Quando Pippo... affronta il labirinto
Soggetto e sceneggiatura di Marco Bosco
Disegni di Roberto Marini
Topolino 3277 – 12 settembre 2018
Solitamente le storie di apertura e chiusura del settimanale Topolino sono quelle più importanti per la presenza di tematiche, personaggi, autori famosi, nonché per il numero di pagine che hanno a disposizione (intorno alle 24 pagine a storia). Altre volte le storie più “forti”, con soggetti particolari che servono per attrarre l'attenzione del lettore, utilizzano sia la prima parte che l'ultima della pubblicazione per completare il loro ciclo narrativo, strutturandosi in circa cinquanta pagine. Oppure vengono proposte dalla redazione in due o più albi, in modo da costringere il lettore occasionale a seguire la storia attraverso settimane successive, magari finendo per innamorarsi dei personaggi. E' una strategia di marketing vecchia e ben collaudata da tutte le redazioni di testate fumettistiche e non. Di conseguenza le storie interne al volume di Topolino vengono considerate, a torto, come racconti minori. Spesso invece proprio queste storie brevi, per il numero esiguo di pagine che l'autore ha a disposizione, sono caratterizzate da una forte sintesi narrativa che, a volte porta semplicemente alla confezione di una storiella godibile ma non particolarmente brillante, altre volte alla creazione di un vero e proprio sapiente esercizio di stile narrativo: riuscire a dire molto con poco. E' il caso di questa piccola vicenda che vede Topolino e Pippo al Luna Park. I due amici, divertendosi come bambini fra giostre ed attrazioni, decidono di visitare il “mirror maze”. Il segno tondo e gommoso di Roberto Marini ben si adatta a rappresentare le immagini deformate e dinamiche che si riflettono fra le pareti del labirinto di specchi. La goffaggine di Pippo (in America il personaggi si chiama Goofy: ovvero eccentrico, bizzarro, balzano) immediatamente gioca a sfavore del buffo caracter, mettendolo in serio disagio fra le pareti che riflettono all'infinito la sua immagine. Pippo si confonde, sembra quasi andare nel panico se non ci fosse ad aiutarlo la mente razionale e tranquilla di Topolino che immediatamente svela il trucco per orientarsi nel meandro illusorio: seguire il pavimento tendolo sempre come punto di riferimento, in questo modo sarà facile intuire dove termina il suolo e dove inizia la parete di vetro. Nonostante il conforto dell'amico, Pippo riesce a smarrirsi proprio all'uscita. Mentre il saggio topo esce con facilità, l'amico rimane disorientato e torna a perdersi nel labirinto. Topolino tenta di tornare indietro per aiutare il compagno di mille e ben più pericolose avventure, ma l'uomo che vende i biglietti all'ingresso lo costringe a comprare un nuovo ticket e a ripartire dall'inizio del percorso. Nel frattempo anche Pippo esce finalmente dal labirinto e, mal consigliato dall'uomo del botteghino, compra un nuovo biglietto e rientra nel percorso di specchi per cercare Topolino. Alla fine i due amici si ritrovano, ovviamente sani e salvi. Ma proprio qui lo sceneggiatore inserisce il colpo di genio che rende interessante la storia (di sole sei pagine): come per contrappasso dantesco, in un vero e proprio gioco di specchi, il gioco ingordo del venditore di biglietti si riflette su di lui: non vedendo uscire i due clienti a cui a fatto pagare l'ingresso per ben due volte, lui stesso si preoccupa ed entra nel labirinto a cercarli finendo per perdersi, divenendo in questo modo da carnefice a vittima. Nello specchio i ruoli si ribaltano ed invertono.