Katsuhiro Otomo

I manga, ovvero i fumetti giapponesi, presentano molte differenze rispetto ai cugini occidentali, a partire dal senso inverso di lettura. Il ritmo dei manga (pur nella molteplicità delle proposte e delle pubblicazioni che raggiungono quasi tutte le fasce d’età), tendenzialmente più sciolto, si avvicina a quello cinematografico, staccandosi nettamente dalle tendenze più illustrative di molti autori europei. Nei fumetti giapponesi la gabbia della tavola spesso cambia liberamente da pagina a pagina, per adattarsi alla soluzione più idonea a sottolineare la tensione emotiva della scena rappresentata. I bordi delle vignette s’inclinano, assumendo posizioni più dinamiche, mentre l’utilizzo delle linee cinetiche aumenta il senso del movimento e della velocità.

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Una caratteristica delle strisce orientali è la capacità di sfruttare inquadrature su elementi secondari, per coinvolgere maggiormente il lettore. E’ una specie di “fuori campo logico-figurativo”; ciò che viene ripreso, pur non essendo l’elemento principale del racconto, contribuisce ad arricchire lo svolgimento della vicenda. Osserviamo l’esempio riportato qui a fianco, tratto da un racconto del maestro Katsuhiro Otomo: nella prima vignetta vengono inquadrati i piedi di un soldato, che si muovono appena provocando un leggero rumore; nella seconda vignetta, il sole si riflette sull’elmo del soldato, l’aspetto è tanto reale da creare un rumore (ne vediamo la scritta onomatopeica); campo medio della strada con in primo piano i soldati, mentre sullo sfondo arrivano i rivoltosi; dettaglio della mano di un soldato che preme un pulsante sul manganello; inquadratura dal basso del soldato con il manganello elettrificato; l’ultima vignetta anticipa la battaglia che avverrà nella pagina successiva, dove lo scontro fra le due fazioni sarà violento e duro; la gabbia d’impaginazione si frammenta in tante piccoli rettangoli che sembrano incastrarsi fra loro; linee cinetiche e dettagli dei colpi inferti sottolineano il dramma.

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