Shitland

di Alberto Lavoradori

Rimasto molto a livello d'idea, di bozza, forse concepito in un momento di crisi esistenziale, o se non altro di disgustato pessimismo, Shitland (letteralmente "la terra della merda" o "la landa merdosa") prevede un pianeta terra del lontano futuro dove l' uomo è così impegnato a consumare e produrre rifiuti (principalmente feci ed altre porcherie organiche) da essere semplicemente diventato parte del paesaggio, ormai anch'esso costituito, è chiaro, da rifiuti, residui ed escrementi. L' uomo come vittima del proprio orgasmo consumistico, o forse del proprio tocco da Re Mida Inverso (tutto ciò che tocca si trasforma in poltiglia, e ciò è terribilmente vero!), costretto a convivere, fino ad integrarsi fisiologicamente, col flusso di escrementi (più o meno simbolici) che continua a produrre.

Prevista la presenza di deus-ex-machina extraterrestri, costretti da un contratto ultramillenario a fare manutenzione e spazzare la cacca raccolta da giganteschi dossi-uomini-collettore (che si limitano ad impacchettarla e concentrarla). Ci concimano una stazione satellite-eden abitata da ecologisti black, fisicamente splendidi e pan-sessuali, che sanno vivere con poco, facendo tesoro dei nostri rifiuti, in virtù di una visione del mondo animistica e serena.

Gli extraterrestri spazzini invece filosofeggiano con amaro sarcasmo, lassù, sulle loro astronavi...

Fermo da anni a questo stadio, Shitland attende la realizzazione di una storia compiuta da parte di Lavoradori. Per ora accontentatevi di queste splendide matite del paesaggio locale e delle matite semi-inchiostrate.

 

 

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