti viene voglia di migliorare e poi poco per volta il mestiere ti viene lo senti automaticamente. Avevo il bisogno e c'erano storie che mi venivano automatiche. Ammiravo De Vita che aveva realizzato "La spada di ghiaccio". E così mi sono messo anche io a fare le cose che mi piacevano di più: il genere Fantasy, ecc. In quel momento alla Disney, c’era la possibilità di fare cose che sfuggivano alle restrizioni molto dure che c'erano una volta: il fatto di non poter utilizzare armi, ad esempio. Cose che alla fine rendevano il personaggio stesso meno credibile e veritiero. Dal punto di vista della vicenda avventurosa trasferita su Topolino erano dei vincoli fortissimi. Dopo l'evoluzione della Disney Italia si possono usare delle cose logiche. Non è logico per esempio che Topolino con uno schiocco delle dita possa buttare a terra una persona o un essere quattro volte più grande di lui. E' normale che si serva di una pistola.

Il fumetto d'autore umoristico qui in Italia non ha senso. Non esiste, non c’è una cultura del genere, all'estero ci sono Asterix, i Puffi ecc... grandi disegnatori che poi sono stati gli autori a cui anche Cavazzano ad esempio si è rifatto. Io ho trovato già grandiosa la possibilità di lavorare alla Disney. Allora si sapeva che c'erano dei disegnatori che collaboravano, ma non sapevo che si producesse un lavoro continuativo in Italia, figurati quanto poca era l'informazione. Inoltre c'è il discorso della produzione, c'è chi riesce a fare una storia al mese. Trenta tavole in un mese, chi anche di più!Una tavola al giorno, tenuta come media ad un livello alto qualitativamente è decisamente un punto d’arrivo, ad esempio Massimo De Vita ha questi standard e fa tutto, matite e chine. Cavazzano ad esempio, di cui per altro non conosco i tempi di produzione, passa le sue matite a un grande inchiostratore Sandro Zemolin, il rapporto d’amicizia che c’è fra di loro è garanzia di un ottimo risultato finale.

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- Oltre alla collaborazione con la Disney fai altro? Hai tuoi personaggi?

No, non c'è tempo.

- Esiste una storia per Topolino (o Paperino) che vorresti scrivere ma che non ti pubblicherebbero mai?

Fortunatamente le mie proposte hanno trovato sempre lo spazio per essere realizzate, l’aiuto di Massimo Marconi, responsabile delle sceneggiature, è sempre stato fondamentale!

- Domanda da 100 milioni: qual'è il segreto per una buona storia (soggetto/sceneggiatura)?

Avere una buona idea e svolgerla bene. In questo settore ci sono delle cose precise che vanno rispettate. Lo sceneggiatore migliore è colui che si rende conto di ciò che farà il disegnatore. Lo sceneggiatore staccato completamente dal discorso della realizzazione grafica non è secondo me in grado di valutare il prodotto finito. I grandissimi Goscinny e Uderzo che lavoravano assieme, ottenevano risultati fantastici, l'ottimale quindi sarebbe questo. La storia assegnata a caso corre sempre dei rischi. Per assurdo si potrebbe affermare che una bellissima storia neanche il disegnatore meno dotato può riuscire a rovinarla, mentre un bravo disegnatore sa arricchire e far rendere una sceneggiatura non proprio eccezionale.

Ci sono delle leggi che poi anche tu che disegni conosci: non ci devono essere dispersioni, cadute di interesse da parte di chi legge. I bravissimi autori in assoluto erano quelli che sapevano raccontare e tener desta l'attenzione in chi leggeva al dì là del loro disegno. Scarpa quando disegnava "L'unghia di Calì" sapeva raccontare così come Hugo Pratt quando disegnava “La ballata del mare salato”.

- Tu hai fatto storie complete...

Si, in un certo periodo ci sono riuscito e ci credevo molto. Poco per volta le cose cambiano. Era sicuramente il massimo. Si può vivere di più la storia. Viverla mentre la fai. Tu devi essere per forza inserito in un discorso produttivo, questo lavoro richiede di fare bene tante tavole tutte di alta qualità, non un solo disegno, per intenderci. Mi son sempre chiesto come si potesse fare, come si poteva mantenere quella professionalità sempre.

- Sono molti gli esordienti che vorrebbero fare questo mestiere da sogno: ma è solo oro quello che luccica? Noi e le riviste specializzate a volte denunciamo situazioni non molto pulite: contratti capestro o fantasma, rapporti editoriali, pagamenti...

Io non conosco molto le altre riviste, all'inizio ho sbattuto la faccia contro un muro e lì ho perso il discorso idealistico. Poi ho lavorato per la pubblicità ecc... Quando ho intravisto una possibilità concreta con Topolino ho ripreso il discorso fumetti. Chiaramente chi inizia deve passare attraverso le esperienze negative degli esordienti, alcune case editrici non sono certo trasparenti e le batoste sono pesanti, ma alla fine chi veramente ci crede ce la fa.

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- Tra i personaggi che più hai disegnato c'è sicuramente Indiana Pipps. Come mai sei particolarmente affascinato da questo character?

Sicuramente le sue caratteristiche personali e poi la possibilità di muoversi con facilità nei territori dell’archeologia fantastica e quindi spaziare nei generi che amo di più. Aggiungo che ho realizzato parecchie storie della ” macchina del tempo” che mi hanno permesso di realizzare viaggi senza confini spazio - temporali , cosa può volere di più un disegnatore?

- Grande sperimentatore hai subito guardato con attenzione le nuove tecnologie, sperimentando per un po' di tempo con tavolette grafiche e software, per poi passare ad una produzione completamente digitale. Come è avvenuto questo passaggio? Quali vantaggi porta al disegnatore?

I vantaggi sono di tipo tecnico, il vettoriale non ha problemi di riproduzione, le gabbie sono importabili e non è possibile sbordare, lo zoom permette di superare problemi legati alla vista ad esempio in più ogni segno è completamente modificabile e recuperabile per un’eventuale correzione. Arrivarci è però molto complicato e l’emulazione del segno a pennello non è di facile soluzione. E’ impossibile chiudersi di fronte ad un’opportunità come la tavoletta grafica e il digitale, è possibile tornare al metodo tradizionale però...

Da diversi anni insegni presso l'Accademia di Belle Arti Acme di Novara. Quale sensazione si prova nel passare dal tavolo di disegno nel tuo studio all'aula scolastica?

Se ti appassioni all’insegnamento diventa tutto molto bello inoltre per me il contatto con i giovani è stato stimolante e costruttivo, un grande scambio di diverse esperienze. Posso inoltre affermare che l’Accademia è una grandissima occasione per i ragazzi che vogliono entrare nel mondo del fumetto, in quanto sono messi a contatto con professionisti del settore, una grande opportunità.

Sei un amante della musica e ottimo musicista. Hai suonato nel un gruppo musicale, ispirato al genere Country rock, chiamato Ossidiana. Che rapporto c'è, se esiste, nella tua esperienza, fra il disegno e le note musicali? Da un punto di vista professionale ma anche da un punto di vista espressivo.

Non saprei rispondere, conosco però molti colleghi che amano la musica e che suonano, quindi evidentemente esistono dei punti di contatto tra questi due modi di esprimersi che fanno parte di una esigenza artistica comune.

Quali sono gli svantaggi e i vantaggi di un lavoro come quello del fumesttista?

Lavorare in autonomia per certi versi è sicuramente peggio che lavorare in un azienda. Ti da grandi vantaggi, ma anche moltissimi svantaggi: non puoi stare in mutua, ecc… non esistono i diritti. Il diritto alla mutua, il diritto a stare nel letto se hai l’influenza, il diritto ad andare in ferie, la tredicesima, la quattordicesima. Questo lavoro è un lusso che paghi, un lavoro che ti costa dei sacrifici, ma un lavoro splendido. E' un lavoro fatto in solitudine, sono pochissimi i riscontri con il pubblico dei lettori, è stata quindi una grandissima soddisfazione vedermi assegnato il Premio Papersera nel 2016, significava che al di là del tavolo da disegno c’era chi capiva, apprezzava e provava delle emozioni leggendo le mie storie.

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