La foresta millenaria

Jirò Taniguchi

Oblomov Edizioni

Se anche voi, come il sottoscritto, avete trascorso la vostra infanzia camminando fra i boschi delle montagne, imparando ad ascoltare le voci della natura nel silenzio assordante del sottobosco, ebbene non avrete difficoltà a risentire quelle medesime voci nelle ultime tavole che il maestro del manga Jirò Taniguchi ci ha regalato prima di salutarci per sempre. Una dipartita troppo dolorosa per gli amanti del fumetto di qualità, una perdita fortemente sentita, un vuoto incolmabile, nonostante (o forse proprio a causa) delle molte opere che è riuscito a creare nella sua vita. Una produzione molto vasta la sua, con opere che sono dei veri capolavori del manga, anzi del fumetto mondiale: "Ai tempi di Bocchan", "L'€™uomo che cammina", "Quartieri lontani", "La vetta degli dei", "Icaro" (su sceneggiatura di Moe“bius), "Il libro del vento", "I guardiani del Louvre", "Si chiamava Tomoji" e molti altri...

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Oblomov Edizioni, guidate dal fervido Igor, già fondatore di Coconino press, decidono di pubblicare l'ultimo lavoro di Taniguchi, anche se la storia non è stata completata. Il mangaka aveva infatti progettato una serie di 4/5 volumi attraverso i quali raccontare la storia del piccolo Wataru Yamanobe. Un bambino trasferitosi da poco nella regione montuosa di Totori (la stessa dov'è nato l'autore), dopo il divorzio dei suoi genitori e la malattia della madre. Wataru si trova proiettato dalla caotica città di Tokyo al piccolo paesino dove vivono i nonni, poche casette completamente sperdute nella natura e circondate dalla foresta.

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Una foresta molto particolare: nel dopoguerra la regione di San’in fu sconvolta da un terremoto di magnitudo 6. A causa delle scosse una nuova faglia montuosa comparve fra le altre cime e su questa una nuova foresta al cui interno vivono strane creature. Wataru è pervaso da forti emozioni che lo turbano: l'allontanamento dai genitori, un nuovo ambiente in cui vivere, una nuova scuola, nuovi amici. Ma soprattutto è la foresta a turbarlo. Wataru riesce a sentire la sua voce, il richiamo di piante millenarie, il sospiro del vento, il sussurrare delle foglie, la voce degli animali. Jirò Taniguchi, consapevole che questa sarebbe stata la sua ultima opera, si sofferma a descrivere ciò che parrebbe impossibile. Le sue vignette, dipinte delicatamente con sottili velature di acquerello, ci trascinano in un mare di verde, foglie, fronde, rami, muschio, rocce, montagne e spazzi infiniti. Con un'incredibile maestria riesce a dare forte tridimensione ad inquadrature occupate solamente di boschi ed alberi. Una profondità visiva ma soprattutto emozionale. Il maestro giapponese tenta un percorso a ritroso, alla sua infanzia, all'ingenua capacità dei bambini di saper ascoltare e quindi poter sentire anche ciò che appare silenzio. L'adulto è troppo occupato dalle occupazioni quotidiane, si è circondato da una città assordante che con i suoi frastuono gli detta il ritmo assillante per poter lavorare, produrre, costruire. In questo modo ha dimenticato come si fa ad ascoltare.

Taniguchi ci regala quest'ultima possibilità... un ultimo sogno da cercare nelle montagne boscose della nostra infanzia. Nonostante che la storia non finisca, se non con il suo primo capitolo, si intuisce completamente la magia che esso nasconde. Ad arricchire la pubblicazione un'introduzione di Vittorio Giardino e tre suoi bellissimi acquerelli... un altro instancabile camminatori di boschi infiniti.

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