Gli ultimi Jedi

Premetto che Star Wars rimane per me la saga cinematografica al Top dei Top. Il suo fascino mi ha contagiato all’età di sette anni quando andai a vedere per la prima volta la proiezione di "Guerre Stellari" (era il lontano 1977 e quello che veniva proiettato portava la numerazione dell’episodio IV, per il mio iniziale sconforto. Mi ero dunque perso i primi tre?). Lo stesso fascino lo mantennero le due pellicole successive distribuite a tre anni di distanza l'una dall'altra: “L'Impero colpisce ancora” (1980) e “Il ritorno dello Jedi” (1983). Questi tre film costituiscono la cosiddetta "trilogia originale". Sedici anni dopo l'uscita dell'ultimo film, Gorge Lucas (il creatore di questo mondo) decise di girare una trilogia prequel, per spiegare finalmente il perché di quei tre primi episodi mancanti. Ecco allora “La minaccia fantasma” (1999), “L'attacco dei cloni” (2002) e “La vendetta dei Sith” (2005). Nel 2012 The Walt Disney Company acquistò i diritti della serie e avviò la produzione di una trilogia sequel, iniziata con “Il risveglio della Forza” (2015) e proseguita ora con “Gli ultimi Jedi” (2017) a cui si alternano degli episodi slegati dalla serie principale come “Rogue One” (2016). L’ultimo episodio (il IX) è previsto per il dicembre del 2019.

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Anche in quest’ultima pellicola colpiscono immediatamente quelle atmosfere e quegli ingredienti che hanno permesso a diverse generazioni di innamorarsi di questa saga inventata da uno stratosferico genio dell’immaginario, del racconto fantastico, del cinema e del marketing che è Gorge Lucas.

Il regista e sceneggiatore del film in questo caso è affidata a Rian Johnson mentre il produttore è J.J. Abrams. La sceneggiatura è manipolata sapientemente in modo che tutti gli ingredienti magici che hanno caratterizzato le precedenti pellicole ricreino nuovamente l’incantesimo che gli spettatori si attendono. Forse proprio quella speciale fusione di fantastico e religione (la “forza” che sta alla base della religione degli Jedi) ha saputo esercitare tanto fascino sulle masse. Ecco magnifici scenari paesaggistici; mostri e creature bizzarre; un certo sapore ecologista e pacifista; il sentimento religioso della “forza”, fantasmatica miscela di visioni panteistiche con influssi orientali e buddiste; spettacolari effetti speciali, soprattutto nei combattimenti stellari; codici e chiavi da scardinare, per sabotare le navi ammiraglie nemiche; voli mozzafiato con il mitico Millennium Falcon (“quell’ammasso di ferraglia” lo definisce Kylo Ren) attraverso gallerie e pertugi apparentemente impraticabili; il cattivo imperatore deforme (il Leader Supremo Snoke); le guardie imperiali dalle stupende livree scarlatte, che questa volta vedremo anche in azione in un combattimento all’ultimo sangue; locali affollati di assurdi individui provenienti dalle più sperdute regioni della galassia (bellissima la carrellata che il regista ci regala, sfoggiando incredibili applicazioni digitali, attraversando la sala del casinò straripante di mostri in abito da sera); lo spirito di abnegazione e sacrificio per una causa giusta, fino a sacrificare la propria vita come un kamikaze giapponese (ricordate Obi-Wan Kenobi che si lascia colpire da Dart Fener?); colpi di scena; inseguimenti e combattimenti che sanno tenerti ancorato alla poltrona per quasi tre ore, tanto che alla fine ne esci quasi provato fisicamente.

La trama, scritta alla perfezione e ben congegnata, continua a ruotare su se stessa per trascinare il racconto fino alla fine delle tre ore, e sconvolge lo spettatore con continue trovare, colpi di scena, ritorni di vecchi personaggi, nuove svolte narrative ed incroci fra macchiette e situazioni, che immergono nello scenario di Star Wars. Alla fine della visione ciò che più lascia impressionati è sicuramente l’immaginario estetico che permette di sprofondare in una vera e propria esperienza emotiva. Una speciale fabulazione che lo spettatore ha provato negli episodi precedenti, di cui si è innamorato e che ora, più o meno consciamente, si attende di ritrovare. Vuole rivivere quelle emozioni in una sorta di estasi estetica, quasi vivendo un rito “religioso”. Concedetemi l’utilizzo di questo termine, senza voler essere insolente e fuorviante, in una sua accezione particolare, che ben mi sembra sposarsi con il ruolo della “forza” e della religione degli Jedi.

Un’immagine estetica curata nei minimi dettagli: dai personaggi, agli effetti speciali, dai costumi, alle astronavi, fino ai colori. Stupenda l’immagine utilizzata anche nel manifesto del film con i veicoli che attraversano un deserto bianco assoluto, tracciando scie rosso sangue, mentre si dirigono verso il nemico che li attende in lontananza.

Insomma Star Wars è Star Wars e non si sostituisce con nulla, specialmente per chi ha imparato ad amarlo nelle precedenti puntate, e soprattutto ora che ha cadenza annuale, si trasforma in un appuntamento imprescindibile, quasi un rito irrinunciabile, qualcosa di più… qualcosa in cui credere.

Nello stesso tempo però rimane anche la consapevolezza che è un grande gioco di finzione e, come lo è per tutte le grandi produzioni cinematografiche, dalle pellicole Marvel a quelle dei principali prodotti di botteghino, è realizzato con il preciso scopo di suscitare un’emozione attesa, su cui costruire un progetto di marketing, prima che di narrazione.

Forse eravamo semplicemente più piccoli. Forse, come sempre accade, ci pare che ciò che c’era un tempo fosse più bello e che ora sia tutto più banale e piatto. Ed invece siamo solo noi ad essere invecchiati. Eppure mi sembra che nei primi episodi (che poi erano il 4, 5 e 6 ma questa è un’altra storia) tutto sommato anche la trilogia successiva (che poi era quella precedente ovvero costituita dagli episodi 1, 2 e 3) ci fosse un’idea più forte nella trama. Un pensiero di fondo più solido, che non fosse pura estetica, un’idea tanto forte da generare un immaginario grandioso certo, ma che non si limitava ad una pura rivisitazione di quell’astrazione, come richiesto dagli addetti del marketing.

E probabilmente Rian Johnson a questo ci ha pensato. Ha capito che la saga di Lucas non poteva ridursi ad una semplice momentanea emozione. Ed allora ha pensato di mettere la risposta di tutto questo nelle mani di Luke Skywalker.

Spoiler

Se non avete ancora guardato il film fermatevi e non proseguite nella lettura dell’articolo. Ritornate, se volete, dopo la visione per condividere o confrontarvi con questa riflessione. Ne “Gli ultimi JediLuke Skywalker si è ritirato su un’isola deserta, poco più che uno scoglio flagellato da onde e raffiche di vento, dov’è custodito il segreto della “forza” e della religione degli Jedi. Qui, lontano da tutto e da tutti, Luke si è isolato dalla forza, si è escluso dal mondo , terrorizzato per ciò che ha fatto. Per colpa di un suo errore, il suo migliore allievo, Kylo Ren, è passato al lato oscuro. Lui, il maestro Jedi che ha sconfitto Dart Fener e l’impero, il più grande maestro Jedi, ha fallito l’addestramento del suo discepolo. Ma ora capisce che può insegnare qualcosa di diverso a Rey, la ragazza che è andata a cercarlo, per farlo ritornare a combattere a fianco delle forze ribelli.

La forza non è dentro ai maestri Jedi ma è in tutte le cose. E’ un’energia mistica che unisce il creato, tutto ciò che ci circonda, la vita e la morte, la luce e la tenebra, il bene e il male. La forza non è proprietà esclusiva di pochi esseri superiori che riescono a dominarla, gli Jedi. Tanto è vero che in passato gli Jedi hanno commesso gravi errori, permettendo alle forze del male di sopraffarli. Ora è giunto il momento che gli ultimi Jedi muoiano, Luke compreso, per porre fine ad un ciclo in cui solo loro erano gli eroi. La forza è dentro ad ogni uomo, ad ogni cosa. Tutti possono essere eroi. Anche una ragazza persa nel deserto, che sopravvive vendendo rottami, venduta da bambina dai propri genitori per pagarsi da bere. Una persona comune, l’ultima degli ultimi (vi ricorda qualcosa a proposito di religioni?). Non serve un retaggio particolare, non serve essere degli Skywalker. Luke è stata una leggenda, un monito, una guida. Ora tocca a tutti noi combattere per cambiare le cose.

Ottimo lavoro Rian Johnson.

Un film di: Rian Johnson

Con: Mark Hamill Carrie Fisher Adam Driver Daisy Ridley John Boyega Oscar Isaac

USA2017 Walt Disney